La mano di Grimau sul Barcellona si vede già

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Un inizio di stagione complicato in Supercopa, poi una progressiva crescita che ha reso il Barcellona una squadra molto interessante. Ed il lavoro di Roger Grimau pare già importantissimo.

Lo scorso giugno l’addio di Sarunas Jasikevicius alla panchina del Barcellona sembrava aver segnato il definitivo ridimensionamento dei catalani che quasi simultaneamente si sono trovati alle prese con la querelle Mirotic risolta con una separazione tutt’altro che amichevole. La spending review ipotizzata da tantissimi dopo l’annuncio di Roger Grimau allenatore della squadra B e debuttante assoluto in Eurolega – non ha però avuto seguito in un mercato estivo in cui gli addii di Sanli, Tobey, Kuric, Higgins e il già citato Mirotic sono stati compensati dalle firme di Brizuela, Parra ma soprattutto Jabari Parker, in cerca di rilancio dopo una carriera sfortunata in NBA, e Willy Hernangomez, strappato ai rivali di sempre del Real Madrid. Leggendo i nomi del nuovo roster si può dunque notare come i blaugrana abbiano dato una decisa sfoltita al reparto lunghi, avendo di fatto solo due centri di ruolo come l’MVP di Eurobasket e Vesely circondati da una serie di stretch 4 e di esterni estremamente duttili in grado di coprire due o più posizioni: al nuovo coach il compito di dare un senso a questa struttura totalmente diversa da quella degli anni precedenti, con l’obiettivo di rimettere le point guard al centro dell’attacco. Le prime due giornate di Eurolega hanno messo in mostra una squadra con le idee chiarissime e dei quintetti ben precisi in cui ogni giocatore è stato sfruttato nel migliore dei modi attraverso dei set apparentemente semplici ma perfettamente eseguiti; non è un caso che il Barcellona abbia vinto le prime due difficilissime gare contro Efes e Olympiacos, trovando protagonisti diversi grazie a game plan preparati in modo perfetto. Certo, è probabile che incontreranno qualche difficoltà man mano che la stagione avanzerà, ma era difficile ipotizzare un inizio della campagna europea migliore di questo.

Real | Eurodevotion
Il quintetto base del nuovo Barca di Grimau

Vesely e Laprovittola i perni del nuovo attacco

La presenza di un giocatore del livello di Nikola Mirotic condiziona inevitabilmente le chiamate offensive di un allenatore e negli anni Jasikevicius lo ha impiegato principalmente da 4 cercando situazioni di uscite orizzontali o di isolamenti in post basso tramite cross screen, scegliendo invece di andare con due lunghi puri come Tobey e Sanli a giocare da bloccanti sul pick ‘n’ pop quando il montenegrino era in panchina a riposare. In entrambi i casi i trattatori di palla blaugrana sono stati condizionati da spaziature non ideali ed è proprio questo il punto su cui Grimau ha lavorato maggiormente: il pick ‘n’ roll rappresenta oggi la principale fonte d’attacco di cui i maggiori beneficiari sono Nicolas Laprovittola e Jan Vesely.

Se diamo uno sguardo ai numeri possiamo notare come il Barcellona rimanga una squadra che tende a correre poco o nulla (68.0 di pace, in linea con quello dello scorso anno) ma la sua efficienza in queste prime partite è fuori dal comune: con il 68% di true shooting e il 69% di efficiency è per ora di gran lunga la squadra più performante in attacco. La vera grande differenza rispetto all’annata 2022/2023 sono le zone d’azione; se prima infatti si cercava più spesso il mid-range oggi quest’ultimo è stato quasi totalmente eliminato in favore del pitturato (1.42 punti per possesso) e del tiro da tre (1.21), grazie al gioco a due fra il play argentino e il lungo ceco che risulta immarcabile per gli avversari. La conformazione a “4 fuori” consente di giocarne diverse varianti ma sono due ad oggi quelle più esplorate:

  • Il pick ‘n’ roll laterale, iniziato principalmente sulla guardia destra del campo per favorire – anche grazie alla presenza dei tiratori nei due angoli – l’arresto e tiro da 3 punti di Laprovittola.
  • l’empty corner pick ‘n’ roll, con Vesely libero di rollare verso il centro o sul lato a seconda di dove il suo compagno inizi ad attaccare: il quarto di campo a disposizione e i suoi tempi di roll hanno messo in seria difficoltà avversari poco mobili lateralmente come Zizic e Fall.

Se Laprovittola a oggi non ha mai goduto di tale liberà di creazione da quando è arrivato in Catalunya (22.8% di usage), Vesely è senza dubbio il lungo più influente sulle due metà campo grazie anche alla sua velocità laterale che gli permette di aiutare forte sul playmaker (come nel caso di Barcellona-Efes contro Larkin) o giocare show e recupero (nella difesa sul gioco a due di Walkup contro l’Oly): il suo +32 di net rating è piuttosto eloquente.

L’impatto clamoroso di Abrines

C’è però un gioco in particolare dal quale il Barca sta ricavando le migliori fortune ed è il cosiddetto Spain pick ‘n’ roll, meglio conosciuto come Bamberg, in cui l’aggiunta di un tiratore come Abrines all’equazione Laprovittola-Vesely diventa l’arma fondamentale per cogliere, per esempio, la vittoria in Grecia. Le percentuali dell’ex OKC (6/10 dall’arco nelle prime due gare) saranno destinate a calare, ma la sua pericolosità sta condizionando le difese tanto da consentire a Grimau di utilizzare il suo back screen come specchietto per le allodole: spesso infatti Abrines finta il blocco al lungo per aprirsi sul perimetro e cogliere il difensore impreparato, mentre in alcune occasioni il set iniziale ha permesso ai tiratori in ala di trovare un tiro facile con la difesa chiusa in area. Gli effetti di questo attacco si notano soprattutto con Kalinic da finto 4 e Sato a completare un quintetto che in 8.5 minuti di utilizzo totale ha prodotto sino ad ora un irreale (e non sostenibile sul lungo periodo, ovviamente) 133 di offensive rating e 26.7 di defensive rating: sì, avete letto bene.

La stagione del riscatto per Jokubaitis?

La panchina catalana non è per impatto all’altezza dei titolari ma sta reggendo bene il confronto con la second unit avversaria e il merito – oltre ad Abrines che però tende a finire le partite nei finali punto a punto risultando sostanzialmente un finto panchinaro – è principalmente di Rokas Jokubaitis e Willy Hernangomez. Sull’impronta del nuovo gioco di squadra, il regista lituano sta mano a mano cercando di limitare le soluzioni dalla media allargando il suo raggio di tiro: i suoi miglioramenti dall’arco sembrano promettenti tanto che rispetto allo scorso anno sembra prendersi la conclusione dai 6.75 con meno esitazioni. Ma anche il suo gioco lontano dalla palla pare progredito e questo è senz’altro aiutato dal fatto che il nuovo allenatore predilige la presenza contemporanea di due trattatori di palla in campo: il lavoro di conduzione di Brizuela gli consente di partire dal lato debole per effettuare tagli flash o giocare un pick ‘n’ roll secondario per arrivare al ferro con la sua mano sinistra. Se la stagione scorsa il net rating recitava -8.0 in 14.6 minuti di impiego, oggi la sua presenza in campo per 19 minuti produce un +17.2.

Gli ups&downs di Willy Hernangomez

Il secondo protagonista a subentrare dal cubo dei cambi è invece il centro spagnolo che tanto ha bene ha fatto contro l’Efes nella prima partita, tanto male ha fatto in quella successiva ad Atene. I pregi del fratello di Juancho sono evidenti così come lo sono i difetti ed è palese che, a differenza di Vesely, sia un giocatore decisamente più portato all’isolamento in post basso ed avere quattro compagni perimetrali attorno non può fargli del bene; bisogna senz’altro mettere in conto che la sua presenza condiziona la circolazione del pallone, motivo per cui la ricerca del pick ‘n’ roll centrale – a cui spesso si arriva tramite un Iverson cut giocato per Satoransky – per il suo roll profondo è predominante. Se i turchi non hanno mai trovato un corpo da mettergli addosso contro Fall e Milutinov il compito è stato decisamente più arduo, tanto che a colpire non sono stati gli 0 punti realizzati quanto i due soli tiri presi dal campo. La sua presenza però, soprattutto con bloccanti di alta qualità come Satoransky e Kalinic in grado di provocare cambi, sarà fondamentale nelle partite a basso ritmo più in là nella stagione quando inevitabilmente le percentuali da fuori della sua squadra caleranno.

La schiacciata di Willy contro l’Efes (fonte fcbarcelona.com)

Il vero downgrade rispetto a Vesely è nella metà campo difensiva, ed è il motivo per cui nonostante le mani delicatissime in NBA non ha mai avuto un ruolo da protagonista: la velocità dei suoi piedi è sotto la media ed abbinata alla poca esplosività costringe Grimau a giocare quasi sempre l’heavy drop (rimanere nel pitturato sul gioco a due, staccato dal proprio bloccante) permettendo alle guardie avversarie di avere tempo per scegliere la giocata migliore: contro Larkin e soci i danni sono stati limitati dalla poca consistenza al ferro dei centri ospiti, al Pireo invece l’abilità di Walkup nel giocare lo snake e il roll profondissimo di Milutinov e Fall ha costretto Vesely al lavoro extra.

I Playoff sono l’obiettivo di Grimau

Nonostante le previsioni poco entusiastiche di inizio anno il Barcellona in poco più di una settimana ha chiarito di essere una seria contendente ai Playoff. La sensazione è che ai blaugrana manchi un terzo lungo che possa far rifiatare Vesely ed Hernangomez ed un giocatore nella posizione di 2/3, come poteva essere il Cory Higgins del pimo anno, che crei qualche situazione in più dal palleggio. Grimau sta facendo di necessità virtù dimostrando di appartenere a questo livello ma è inevitabile che le overperformance di Laprovittola e Vesely non possano perpetuarsi sul lungo periodo ed è lì che probabilmente li neo allenatore dovrà trovare armi differenti al suo attacco: il metronomo nel bene e nel male sarà Jabari Parker, che fino ad oggi si è accontentato di giocare senza palla muovendosi sulla linea di fondo, ma il suo talento individuale dovrà emergere quando gli allenatori avversari cominceranno ad adattarsi con più efficacia ad un attacco che, oltre a essere bello da vedere, è anche sostenuto dalle percentuali.

La vera consistenza del Barca si vedrà presumibilmente verso la decima partita, in ogni caso Roger Grimau ha chiarito che dubitare dei suoi giocatori non è affare.

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