Canta la Menora Mivtachim: un’Olimpia sconnessa si piega al Maccabi

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Nella prima gara del doppio turno settimanale l’Olimpia incappa in un netto ko, inflitto da uno scatenato Maccabi

Lo sbarco in Terra Santa è stato traumatico per la truppa di Messina, apparsa già dal primo quarto inerme di fronte all’intensità del team israeliano. La squadra milanese, per ampi tratti di gara completamente fuori fase, è stata fagocitata dal vigore della compagine domestica, che l’ha travolta senza alcuno scrupolo.

La caparbia reazione biancorossa del secondo quarto è stata solo illusoria e il Maccabi si è preso anche la ripresa, intascandosi la gara con l’eloquente passivo inflitto di 75-58.

Olimpia - Eurodevotion

I significati e le cause di uno stop inaspettato per l’Armani Exchange li analizziamo grazie ai consueti punti di Eurodevotion.

Una serie interminabile di leggerezze

Sconnessi, deconcentrati, spenti, sfilacciati… Scegliete voi l’aggettivazione che più preferite, ma il concetto è irrimediabilmente e implacabilmente lo stesso, l’Olimpia ha interpretato questa partita con un mindset chiaramente inadeguato.

Sono innumerevoli le situazioni in cui i biancorossi hanno peccato di disattenzione, di insipienza. Una caterva di dettagli che messi insieme hanno costruito il grande divario che è ratificato dal verdetto finale. La statistica delle palle perse, ben 19, è particolarmente eloquente, ma allo stesso tempo rappresenta soltanto la punta dell’iceberg.

L’Armani Exchange fa della misurazione la sua arma principale. Controllo del ritmo, controllo della palla, controllo delle situazioni e dei momenti sono sempre state il segreto di pulcinella dell’Olimpia e sono sempre procedute a braccetto nel garantirne e nell’accompagnarne i trionfi.

Ecco, stasera soltanto Melli, Datome e Daniels (gli ultimi due combinano per 10′ insieme…) non hanno gettato palloni al vento, tanto per fare un esempio.

Come si diceva prima, le perse sono un campione appropriato, ma in quanto dato numerico non tengono conto delle disattenzioni difensive che si sono rincorse, in particolare nel primo tempo, dei contropiedi concessi con estrema facilità, delle difficoltà nel cercare e sfruttare con successo i mismatch creati dall’attacco.

A tutto questo si è aggiunta una serata davvero orrenda al tiro da fuori, un terribile 7/34 che ha visto uscire anche tantissimi tiri aperti. In questo aspetto c’è un po’ di sfortuna, certamente, ma anche la prova che la convinzione e la concentrazione sia un po’ venuta meno stasera.

Tutto meno che in controllo, insomma, e allora ne è conseguenza una delle peggiori Milano viste in stagione.

Le briglie sciolte gialloblù

L’Olimpia era la squadra più forte, nettamente, nei confronti di un avversario che ha spesso dato esempio di mediocrità, viene per questo più facile attribuire più demeriti alla squadra meneghina, che meriti alla compagine allenata da Even, sebbene i gialli abbiano giocato perfettamente le loro carte per sconfiggere i rivali.

Una cosa è certa: l’Olimpia ha permesso l’unica cosa che doveva evitare. Si conoscono i limiti del Maccabi, ma è altrettanto risaputo che la compagine israeliana possiede molto talento, seppur ondivago e umorale, oltre ad avere un pubblico caldissimo. Quando in un primo quarto sprint si è cominciato ad accendere l’entusiasmo, la gara ha immediatamente preso la direzione israeliana.

Non si contano difatti le giocate spettacolari imbastite da Nunnally e compagni, che si sono così galvanizzati, nutrendosi dell’energia di un ambiente trasformato.

Non è solo questo la prova del Maccabi, solo con l’entusiasmo l’Olimpia non la batti.

I gialli sono stati bravi in primis ad appoggiare il gioco su Zizic, utilizzato come grimaldello per scardinare la difesa milanese nelle prime battute (dimenticato poi un po’ inspiegabilmente nel seguito della gara), e, in secondo luogo, a evitare di dover attaccare la difesa di Milano a metà campo. La voglia di correre dei padroni di casa ha infatti messo in difficoltà una transizione difensiva milanese poco performante e alimentato quell’elettricità di cui parlavamo poco sopra.

La preferenza per un ritmo controllato e le difficoltà sui centri di stazza (ha inciso molto anche Reynolds) sono stati due aspetti peculiari dell’Olimpia che la squadra di Even ha saputo volgere a suo vantaggio e punire tramite le proprie armi e le proprie risorse, conseguendo un’importante vittoria nella corsa playoff.

Il momento Olimpia

Come abbiamo già ripetuto più volte, quella della Menora Mivtachim è stata un’Olimpia difficilmente riconoscibile. In particolare nel suo aspetto difensivo, che abbiamo imparato essere fondamentale e strettamente decisivo per i successi milanesi.

Quantitativamente 75 punti concessi non sembrano neanche tanti, ma la qualità difensiva è stata ben al di sotto degli standard nei momenti più caldi della serata.

La sconfitta è indubbiamente bruttina, ma in fondo serate di questo tipo nel grande schema delle cose di una stagione esistono e bisogna conviverci. Non c’è nulla di allarmante, nulla di eccessivamente preoccupante se non la consapevolezza che se Milano non fa Milano, semplicemente perde.

Dopo questa deliziosa massima di estrema banalità, cerchiamo di indirizzare la riflessione su qualcosa di più interessante. Sarà infatti rilevante osservare come l’Olimpia gestirà questo momento assai delicato, quello che prepara il terreno al gran finale dell’annata a cui i biancorossi vogliono arrivare nelle migliori condizioni.

Migliori condizioni che non possono non passare dal ritrovare l’apporto di Shields e Mitoglou, ancora lontani dalla forma adeguata. Oggi il greco non c’era, mentre il danese ha faticato al tiro, ma ha comunque a mio parere lo stesso mostrato, seppur a sprazzi, la gravity che può tornare a garantire all’attacco biancorosso. Un assestamento di tutti gli effettivi della rosa in corrispondenza della volata finale sarà determinante.

In definitiva quindi, questo stop deve servire da campanello d’allarme per favorire la giusta attenzione in vista del futuro. Soprattutto perchè l’Olympiacos ha scavalcato in classifica e tra due giorni l’Olimpia ha uno scontro diretto con l’Efes a Istanbul.

Per Milano sarebbe davvero rischioso, oltre che ingiusto verso se stessa, perdere quel terzo posto che ha occupato meritatamente per tanto tempo e dover affrontare l’armata turca in post-season, al posto di altri accoppiamenti ben più accomodanti. La pagina va voltata in fretta, e Ataman aspetta.

Photo credit: Olimpia Milano Facebook, olimpiamilano.com, euroleague.net

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