Michael Bramos si ritira: 8 anni di Reyer da leggenda

Lele
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Due scudetti da eroe, Michael Bramos uomo clutch Reyer

18 giugno 2017, 22 giugno 2019. Due date che per i tifosi della Reyer resteranno scolpite nella storia del club, due date che hanno portato un giocatore ad essere – di fatto – eletto uomo clutch o eroe dei tricolori. Due momenti completamente diversi, due avversarie diverse ma altrettanto di alto livello per gli oro-granata, che non potevano non trovare nel suo capitano una delle risposte detonanti per far saltare il banco e consegnare alla storia dei tiri, delle azioni, dei minuti, degli attimi. Interminabili.

L’uomo storia, che è riconoscibile come giocatore più impattante nella storia del club, è Bramos: il tiratore nativo di Harper Woods nella storica Gara 5 contro Trento disegna a 6″ dal termine una tripla che fa saltare per aria il Taliercio, cambiando inerzia in via definitiva ad una serie che sino a quel momento pareva indirizzarsi verso il Trentino. Nascostosi dietro Filloy, il #6 di Venezia ha ricevuto dal mezzo angolo sparando il siluro che ha completato la rimonta in faccia ai difensori bianco-neri. Ci vuole freddezza, lucidità, spirito del Campione, ci vuole semplicemente Michael Bramos.

MICHAEL BRAMOS DECIDE GARA 5 CON LA GIOCATA DELL’ANNO

Il secondo momento di storia della Reyer il capitano lo scrive, o meglio, lo disegna, il 22 giugno 2019. Il catino è sempre quello, il Taliercio, che ribolle di entusiasmo e spinge Haynes e compagni verso il secondo tricolore. All’intervallo Venezia naviga sul 39-30 e Bramos è “silente” con 5 punti realizzati: nessun pericolo, perché quello che succede nella terza frazione indirizza definitivamente Gara 7 e di conseguenza la serie, con la squadra di Walter De Raffaele che va a prendersi il secondo scudetto in 3 anni.

Tripla dalla punta, runner spezzando il raddoppio, tripla dopo aver mandato al bar un giocatore da Eurolega come Pierre, altra tripla dall’angolo, 3 tiri liberi e poi – a chiudere – un’altra tripla. Tutto ciò in 7′ di terzo quarto. 4/5 da 3, 1/2 da 2, 3/3 in lunetta i numeri del tiratore nativo di Harper Woods, che spezza definitivamente la resistenza isolana consegnando lo scudetto ai lagunari. Un numero indelebile a marchiare a fuoco l’ultimo scudetto dopo aver marchiato quello precedente, è il #6 di Michael Bramos, che da eroe diventa definitivamente leggenda.

BRAMOS INDIRIZZA GARA 7 CONTRO SASSARI

Sempre meno bandiere, Bramos è la Reyer

Chiariamo subito: la Reyer ovviamente esisterà anche dopo il ritiro di Michael Bramos. Questo è il punto cardine ed imprescindibile. Ma è chiaro che per chi ha vissuto quegli 8 anni del tiratore greco-americano lì in laguna sarà difficile – se non impossibile – dimenticare quel che ha fatto, ciò che ha portato e ciò che ora ha lasciato a 12 giorni dal suo ritiro. I numeri che Bramos ha raccolto in oro-granata sono scritti sopra, insieme ad un palmares di assoluto livello, ma il termine bandiera per lui è perfetto.

Quando arrivi a Venezia cercato da un club con un progetto certamente importante e scegli – poi – di rimanerci, rispedendo al mittente le varie offerte arrivate da squadre di Eurolega come il Panathinaikos, che ha provato più volte a riportarlo in patria, significa che il portafoglio pieno conta meno del cuore, dell’idea di riconoscenza verso club, piazza e logicamente tifoseria che hanno creduto in lui. Non è mai stata una questione di euro, per Bramos: “Venezia ha creduto in me quando nessuno lo ha fatto, devo essere riconoscente verso il club” disse a grandi linee il campione americano.

Mai una polemica, mai una protesta, mai una parola fuori luogo: Michael Bramos è stato decisamente un fuoriclasse per risultati con la sua Reyer, ma lo è stato anche come atteggiamento sul parquet, sempre pronto ad aiutare i compagni, a trasmettere sensazioni positive. Silenzioso ma presente, sempre, per tutti coloro che hanno avuto la possibilità di giocarci insieme in laguna, essere capitani è soprattutto questo. Una delle certezze è che la Serie A perde un campione, tecnicamente e tatticamente spettacolare, decisivo quando serviva.

Riprendiamo le parole di Walter De Raffaele, che ha parlato ad Area 52 in questa maniera del suo ex capitano in laguna: “Ciò che ha identificato un campione vero, per l’umiltà che lo ha contraddistinto in questi anni, per quello che ha fatto per Venezia, può essere veramente per alcuni aspetti il nostro Michael Jordan, ovviamente non fisicamente ed atleticamente ma per ciò che ha rappresentato per Venezia. Personalmente è stato giocatore e persona molto importante perché da quando è arrivato dall’infortunio ho avuto un leader silenzioso, di esempio sul lavoro, di dedizione, sull’affidabilità, sulla lealtà in campo e fuori, cosa che non si trova sempre nei giocatori perché nei momenti difficili ognuno pensa al suo orticello”.

L’ex coach oro-granata ha proseguito così: “giocatore di un’affidabilità assoluta e – come ha raccontato lui – con una Gara 6 a Trento con 40 di febbre la notte, una persona con una famiglia alle spalle solida, è stato un compagno di viaggio di alto livello, una persona speciale”

In un mondo dove le bandiere si contano sulle dita di una mano, la Reyer saluta il suo campione, il simbolo dei due scudetti: essere marchio di storia da straniero nel basket attuale e diventare leggenda di un team è praticamente impossibile, ci si poteva evidentemente riuscire solo chiamandosi Michael Bramos. Gli oro-granata perdono dunque uno dei tiratori più letali dell’intera LBA, perdono un esempio ed un simbolo, con la certezza che ben presto il Taliercio potrà salutarlo con la giusta standing ovation, tra qualche lacrima e con tutta la gratitudine del mondo, magari ritirando la sua maglia #6. Perché quando sei leggenda non può che finire così, tra gli applausi della tua gente, nel tuo paradiso cestistico.

MICHAEL BRAMOS AL TIRO: MECCANICA PERFETTA DELL’EX PANA

Foto credit: Reyer

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Lele

Atleta amatoriale e giudice di gara, appassionato di atletica e basket
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