Esclusivo Markus Howard a ED: “Ci sono poche persone migliori di Nico Mannion”

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Markus Howard, stella del Baskonia, ha parlato in esclusiva a Eurodevotion e si è soffermato anche sul talento italiano

Per raggiungere Markus Howard, abbiamo fatto visita la sera prima del match di ieri contro l’Olimpia al quartier generale del Baskonia a Milano, a pochi metri dal Forum. Un tuffo nel baskonismo, in mezzo alla colorita compagnia rossoblu, tra un esilarante Chima Moneke, un Marinkovic affascinato dal panettone e un Miller Mc-Intyre in versione burlone, pronto a disturbare i compagni durante le interviste.

E infine, ecco Markus, tanto esuberante e indomito in campo quanto tranquillo e pacato fuori.

Howard in Milan - Eurodevotion

Al di là della prestazione un po’ sotto tono al Forum, il giocatore americano è una delle combo più esaltanti in tutta l’Eurolega e sta continuando a stupire la lega partita dopo partita. In più, più di ogni altra cosa, è un giocatore speciale per Eurodevotion. Due anni fa abbiamo scritto un long read parecchio approfondito in occasione del suo approdo in Europa, in cui abbiamo raccontato la sua intrigante storia di vita e il suo profilo tecnico, anticipando così di un po’ il suo successo in Europa.

Ma veniamo all’intervista, che trovate anche in lingua originale qua.

Si dice che quando eri piccolo gli insegnanti ti sgridavano perché non la smettevi di palleggiare nemmeno in classe. Oggi quello che più mi colpisce del tuo gioco è vederti in campo tanto concentrato da segnare sfilze di canestri in pochissimi minuti, quanto allo stesso tempo essere così leggero e gioioso. Il tuo modo di vivere il basket rappresenta la gioia per il gioco. Che ne pensi?

Sai, crescendo ho giocato con i miei fratelli per tutta la vita e ora che è diventato un lavoro mi sento molto fortunato. È difficile non essere grato e provare gioia, già dal semplice fatto che il basket sia il mio lavoro. Viene tutto semplicemente da un amore che è simile a quello di un bambino.

Hai parlato del fatto di aver giocato con tuo fratello (Jordan Howard, ndr), coach Joe Babinski, che vi ha allenato alla Perry High School ha detto che quella squadra era “i Warriors prima dei Warriors” (2013, ndr). Era vero e pensi che quel tipo di approccio al gioco sia qualcosa che porti con te anche oggi?

Sì, assolutamente. Penso proprio all’impatto che Steph Curry, Klay Thompson e uomini del genere hanno avuto sul gioco del basket. Giocare con mio fratello è stata probabilmente la cosa più divertente che abbia mai fatto giocando a basket. Non c’è niente di paragonabile a giocare con qualcuno con cui sei cresciuto. Conosciamo l’uno il modo di giocare dell’altro meglio di chiunque altro e il tipo di divertimento che provavamo è qualcosa che non so nemmeno descrivere. Spero di poterlo provare di nuovo un giorno.

Parlando nuovamente del tuo passato e dello stile di gioco, in Europa vieni visto più come una combo-guard. Nella tua carriera hai giocato molto spesso con playmaker puri come McEwen a Marquette, Campazzo a Denver, Thompson o Mc-Intyre a Vitoria. Come ti senti riguardo al tuo ruolo in campo?

Penso che giocatori di quel tipo facciano un ottimo lavoro nel creare gioco e nel trovare i compagni, cercando la giocata più giusta. E credo che il mio modo di giocare si integri bene con il loro. Sono giocatori dotati nel passare la palla e io cerco solo di aiutarli, di rendere il loro compito più facile cercando di segnare. È tutto ciò che cerco di fare. Tutti quei ragazzi che hai menzionato sono veramente bravi a creare gioco.

Un altro aspetto davvero importante del tuo percorso è che fin da giovane hai scelto di parlare molto apertamente di salute mentale e di salute mentale legata ai giocatori di basket. Perché è importante per?

Perché tutti noi attraversiamo certi momenti come giovani atleti, quindi fare in modo di trovarsi a un punto in cui ci si sente a proprio agio con le proprie emozioni e i propri sentimenti è qualcosa di importante, anche perché in passato non era qualcosa su cui si insisteva. Quindi, semplicemente, continuo su quella strada.

Parliamo un po’ di Baskonia, cosa pensi sia successo la scorsa stagione? Ad un certo punto eravate primi in Eurolega e in ACB, poi non è che abbiate buttato la stagione, ma il finale è stato un po’ deludente.

Era il mio primo anno in Europa. Posso parlare solo di ciò che ho vissuto. Ma penso che, come squadra, abbiamo giocato duramente e abbiamo fatto tutto il possibile. Ci sono state molte partite punto a punto che abbiamo perso, quindi solo state piccole cose ogni partita, piccoli errori qua e là che avremmo potuto correggere. Ma è comunque stata una buona stagione. Ovviamente avremmo voluto concludere meglio, ma siamo ancora una squadra giovane che sta cercando di capirsi reciprocamente. Nel complesso, penso che sia stato comunque un buon anno.

E ora, come ti senti riguardo a questa nuova stagione, con il nuovo allenatore? Ti aspetti un passo avanti?

È andata bene finora, non voglio spingermi troppo avanti perché è una stagione lunga. Al momento, tutto è andato bene. Stiamo migliorando. Stiamo ancora imparando a conoscerci, cerchiamo continuamente il nostro modo per vincere. Ma c’è ancora molta strada da fare e so che continueremo a migliorare.

Tra i tuoi compagni di squadra in questa prima parte di stagione hai giocato con Nico Mannion. Secondo te, perché il suo percorso non è proseguito con il Baskonia e cosa ne pensi come giocatore e persona?

Non voglio parlare del perché non abbia funzionato. Prima di tutto, penso ci siano poche persone migliori di Nico. È semplicemente una persona straordinaria che, innanzitutto, ama la sua famiglia. È un grande amico, vuole il meglio per tutti quelli che gli stanno intorno, è genuino e lavora estremamente duro.

È ancora così giovane. A volte dimentico che ha solo 22 anni, ma gioca con una maturità e una tranquillità incredibili e il tempo che ho potuto trascorrere con lui sul campo da basket è stato fantastico. Ci allenavamo ogni giorno e conoscerlo come uomo è stato incredibile. Sono entusiasta per quello che farà. So che continuerà solo a migliorare e mi aspetto grandi cose da lui perché è un giocatore straordinario.

Ci aspettiamo lo stesso! Anche tu sei comunque stai vivendo un percorso di crescita costante, hai sperimentato l’Eurolega per la prima volta l’anno scorso, ora sei quasi un veterano, diciamo. Senti di aver raggiunto una sorta di status in questa lega?

Sento di non aver ancora fatto nulla. È solo il mio secondo anno, sto ancora imparando e crescendo. Ci sono molti veterani di lunga data in questa lega, che sono qui da molto tempo. L’Eurolega è molto competitiva, di livello incredibilmente alto e ancora non mi sento così a mio agio come penso mi sentirò in futuro. C’è ancora molto che sto cercando di capire di questa lega.

Sono solo molto grato di essere qui, il livello di competizione è il massimo possibile, amo l’intensità che porta ogni singola partita. Di ogni partita puoi percepire il senso della sua importanza, nessuna va mai data per scontata, quindi questo ti rende solo un giocatore migliore. Certamente non sento alcun tipo di compiacimento. In realtà, sento di non aver fatto nulla. Sono ancora nuovo a tutto questo, a questa lega, sto cercando solo di continuare a mettermi alla prova ogni volta che scendo in campo.

Noi pure non vediamo altro che un futuro incredibilmente brillante per te, Markus!

Photo credit: euroleague.net, Diario AS, Saski Baskonia

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