Jasi e Laso, l’ora più buia. Ora Playoff di Liga ad alta tensione

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Jasi e Laso, in modi e tempi differenti, affrontano i Playoff nazionali dopo un weekend di Final 4 che ha lasciato a desiderare in termini di risultati e creato molto dissapore.

Una rimonta subita in semifinale che pareva impossibile da una parte, una decisione nei secondi decisivi della finale che ha lasciato molti dubbi dall’altra. Sarunas Jasikevicius e Pablo Laso sono sul banco degli imputati, indicati da stampa e tifoseria spagnola come i responsabili principali di un mancato trionfo europeo che per molti doveva essere questione iberica e null’altro. Come se poi gli altri fossero a Belgrado in gita di classe…

Post Barça-Real, coach Laso: "All'intervallo tutti pensavano fosse finita"

Sia chiaro, per chi scrive entrambi sono dei grandissimi allenatori e non saranno certo degli errori, che ci sono stati ed anche abbastanza evidenti, a cambiare questa opinione, ben tenendo presente che quella grandezza è ben diversa tra i due per la storia, i titoli e l’esperienza di entrambi.

Jasi Barcelona

Jasi e la rimonta? La gestione un po’ confusionaria dei cambi è stata parte determinante di una sconfitta che dopo 20 minuti pareva impossibile. Ma andando oltre è da fine marzo che il Barça non fa impazzire, anzi, ben lontano da quella che è stata la squadra più continua ad alto livello di tutta la stagione.

I trionfi non si inventano e non ci sono tasti che si possono schiacciare alla bisogna. Gli scricchiolii che tempo fa rilevammo sono arrivati sino alla culla del basket, in quella Belgrado che non ha perdonato nemmeno quelli che parevano i più forti.

«Non so se questa squadra abbia bisogno di un altro allenatore per non subire 52 punti in un tempo. Lo stato emotivo è ora bassissimo, abbiamo parlato ma abbiamo bisogno di tempo per risollevarci». Così Saras prima dell’inutile “finalina” poi vinta.

Però c’è quel «Falta de profesionalidad» pronunciato dal tecnico lituano che obbliga a riflettere. Le parole hanno un peso e forse proprio Saras lo sa bene visto che dopo quella vittoria di sabato ha sottolineato la «grande professionalità» dei suoi di fronte ad una gara che non stimolava grandi attenzioni.

E proprio nella conferenza stampa post terzo posto abbiamo chiesto al Coach un approfondimento sui dettagli di cui parla tanto spesso, della mancanza di “killer instinct” e di come ci si possa riprendere in vista di un finale di stagione di Liga che si preannuncia infuocato, ricordandogli come tante cose dette a Belgrado fossero le stesse udite a settembre in sala stampa a Tenerife, dopo un’altra grande rimonta che regalò la Supercopa al Real.

«Siamo esperti, ci sono giocatori che sono stati in questa situazione anche prima, quindi non ci sono problemi in questo senso. I dettagli? Un insieme di tante piccole cose, di situazione tecniche che non si possono concedere. E’ vero che ho detto le stesse cose a Tenerife sull’incapacità di chiudere le partite, ci lavoriamo e continueremo a lavorarci, ci riproveremo».

E va detto, perchè troppi commenti lo hanno tralasciato, che Sarunas le sue responsabilità se le è prese chiaramente: «L’allenatore è il primo responsabile».

Marca, dalla capitale, ricorda come il museo degli orrori “blaugrana” oggi abbia una nuova opera che porta a 15 apparizioni su 17 quelle fallimentari nella fase finale del massimo torneo europeo. Da Ginevra 1984 a Belgrado 2022 è lunghissima la lista dei “fracasos” passando per Monaco, Zaragoza, Parigi, Tel Aviv, Roma, Salonicco, Praga, Berlino, Istanbul, Londra, Milano e Colonia.

Una lunga analisi di tutti gli insuccessi, che fa ovviamente pendere la bilancia dalla parte delle “merengues”, almeno prima di quanto sarà poi accaduto nella finale vinta dall’Efes.

Ed allora eccoci al Real, che per quasi tutti, nei corridoi della Stark Arena, era favoritissimo per il titolo sebbene giocasse contro i campioni in carica, campioni veri senza se e e senza ma, altra cosa dimenticata un po’ troppo frettolosamente.

Il Mundo Deportivo non manca di sottolineare con grande evidenza come la decisione del coach vitoriano sia costata il titolo ai “blancos”, aggiungendo le parole di Yabusele e di Larkin a riguardo. Il francese parla delle indicazioni (mancanti?) dalla panchina negli ultimi 44 secondi, mentre il campionissimo dell’Efes alla fine dice per loro è stato meglio che il Real non abbia fatto fallo.

E’ un errore quello di Laso? Sì. E non lo diciamo a posteriori, quando è semplicissimo parlare, poiché già sul campo era parso impossibile credere che in 3-4″ restanti si potesse costruire qualcosa partendo da una situazione di rimbalzo che poteva essere contrastata e così è stata.

Pablo Laso ha sbagliato, non vi è alcun dubbio, e quello che ci ha stupito di più è la mancanza di comunicazione e lucidità proveniente dall’intero staff in panchina. Una volta lì seduti si era soli con l’assistente, oggi sono in tremila, possibile che non sia arrivata una valutazione più completa degli scenari possibili?

«Se il Real non fa fallo subito e si fa mangiare secondi la perde». Lo abbiamo detto noi come probabilmente diverse migliaia di presenti nella splendida arena belgradese, la cosa è stata interpretata male da Laso e dai suoi e si può e deve dire.

Quello che fa sorridere, molto, è il fatto che da quegli ultimi secondi derivi una condanna totale a Laso. Udite addirittura alcune parole del tipo «contano di più i titoli che ha gettato al vento di quelli che ha vinto» che preferiamo non commentare poiché al limite del ridicolo.

Il Coach, onesto intellettualmente come sempre, è stato chiarissimo: «Se me lo chiedete oggi vi dico che sarebbe stato meglio fare fallo, ma ho pensato diversamente».

Errore ammesso, come sapevamo sarebbe accaduto, pagina da voltare. Ecco, dove porterà questa pagina è tema importantissimo delle prossime 4-5 settimane, poiché la continuità di uno degli allenatori più vincenti di sempre è a volte discussa.

Ci torneremo, come torneremo su Saras e su quel Barça che oggi sembra condannato a vincere la Liga.

A proposito anche per Laso pare sia così, ma gioverebbe ricordare che di titolo ce n’è uno solo e non è necessario partire con gli attacchi frontali verso chi quel trofeo di grandissima importanza non lo solleverà.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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