Il periodo nero della comunicazione Olimpia, a firma Ettore Messina

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Ettore Messina protagonista di un periodo decisamente incredibile a livello di comunicazione, la cui negatività va ben oltre i problemi, ad oggi irrisolti, della sua Olimpia.

Non c’è pace nel mondo Olimpia di questi tempi, nonostante qualche soddisfazione a livello di risultati sia giunta in Eurolega.

Se esisteva il peggior modo possibile di affrontare una settimana da doppio turno potenzialmente esiziale per il futuro biancorosso, ecco che quanto accaduto a livello mediatico lo ha prontamente reso realtà.

Dopo aver finalmente vinto una gara di Eurolega, ben giocata seppur contro una spuntatissima Valencia, ecco un altro crollo contro Scafati, la terza sconfitta in Italia in sette gare di LBA, quarta se si considera anche la Supercoppa.

Inatteso? Non così tanto, vista al qualità decisamente bassa della pallacanestro biancorossa sino ad oggi. Sorprendente nella forma? Nemmeno quello, viste le facce dell’intero gruppo, gente che pare alle fatiche forzate invece che protagonista di un lavoro che da bambini si sogna di poter fare.

La squadra biancorossa si è direttamente trasferita a Bologna, dove è arrivata un’altra sconfitta nel derby europeo. Segnali di crescita? In parte sì, ma se l’Olimpia del gruppo Armani se ne sta qui a valutare come positivi alcuni passettini avanti quasi regolarmente perdenti, ci pare di vivere in un universo parallelo fatto di menzogne ed illusioni.

Passano 48 ore ed al Forum arriva l’Efes ed ecco che sì, finalmente si può parlare di una prova di buon livello globalmente, senza illusioni particolari ma in grado di far veder di cosa può esser capace questo roster, nonostante i problemi di costruzione.

Il campo ad oggi dice 3/6 e terzultimo posto in Eurolega, 4/3 ed ottavi piazza in LBA, sconfitta in semifinale in Supercoppa a settembre. Un globale 7/10 che ovviamente fa rumore per un club così ambizioso e così disposto a grandissimi investimenti.

Tuttavia il campo nel weekend scorso, nelle settimane precedenti ed in questi turni europei non è stato il lato più critico dell’Olimpia, mai negativo quanto tutto ciò che ha espresso Ettore Messina in diverse dichiarazioni alla stampa ed in conferenza, con corollario di smentite e/o chiarimenti.

Francamente non è nemmeno facile provare a ragionarci sopra, tanto risulta incredibile quanto accaduto. Nel fine settimana passato chi scrive ha espresso la sua opinione durante l’abituale conversazione congiunta tra #eurodevotion e #backdoorpodcast, tuttavia un’ulteriore analisi la si ritiene necessaria.

Serve ripercorrere i fatti.

Nei giorni seguenti il successo su Valencia, zuccherino in una stagione sin qui ben oltre l’amaro, arrivano le parole del Coach/Presidente, o Presidente/Coach, milanese a due quotidiani (Corriere della Sera ed Il Foglio).

Si parla di Kevin Pangos che «non è il pilota adatto e non è l’uomo per far giocare questa squadra». Si gioca male perchè «c’è un peccato originale», individuato nell’aver dato fiducia al canadese. «Avrei dovuto pormi delle domande quando da secondo playmaker è finito fuori squadra a Cleveland».

Kevin Pangos, va ricordato, qualche settimana fa è stato oggetto di un attacco durissimo in un editoriale nel quale veniva così descritto, a livello personale ancor più che tecnico: «… non ha leadership, forse perchè non gliene frega niente: per mesi, la scorsa stagione, ha accusato solo malori, magari da affrontare con più spirito di sacrificio. Via via, accomodarlo alla porta o in tribuna, non c’è tempo da perdere…».

Va altresì detto, per onorare la cronaca, che queste parole su Pangos erano arrivate dal Corriere, a firma dello stesso giornalista che ha poi intervistato Messina nel fine settimana scorso, insieme al collega di un’altra testata.

Ci siamo permessi, allora come oggi, di stupirci del fatto che un club come l’Olimpia non prendesse pubblicamente le difese di un suo tesserato dinanzi a parole simili, proprio per la natura che andava oltre il rendimento sul campo. Sia chiaro, il giornalista fa il suo mestiere e se ha questo tipo di informazioni può scegliere senza alcun problema di pubblicarle o meno, non ci si permette alcuna critica al suo operato. Diversa la posizione del club, che a questo punto sembra aver accettato pubblicamente che un proprio tesserato venisse descritto in tali termini.

Alla vigilia della gara con Monaco della scorsa settimana KP viene escluso e gli viene comunicato che non farà più parte del roster (ci risulta così, naturalmente se Olimpia ritenesse di smentire siamo come sempre apertissimi). In sala stampa, dopo l’ennesima sconfitta, Messina dichiara «Oggi scelta tecnica, poi vedremo» quando gli viene chiesto del canadese.

Non è difficile, e nemmeno impopolare, ritenere le parole di Messina sul suo ormai ex playmaker assolutamente non necessarie nonchè fuori luogo. Almeno per questione di forma e stile. Chi è responsabile di “tutto” in Olimpia, sceglie i giocatori e li allena, oggi scarica le responsabilità su un giocatore dopo 6 partite di EL? Tutto ciò dopo averlo confermato controvoglia soltanto perchè il mercato è finito male dopo aver ricevuto i no di Darius Thompson, Napier e Sloukas tra offerte insufficienti, mancato rilanci e tentennamenti fuori tempo massimo?

Ci sono colpe reali attribuibili a KP dopo aver costruito un roster di 16 giocatori con cinque profili che giocano nel ruolo di “4”, il più talentuoso che finisce a giocare da “3” ed una sola PG? La squadra dello scorso anno, come questa, sarebbe stata molto più efficiente anche semplicemente confermando Jerian Grant: esatto, non Campazzo o Micic, ma Jerian Grant, messo alla porta prontamente e poi buonissimo protagonista altrove.

E’ minimamente credibile sentire che certi giocatori non sono stati firmati perchè chiedevano troppo quando poi a fine mercato si mette sotto contratto Nikola Mirotic, notoriamente giocatore che viene via per due lire? Parlare di limiti al budget dopo gli ingaggi che sono stati contrattualizzati nelle ultime stagioni pare francamente fuori luogo. Si può sostenere di aver determinati obiettivi anche a livello di emolumenti ai giocatori, ma far passare il messaggio dei limiti finanziari non dà un’immagine corretta.

La stampa internazionale, in questo caso parliamo di Basketnews, senza alcun dubbio il miglior sito del continente, ha dato ampio risalto alle dichiarazioni di Messina, non concedendo alcuna attenuante all’allenatore biancorosso esprimendo una severa critica verso le sue esternazioni. Dal minuto 8’37” si parla della situazione milanese nel podcast che segue, i cui contenuti ci sentiamo di sottoscrivere al 100%.

Tornando alle dichiarazioni del Coach il giorno seguente la W con Valencia, si prosegue con il “fattaccio” Napier.

«Dopo averci detto che voleva rimanere ha alzato ancora le pretese. Avevamo già offerto il triplo del suo ingaggio iniziale, di più non potevamo fare ed oggi lui continua a mandare messaggi ai suoi amici dicendo che vorrebbe tornare».

Ovviamente scoppia il putiferio. Tra l’altro detto così pare il triplo dell’ingaggio annuale, ma va tenuto in considerazione che la retribuzione originale di Napier era su 5-6 mesi: sarebbe quindi più chiaro dire di quale triplo si parla.

Shabazz non le manda a dire al Coach, via social: «Capisco, la tua squadra è partita male ed io pure, ma smettila di usarmi come scusa…. Smettila di mentire ai tuoi tifosi per risolvere i tuoi problemi».

Sufficientemente scontata, ecco la smentita di Messina, giunta dopo le parole di Napier: «Non parliamo mai di altri giocatori, ho il massimo rispetto di Napier e della la Stella Rossa, è stata un’interpretazione giornalistica, mai detto o ipotizzato che il ragazzo abbia espresso a chiunque il desiderio di tornare a Milano».

E qui serve capire… Quindi il giornalista in questione (de Il Foglio), visto quanto dice Messina, avrebbe “interpretato” così fantasiosamente? Cioè dobbiamo credere che un professionista di tale esperienza vada talmente oltre da costruire un’interpretazione del genere senza che ve ne sia la minima menzione? Ci perdonerà il Coach, si fa un po’ di fatica a crederci, avendo ormai diversi capelli bianchi.

Vi sono due possibilità contemplabili: un giornalista si inventa una storia del genere, roba che sarebbe gravissima, oppure il Coach/Presidente che non la sta raccontando giusta, come si dice a Milano. Fuori da queste due vie c’è l’eventualità di una frase detta “off the records” che poi viene pubblicata dalla stampa. Ovviamente non possiamo aver certezze su nessuna delle possibilità e elencate, ma da queste opzioni non si esce.

Il tutto, si badi bene, senza dimenticare in quale posizione si mette un giocatore di fronte al suo club attuale ed alla sua tifoseria, peraltro appassionata come quella della Zvezda.

Tra KP e Napier le reazioni si moltiplicano e vanno tutte in una sola direzione.

Mike James, che sarà pure un “tweettatore” a volte esagerato, ma raramente ne sbaglia una a livello tecnico, tra le altre scrive «Hai il miglior 4 d’Europa e lo fai giocare da 3…», oltre ad aggiungere «Aver vinto l’Eurolega quando Kyle Hines era al college non mi dà garanzie di essere vincente oggi…». Sorvoliamo sul “dinosauro”.

Il mondo del basket europeo si interroga sull’opportunità (che non esiste) di tali parole, arriva anche Matt Janning a bacchettare pesantemente il Coach. Tra tante espressioni critiche (e “like” sui social) verso Messina di giocatori vari ecco anche un ex come Gudaitis. In sostanza non c’è un solo protagonista del basket che ritenga minimamente giustificate le uscite del Coach milanese.

Incrociando il percorso di queste parole con quello di altre pronunciate di recente e più legate al fattore tecnico, dopo la caduta di Scafati Messina ha dichiarato che «Loro avevano 96 punti di media, averli tenuti a 77 è andato anche oltre le nostre aspettative».

Ora, anche in questo caso fateci capire perchè abbiamo pensato ad un refuso quando lo abbiamo letto.

L’Olimpia Milano, con ambizioni ed investimenti da alta Eurolega, aveva aspettative tali da ipotizzare di subire ben più di 77 punti da Scafati, squadra di valore e rispettabilissima, che sta facendo molto bene in LBA, ma che ovviamente parte da presupposti ben differenti rispetto ai milanesi? Messina è quasi contento di averne subiti solo 77? Brividi.

Mettete tutto questo insieme alla moderata soddisfazione per aver perso «facendo passi avanti» contro il Monaco, alla descrizione della trattativa che ha portato all’arrivo di Mirotic, che ha convinto il giusto, ed al post Pesaro, quando abbiamo appreso che la stessa Olimpia non poteva vincere certe gare di LBA senza i suoi pezzi grossi, nonostante un roster infinito, ed ecco che ne esce un quadro desolante.

Non bastasse tutto ciò, ecco l’episodio finale di questo periodo nero ricco di comunicazione pressochè inaccettabile. Dopo la W con l’Efes, di fronte ad una semplice domanda sulla fiducia della proprietà nei suoi confronti, arivano altre dichiarazioni del tutto fuori luogo, non necessarie e farcite di un paio di termini come “vigliacconi” e “schifosi” che stridono pesantemente con lo stile che un club come l’Olimpia dovrebbe avere.

La cosa che stupisce più negativamente è la completa mancanza di coerenza. Da un lato il Coach si lamenta degli insulti che riceve da certa gente che non ci mette il nome, dall’altro però è lui ad insultare genericamente. Non va bene non mettere il nome però va bene lanciare accuse ed insulti senza dire esattamente a chi sono rivolti.

Cercare di comprendre che tipo di messaggio fosse è veramente complicato, tuttavia pare assai chiaro che i destinatari non fossero i giornalisti, i quali avranno mille difetti ma solitamente firmano articoli, mettono il loro volto in televisione o la loro voce in radio. Chi è quindi che “non mette il nome” ? Qualcuno dall’interno, dall’esterno? Cosa vuol dire quel riferimento ai giocatori? In che senso la stima del Sig.Armani verso Messina «rende gli stessi atleti più sereni nel provar a fare le cose anche sbagliando?» Se poi si intendono i commenti social beh, viene da dire che siamo nel 2023, la comunicazione vive di social e quindi se è ovvio che a tutti dà fastidio leggere certe cose, lo è altrettanto che reagire così male, per un personaggio pubblico, rappresenta una chiara evidenza del non accettare questi tempi senza sapercisi adattare.

Chi scrive non ha 35 “tituli”, sapeva già di non essere nel “vigliaccone” né “schifoso” avendo sempre messo il proprio nome, ma ringrazia comunque il Coach per averlo chiarito, e quindi, forse per quelle manchevolezze non arriva a capire opportunità e senso di tali parole.

Tornando alle tante uscite che non hanno convinto sui temi tecnici ed emotivi legati al gruppo, la domanda sorge spontanea: ma questa squadra è così scarsa? E’ così messa male da dover pensare così limitatamente come dopo Scafati? E’ composta da giocatori di valore insufficiente a competere in un certo modo come dopo Pesaro? NO, per la miseria, NO! Nemmeno per sogno.

Milano è costruita male, malissimo per come sono state utilizzate le risorse in estate, mancando ogni obiettivo fondamentale, ma resta un gruppo fatto di tanti buonissimi giocatori, alcuni ottimi, alcuni campioni che le partite incominceranno a vincerle proprio per questi valori. Non si può svilire tutto e tutti in questo modo. Adeguarsi alla pochezza attuale con dichiarazioni che non rendono la minima giustizia agli uomini sul campo ed agli sforzi della proprietà pare veramente inaccettabile.

Visto che sono stati citati Dan Peterson e Toni Cappellari, gente che ha scritto le pagine più gloriose del club, qualcuno ricorda un atteggiamento così negativo e passivo (accontentarsi dei 77 punti di Scafati…) da parte di uno dei due? E non tiriamo fuori i famosi pomodori “petersoniani” del dopo -45 di Pesaro, perchè proprio da lì scattò la scintilla dei grandi anni ’80.

Riguardo poi la proprietà ed il potenziale passo indietro ripetuto a distanza di un anno, che dire se non ribadire che oggi l’Olimpia è strutturata in modo che le decisioni siano appannaggio del solo Messina? Inutile pensare che possa arrivare qualcosa di diverso dai piani alti. Ritornare ancora una volta sul tema di quanta fiducia abbiano espresso il Sig.Armani ed il Sig.Dell’Orco ha ben poco senso perchè la realtà dice che Ettore Messina ha un ruolo tale per cui pare “non licenziabile” se non da se stesso, mentre il 99% dei Coach sarebbe stato esonerato probabilmente già durante la stagione scorsa. E’ un pregio del club? Da sempre sosteniamo sia così, seppur molto negativamente stupiti da queste ripetute situazioni assai discutibili.

Un trattamento mediatico inaccettabile per Kevin Pangos, le parole su Shabazz Napier, seppur poi smentite, che hanno creato una vera e propria bufera sul Coach e di riflesso sul club, uscite in conferenza stampa come se si stesse allenando una squadretta di rincalzo, la sfuriata senza grosso stile dopo Efes. Ci si chiede, semplicemente (e non lo facciamo solo noi ma tanta stampa internazionale): letto tutto ciò, viste le situazioni Napier e Pangos, senza dimenticare casi come Brandon Davies o Deshaun Thomas tra i più recenti, quanti giocatori prenderanno seriamente in esame la possibilità di firmare per Milano in queste condizioni da ora in avanti? Basterà la serietà e puntualità del gruppo nella corresponsione di lauti emolumenti?

Un grande allenatore come Ettore Messina (sì, confermiamo la nostra idea anche a fronte di tutto quanto sta accadendo) ci pare proprio aver pericolosamente sbandato a livello di comunicazione, oltretutto con dichiarazioni spontanee, poichè a vere domande non ha mai dovuto rispondere. Lo avevamo sostenuto qualche settimana fa, purtroppo sembra che non fossimo così fuori strada. E ribadiamo fermamente che un solo sano contraddittorio “non anestetizzato” potrebbe permettere l’uscita da quella menzionata sindrome da accerchiamento che ci si crea da soli. Contradditorio che, per le tematiche in gioco, non può avvenire in sala stampa dopo le gare.

La cosa più importante, quella fondamentale, è che da tutta questa bufera mediatica l’Olimpia Milano ne esce veramente male. Un club che appartiene ad un gruppo che ha fatto dell’immagine e della produttività i suoi principi più importanti, come può accettare tutto ciò? Si può giocare male, si può perdere, è sport e va accettato, ma non si può scivolare su un piano comunicativo inaccettabile. Nel 2023, come nel 1990.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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