Efes: Ataman, Micic, Larkin, Dunston e Beaubois. Un trionfo che è fiducia e programmazione

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Efes sul tetto d’Europa e pochi titoli, nella storia sono stati più meritati di questo. Nelle parole dei protagonisti emergono i due concetti base del trionfo: fiducia e programmazione.

Voluto, sognato, ottenuto. Il tutto strameritatamente. Chi ama questo gioco non può non essere felice per il risultato che vede l’Efes campione di Eurolega 2021.

Ergin Ataman è “il tutto” di questo trionfo. E’ la fiducia al limite della sbruffonaggine e della follia, è il condottiero che convince i suoi della vittoria ancor prima di combattere, è lo stratega che fornisce i mezzi, è la faccia bella e brutta che non manca mai di dire quello che pensa, sempre in faccia, sempre dal cuore.

«Sapete, sono sicuro che finiremo il lavoro iniziato lo scorso anno, anche prima con la finale di Vitoria 2019, un lavoro che qualcuno ha voluto interrompere senza ragione lo scorso anno».

Ripetuta una, dice, cento volte, questa frase ha fatto storcere il naso a tanti, ha generato critiche da taluni, ha fatto sorridere altri, è quasi parsa un peso per i suoi giocatori, che tuttavia hanno ammesso più volte, Larkin in testa, che si tratta di uno dei Coach con la maggior fiducia di sempre.

«Non siamo felici di essere alle Final 4, saremo felici solo di vincerle. Non sarebbe onesto dire qualcosa di diverso». Il carico sulle spalle dei propri atleti sembrava grande, e lo era, ma mai quanto la fiducia trasmessa nei propri mezzi.

Strategia? «Giochiamo liberi, è vero, ma abbiamo un sistema, non scendiamo in campo per divertirci e basta, non potevamo pensare di vincere l’Eurolega giocando un basket da campetto».

«Abbiamo creduto in questi giocatori ed abbiamo mantenuto il roster pressoché inalterato».

Programmare, il segreto più segreto di tutti.

L’orgoglio di una vittoria nata da lontano. Due anni fa ci disse personalmente parole che oggi raccontano molto di questa vittoria: «Cerchiamo di dare ai nostri giocatori un sistema che li coinvolga facendoli divertire, che li faccia correre senza stancarsi, un tipo di gioco in stile NBA che permetta di gestire una stagione lunga e dura coinvolgendo tutti e togliendo un po’ di quelle difficoltà che derivano da un calendario pazzesco. Corriamo più degli altri ma ci stanchiamo meno degli altri, perchè abbiamo la mente un po’ più serena».

Ha capito alcune cose meglio degli altri, nessun dubbio.

«Non hanno permesso ai nostri amici ed alle nostre famiglie di esser qui con noi, si doveva fare meglio. la storia dei visti per i cittadini turchi non mi va giù. La nostra televisione che detiene diritti in esclusiva non è potuta essere qui con noi ed è una cosa inaccettabile».

Boom! Queste parole nella conferenza stampa di apertura delle Final 4 ha fatto il botto e sembrava una dichiarazione di guerra in grado di portare solo problemi. Ma Ergin è così, lo pensa, lo dice. In faccia.

«Credo che la fortuna aiuti chi lo merita. Il tiro di Kruno contro il Real ci ha dato gara 5 e sono stai quegli ultimi tre minuti gli unici in cui ho avuto paura, perchè siamo stati ad un centimetro dal chiudere 3-0 ma abbiamo perso due partite incredibili a Madrid».

L’orgoglio turco: «Abbiamo reso felice il nostro popolo, che ha visto la gara sulla televisione nazionale».

Proprio lui, in un’altra conversazione, ci disse che «se avessi accettato le proposte dall’estero ad inizio millennio oggi forse avrei già qualche titolo di Eurolega, ma scelsi il mio paese e la mia famiglia».

Shane Larkin, dopo una semifinale incolore, è emerso come protagonista assoluto, mandato in lunetta ben 12 volte, tutte a segno, poiché immarcabile altrimenti.

«E’ un sollievo grandissimo. Due anni fa abbiamo pagato l’inesperienza contro il Cska nell’ultimo quarto. Oggi siamo campioni, abbiamo gestito tutto meglio e nessuno ci potrà più portare via questo titolo, né il Covid che chiude anticipatamente una stagione dominata né qualunque altra cosa. Lo porteremo con noi per sempre».

“Atamanizzato”…

«Sono estremamente orgoglioso di Vasa (Micic), lui è il nostro leader, ha superato tanti problemi, è quello che lavora più di tutti».

Detto da un fenomeno conta il doppio.

Ed è l’MVP di tutto ad aggiungere parole significative: «Tante volte non sono stato d’accordo col Coach sulla sua fiducia estrema perchè mi piace stare coi piedi per terra. Ora sono strafelice per tutti noi e per lui».

A proposito di quel peso…

Avrebbe voluto continuare, ma l’irruzione dei compagni in sala stampa ha detto stop. E’ tempo di celebrare: «Serbi e Turchi sono simili, quindi non devo insegnare come si fa festa…».

Bryant Dunston chiude le danze: «Lo abbiamo sognato, abbiamo lavorato duro per ottenerlo, abbiamo rinunciato a tante cose individualmente per essere più squadra ed ha funzionato».

«Sono pronto a non dormire stanotte, basterà un sonnellino domani».

Si unisce alle celebrazioni Rodrigue Beaubois, uno a cui solo la sfortuna nera ha tolto la gioia di essere in campo nel titolo 2011 dei Mavs in NBA: «E’ ancora diffide da realizzare, ma sapevamo di essere speciali sin dalla prima stagione, poi la seconda, interrotta, ed ora l’orgoglio incredibile di aver completato l’opera».

Il cerchio si chiude, così come, molto probabilmente, il ciclo di questo Efes a trazione Larkin-Micic.

Ora serve un nuovo sogno ed il “trasformatore di sogni” dovrà mettersi all’opera per una nuova impresa. Tutti noi continueremo a dubitare, lui continuerà ad avere fiducia ed a trasformarli in realtà.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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