La ballata del Pireo, l’Olimpia danza orgogliosa ma non ci crede fino in fondo

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L’Olympiacos conduce e vince nel finale sull’Olimpia

La squadra allenata da Bartzokas sopravvive nel finale alla rimonta dell’Olimpia nell’ultimo quarto e conclude vittoriosa. Lo fa per 79-74, infliggendo la prima sconfitta del girone di ritorno alla squadra di Messina.

Olympiacos beats Olimpia at the end - Eurodevotion

La prima gara di Euroleague del nuovo anno nei classici tre punti d’analisi di Eurodevotion.

L’aggressione Oly, la risposta Olimpia

L’Olimpia viene travolta dall’inizio greco, la difesa è farraginosa e subisce l’ampiezza di manovra greca, anche l’attacco è particolarmente balbettante. L’Oly regna, si prende la corona e avanza per 10-2.

I biancorossi milanesi però non si scompongono. Messina cambia un disorientato Kamagate, lodevolmente sperimentato, peraltro contro pari ruolo contro i quali era molto sensato giocarselo, e inserisce Hines, che gioca uno dei migliori stint di quest’anno.

Il grande ex, eroe dell’Olympiacos della Troika, con la sua sola presenza in campo aggiusta la difesa. Milano non concede più alcuna occasione agli avversari, che trovano molta meno facilità a creare vantaggi nella corsia centrale. Quindi l’attacco ospite comincia a sciogliersi, più sereno e spavaldo.

La fluidità, costruita con ritmo e transizione, culmina con la doppia tripla di Tonut, dall’angolo, che consente agli uomini di Messina addirittura il sorpasso a fil di sirena in chiusura dei primi 10′.

L’avvio di secondo quarto è un tira e molla, questo finché l’Olimpia non ritorna avanti, per poi subire un’altra ruvida scarica dell’Olympiacos. Larentzakis imperioso sentenzia dall’arco sparando dall’Acropoli, Milutinov silenzia Poythress due volte in rapida successione e si avventa sul ferro a rimbalzo offensivo.

È l’inizio di una talassocrazia ateniese che arriverà a estendere le proprie mani, per non dire triremi, sulla gara.

I reds brillano di ardore agonistico, cannibalizzano gli avversari a rimbalzo in attacco e intimoriscono l’Olimpia, che si aggrappa a un Flaccadori che gioca in ogni caso due passi sopra il cielo. E sopra il ringhio difensivo dell’Oly.

Sirtaki e rivolta

All’inizio del secondo tempo l’Olimpia rischia di affondare, e sembra farlo. In attacco i biancorossi trovano con continuità il cambio sistematico degli avversari, con Melli accoppiato a un piccolo e Napier a Fall, ma l’Oly è molto bravo a coprire la coperta corta e a scoraggiare facili soluzioni da questi mismatch, che anzi sembrano ingabbiare e intrappolare l’Olimpia

In difesa Milano è costretta a rincorrere fisicità e agonismo degli avversari. Il Pireo mostra barlumi di quel “sirtaki” offensivo che avevamo visto l’anno scorso, con quella capacità sensazionale di valorizzare il gioco senza palla, servendo i tagli scientifici di alcuni suoi interpreti.

L’Olimpia non sbraga, ma realizza in modo troppo episodico, sebbene caparbio. L’Oly viaggia con il pilota automatico e la differenza di punteggio tra le due contendenti rimane intorno alla doppia cifra a favore dei padroni di casa.

A inizio ultimo quarto la distanza sembra incolmabile. Una scudisciata sopra il ferro di Bortolani in contropiede è l’unico squillo e Milano pare orientata a conservare la differenza punti (+12 al Forum dell’andata). Pare.

La partita sembra invertirsi in uno schiocco di dita. L’Olimpia sfrutta un Oly con una guardia un po’ abbassata, trova convinzione nei propri mezzi, fa andare la palla con grande proprietà, capitalizza le risorse di tutta la panchina, ben manovrate dalle rotazioni di Messina.

Cerca e trova opportunità in un match che non aveva mai abbandonato, cavalca uno spaziale Bortolani, ben imbeccato, ma anche capace di una faccia tosta senza eguali. L’Oly da parte sua si aggrappa alle zingarate di Williams-Goss, ma si trova davanti una manovra milanese convinta e ariosa.

Sul più bello

Dopo Bortolani e Tonut, è Napier a mettere i puntini sulle i, orchestrando un paio di iniziative personali da grande campione dopo che la squadra ha ben mosso la difesa. A lui resta solo da ferirla.

L’Oly non riesce a contrapporre grandi reazioni offensive e consente il pareggio biancorosso. Milano danza, è un 17-4 da balletto alla Scala.

Sulla via dell’esaltazione, però, Tonut butta via una tripla avventata, Bortolani fa uno step back incosciente e dall’altra parte Williams-Goss è diabolico dall’angolo. Le scarpette rosse si trovano di nuovo a -5, con 1’14”.

Nel timeout che segue la reazione greca, coach Messina dà un messaggio prioritario ai suoi, quello di preservare la differenza punti e di attaccare su tutti i 24”. In campo si traduce in un attacco in cui i suoi temporeggiano e non riescono a trovare il canestro, così la partita va definitivamente ai titoli di coda.

Conservare un vantaggio contro una rivale diretta in un finale in corsa come l’Olympiacos è un valore inestimabile, tuttavia è lecito chiedersi se si dovesse in quel momento crederci di più. Il tempo a disposizione non era poi così poco.

La classifica avulsa è un pericolo, se non un destino, in questa Eurolega, tuttavia perché questa si renda una possibilità occorre mettere tanto fieno in cascina. Quell’Olimpia così arrembante avrebbe senza dubbio potuto entrare in campo diversamente e gestire con più lucidità un possesso che ancora poteva essere determinante.

Il prossimo futuro già chiama, però. Si chiama Bayern al Forum ed è un’urgenza come poche, con tutte le certezze della varietà di risorse che, anche nella difficoltà, il Peace and Friendship Stadium ha lasciato. Serve crederci, sempre di più: l’Olimpia non ha il lusso di poter rimandare ancora il suo destino.

Photo credit: Olimpia Milano X e Olympiacos BC Facebook

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