Giocare senza pubblico, squadre che chiedono l’autoretrocessione, le parole di Messina… I nodi arrivano al pettine?

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Settimana abbastanza pesante sul fronte del basket continentale, a qualunque livello lo si voglia considerare.

Mentre l’Italia e la LBA discutono di un futuro sempre più incerto, tra proposte serie ed altre francamente impresentabili, anche dalla Germania, quindi da una lega in grande crescita e ritenuta assai solida come la Easy Credit BBL, arrivano notizie tanto allarmanti quanto realistiche.

Secondo quanto riporta il cinguettìo di David Hein, 5 squadre della prima lega tedesca avrebbero fatto precauzionale richiesta di licenza per la serie inferiore, mentre una chiederebbe la possibile retrocessione addirittura anche nella terza lega.

Attualmente la lega tedesca è sospesa sino al 30 aprile, data in cui i club si riuniranno per decidere sul futuro.

Il GM del Bayern Marko Pesic ha parlato una settimana fa dopo l’accordo sulla riduzione degli stipendi dei giocatori, aggiungendo nei giorni seguenti che la perdita derivante dai mancati incassi al botteghino sarà almeno milionaria. 

Se il Bayern rappresenta la realtà più solida del basket tedesco, tra l’altro finanziariamente indipendente dal calcio, è chiaro che a livelli inferiori l’effetto del coronavirus cominci a presentare un conto salato.

Intanto la stampa di Barcellona, ragionando in termini di polisportiva e quindi con il calcio come motore principale, indica una possibile perdita da 160mln e comincia  pensare alla necessità di rinegoziare i contratti in essere, anche per il basket.

In giro per l’Europa ecco poi alcune anomalie create dalla stessa stampa, laddove dopo che il GM dell’Efes Alper Yilmaz menziona una riduzione di budget del 30-40%, arrivano notizie al momento non confermate su un possibile rinnovo di Shane Larkin ad oltre 7,7 mln di dollari suddivisi in due stagioni.

Situazione complicatissima, si può tranquillamente dire drammatica.

Sappiamo tutti, e la cosa non riguarda solo l’Italia, che vi sono decine e decine di club che vivono da anni sul filo del rasoio finanziariamente, se non ben oltre. I controlli sono stati troppo spesso leggeri, eseguiti “voltandosi dall’altra parte” di fronte a situazioni poco limpide, o forse sarebbe meglio dire negativamente limpidissime. Ognuno al proprio livello ha problemi, dall’Eurolega al campionato meno importante.

Ed allora condividiamo assolutamente l’auspicio di Ettore Messina, come espresso in un’intervista a Backdoor Podcast a firma Werther Pedrazzi: la pace EUROLEGA/FIBA in questo momento è assolutamente imprescindibile. Ripartire oggi su basi differenti da una guerra che ha fatto morti e feriti da entrambe le parti è probabilmente l’unica soluzione per non vivere stagioni cestisticamente catastrofiche. Alle parole devono però seguire i fatti. Dimitris Itoudis, recentemente ammesso  nel board dell’associazione mondiale degli allenatori  ha affermato, nella nostra intervista del 19 marzo, che la ragione principale per cui ha accettato la carica è quella di far sedere ad un tavolo comune FIBA ed ECA.

Ecco, allora partiamo da Itoudis e da Messina: credo sia una buona base per iniziare a dialogare concretamente una volta per tutte.

Tornando al basket dello stivale ci troviamo in netto disaccordo con Messina, sempre per quanto espresso nella suddetta intervista,  riguardo la semplice riduzione ad una mera questione di proporzioni del numero di club professionistici in Italia. Paragonare le 30 squadre NBA alle 16 o 18 italiane e non vederne una logica è francamente tropo semplicistico e limitativo. La G-League, la stessa NCAA che non è professionismo ma si basa su organizzazioni ben meglio strutturate di una marea di club europei… mondi diversi con un minimo comune denominatore che è solo il gioco, non certo il numero di squadre professionistiche.

Il Coach milanese ha poi toccato anche il tema della distribuzione delle risorse, che saranno inferiori, e del numero di persone che vi avranno accesso, che resterà invariato. Tutto giusto ed allora servono gesti concreti perchè il bene comune, tanto argomentato di questi tempi, perchè sia veramente comune necessita di sacrifici da parte di tutti. Sono pronte tutte le categorie della pallacanestro, o dello sport in generale?

In Italia stiamo ascoltando una serie di proposte che spesso sfiorano il ridicolo, vedi la ripresa solo a gennaio 2021 perchè alcune squadre non potrebbero sopravvivere  giocando tre mesi senza pubblico, cui si aggiunge l’eventualità di un torneo a 20 squadre. Direi che in questi casi il ridicolo è ampiamente superato e meno male che pare che la cosa sia finita nel dimenticatoio immediatamente.

La faccenda è complicatissima, dicevamo, ma altrettanto semplice. Mai come oggi i controlli sono fondamentali e devono essere eseguiti in maniera capillare, altrimenti da un dramma nascerà… un nulla.

E’ pronta la pallacanestro italiana a darsi regole serie su mille materie ad oggi solo dibattute?

E’ pronta la pallacanestro italiana a ripartire sapendo rinunciare, cosa che peraltro sarà comune ad un numero altissimo di abitanti di questo paese  e non solo?

E’ pronta la pallacanestro italiana a rinnovarsi su basi finalmente moderne, diventando attrattiva per una nuova economia che caratterizzerà il post emergenza?

Riguarda l’Italia, riguarda il mondo intero. E’ l’ora di mettere da parte i privilegi perchè se la forbice tra pochi ricchi e tanti, troppi poveri si allargherà ulteriormente, immaginare cosa possa accadere è drammatico. Più di quanto non sia questa attuale crisi mondiale.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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