Olimpia: troppe domande senza risposta. Il peccato è estivo

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Olimpia Milano che vive un momento terribile in cui sembra non essere in grado di giocare a pallacanestro rispettando le ambizioni estive. Ma erano ambizioni solide e logiche?

1 vittoria e 5 sconfitte in Eurolega. 3 vittorie e 2 sconfitte nel non irresistibile campionato italiano. 1 sconfitta e nemmeno la finale in Supercoppa.

Il fatturato di inizio stagione 2023/24 dell’Olimpia Milano è decisamente negativo. Senza inoltrarci in discussioni semantiche sul concetto di fallimento nello sport, è sufficiente ritenere il cammino dei biancorossi altamente insoddisfacente. Per qualità, inesistente, e per quantità, ancora di salvezza del passato che oggi tradisce.

Mille esempi più o meno recenti ci raccontano che negli sport di squadra, di fronte a grandi difficoltà, si applica la soluzione più comoda, quella del “siccome non posso cacciare tutti i giocatori allora cambio l’allenatore”. Reale, triste, appunto troppo comoda, nonchè tipica dimostrazione di scarsa organizzazione societaria.

L’Olimpia Milano possiamo dire che si sia distinta, nei momenti di crisi in questi anni, per non essersi piegata a questa simil logica, confermando la fiducia al Coach anche quando questi aveva sostanzialmente rimesso il proprio mandato nelle mani della proprietà. E’ un pregio averlo fatto? Certamente sì. Ma…, sì, ci sono dei ma.

L’anomalia del doppio ruolo di “President of basketball operations” e di Coach ricoperto da Ettore Messina permette una reale lucidità di giudizio riguardo il lavoro svolto? Che posizione può avere il GM Christos Stavropoulos in tutto ciò, essendo stato una scelta dello stesso Messina? La proprietà ha competenza cestistica sufficiente per poter prendere decisioni eventualmente drastiche in quest’ottica? Quando si valutano certe posizioni come quella di un Coach è doveroso analizzare se vi sia ancora la fiducia della proprietà nei confronti del condottiero tecnico, ma lo è altrettanto capire se i giocatori hanno ancora la stessa fiducia in quella direzione, ritenendosi o meno messi nella condizione di rendere al meglio.

Da sempre contrari ai cambi di allenatore in corsa, ancor più di fronte a profili come quello di Ettore Messina, ci poniamo però alcune domande, queste domande.

Non sono accuse, non ci interessano, sono solo alcune delle semplici domande che oggi Milano lascia senza risposta, almeno sino a quando una chiara comunicazione a riguardo non tolga di mezzo ogni dubbio. Il fatto che più volte lo stesso Coach, parlando della durata del suo contratto, abbia detto «lo sappiamo solo la proprietà ed io» è un ulteriore conferma che la comunicazione, nel 2023, sia altro. Così come non si può certo pensare a qualcosa di attuale ed aggiornato il semplice togliere ai tifosi la possibilità di commentare dopo un rovescio come quello di Berlino. Suvvia, che scelta è nel mondo di oggi? Può piacere o non piacere il dominio social, ma la soluzione non è chiudersi in una bolla datata ventesimo secolo.

La Milano del basket deve innanzitutto uscire dal tunnel di una sindrome da accerchiamento che non ha alcun senso poichè vi si è infilata da sola. Imparare ad accettare le critiche come è sempre successo, aprirsi al mondo di oggi e farlo senza cercare nemici che non ci sono. Continuando sul percorso attuale quei nemici se li immagina e crea anche tra chi non lo vuole minimamente essere.

Detto del lato comunicativo, che sia chiaro riguarda tutto il club partire dai vertici, è evidente che la costruzione della squadra di quest’anno ha lacune ad oggi impietose.

Durate il periodo di mercato estivo, quando è parso chiaro che l’arrivo di Nikola Mirotic sarebbe divenuto realtà di lì a poco, ci eravamo permessi di chiederci se fosse la mossa giusta visto il roster che stava nascendo, o meglio che era già nato. Apriti cielo! Come si fa a criticare l’arrivo di uno come Mirotic? Ecco, serve ribadirlo per chiarezza…

Non crediamo che vi sia alcun essere umano mediamente pensante a livello cestistico che possa considerare negativo l’arrivo di un atleta di quel valore se vi sia la possibilità di firmarlo, ma è altrettanto chiaro che visto l’importo considerevole dell’operazione possa sorgere il legittimo dubbio che quel denaro potesse e dovesse essere speso in direzione reparto esterni, la famosa PG di cui ormai si parla ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Quella, o meglio quelle perché ne servono almeno due o tre se punti in alto, della cui mancanza si parla ormai ogni giorno, ogni ora, ogni minuto riguardo la squadra biancorossa.

Eurolega | Eurodevotion

Kevin Pangos ha affrontato la stagione totalmente sfiduciato non dalla critica o dai commentatori, ancor meno dai tifosi, ma dalla stesso staff guidato da Ettore Messina che, nel momento decisivo degli scorsi Playoff italici, lo aveva escluso completamente. Tribuna, non pochi minuti!

Oggi lo stesso KP, da giovedì sera forse già oltre i cancelli del Forum («Scelta tecnica, poi vedremo» ha detto il Coach), è nell’esatta posizione che la maggior parte di noi riteneva la più probabile. Ovvero fuori.

E’ lecito chiedersi come mai non vi sia stata una presa di posizione netta del club a difesa di un proprio tesserato come il canadese quando è stato descritto assai negativamente in un editoriale non solo a livello tecnico ma anche personale?

Averlo confermato solo perché sono stati tanti, troppi, i no ricevuti da diverse PG di livello europeo (Thompson, Napier e non solo) non poteva portare ad una situazione diversa da quella attuale. La più recente rincorsa, dopo svariati dubbi e cambiamenti di opinione, a Kendrick Nunn, per poi chiudere la stalla a buoi scappati (firma col Pana) è un altro elemento che fa pensare ad una costruzione del roster troppo confusionaria.

Sentire oggi il Coach parlare di mercato complicato perchè uno va in Cina, l’altro in G-League e così via è realtà, ma lo è in forma assai crudele per la dirigenza milanese. Dando un quadro perfetto dell’oggi si ammette poco indirettamente l’errore grossolano di ieri.

Tornando alla questione Mirotic, ci siamo permessi sempre in estate di ritenere almeno rischioso il fatto che arrivasse un “4” del suo valore proprio nel ruolo del capitano di Milano, nonchè giocatore assolutamente più importante e decisivo nel sistema messiniano. Ci domandavamo se fosse il caso, e lo facevamo anche ben oltre il concetto di coesistenza tecnica.

Il divano a tre posti in cui bisogna starci in quattro menzionato dal Coach giovedì sera è molto diverso da quanto ci chiedevamo mesi orsono? E sia chiaro, non abbiamo alcun interesse a cercare polemica nella questione della spinta della proprietà all’arrivo del montenegrino, situazione che francamente non ci è chiara ma che riteniamo di secondo piano. Più semplice forse pensare che, una volta mancati tutti gli obiettivi di mercato fondamentali, la firma dell’ex Barça sia stata un tentativo di porre rimedio, attraverso una differente via tecnica e di immagine, ad un mercato che in quel ruolo chiave di PG presentava, per l’assalto alle Final 4, l’arrivo di Maodo Lo al posto di Shabazz Napier. Che la squadra fosse così fatta lo ha detto con estrema chiarezza proprio Messina. E’ ammesso chiedersi se fosse un piano credibile per quelle alte ambizioni?

Infine, sempre tornando su tutto quanto espresso dal Coach anche senza domanda specifica a riguardo, possiamo ritenere almeno inquietante l’ammissione che senza Nicolò Melli non si possano affrontare le gare di LBA contro tante squadre che, col massimo rispetto, hanno il 10% del potenziale tecnico ed economico a disposizione rispetto a Milano?

Tutto il resto è roba trita e ritrita, sia dal punto di vista tecnico che da quello gestionale. Utilizzi di giocatori, infortuni, sovraccarico di impegno per taluni, indisposizione ad accettare l’errore, tipologia di pallacanestro offerta e via dicendo. Lo spiegano con grande lucidità anche diversi tifosi da tempo. Del tutto inutile ritornarci sopra anche perchè si ricadrebbe in quel concetto di scarsa accettazione della critica di cui abbiamo parlato sopra.

La realtà dice che la campagna europea dell’era messiniana al momento è in costante peggioramento. Tralasciando il 2020 pandemico, Final 4 2021, ad un tiro dall’atto conclusivo, Playoff 2022, stagione pessima 2023 ed ora un inizio veramente inquietante nel quale si fa corsa con Asvel ed Alba in ultima piazza. Se per l’Olimpia e per il gruppo Armani che la gestisce è sufficiente la supremazia nazionale, peraltro spesso non confermata, allora alziamo le mani e non ne parliamo più, sebbene ci possa apparire un filo strano visti i capitali messi in gioco.

Se invece Milano vuole uscire da quel tunnel di negatività, di facce di gente che va a lavorare in miniera e da quella sindrome da inesistente accerchiamento già descritta, allora crediamo che si possano risolvere tanti problemi, perchè sì, la stagione è assolutamente ancora lunga ed il tempo per rinascere dalle proprie ceneri c’è. Con Messina in panchina, secondo noi, senza, secondo altri: poco importa, quello che conta è ciò che è scritto davanti sulla maglia.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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