Il Real vince (quasi) sempre, ma il Barça è più vicino

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Real Madrid in trionfo nell’ennesima splendida edizione di Copa ma il Barça, sconfitto in finale, dimostra di essere una squadra vera in costante crescita da inizio stagione.

La Supercopa di Murcia era stata brutale, un pugno nello stomaco per chi pensava ad un duello quasi ad armi pari tra le grandi di Spagna. Quella semifinale era stata dominio assoluto “blancos” e la differenza era parsa clamorosa, ben oltre ogni aspettativa. Real da corsa, Barça da passeggiata il verdetto.

5 mesi dopo, a Malaga per la Copa del Rey, le domande della vigilia erano principalmente due e riguardavano il clàsico come la squadra di casa, Malaga. Il Barça avrà colmato parte di quell’imbarazzante divario di inizio stagione? Malaga reggerà la pressione di una Copa casalinga quasi da favorita dopo il trionfo 2023 ed il cammino fantastico di questa stagione?

Se per Malaga è stato un brutto risveglio, sebbene la sconfitta con Tenerife non tolga nulla al valore della squadra di Ibon Navarro, il Barça può sorridere. In maniera parzialmente amara, perchè perdere una finale con Madrid non può che creare questa sensazione, tuttavia si può e si deve guardare al futuro con grande fiducia perchè la squadra c’è e quel divario è stato ridotto di molto.

Tralasciando le polemiche sull’arbitraggio, storia che non ci piace e non ci piacerà mai da parte di chiunque (restiamo della nostra idea da sempre: il giorno che sentiremo qualcuno dichiarare di aver vinto grazie agli errori od ai favori arbitrali, allora prenderemo in considerazione l’opinione di chi giustifica la propria sconfitta per via degli stessi errori e favori agli avversari), il Barça ha veramente dimostrato una grandissima crescita ed un livello di gioco che non fa che confermare il valore del secondo posto in Eurolega. E lo ha fatto di fronte ai migliori.

IL MEGLIO D’EUROPA

Il Real è la miglior squadra d’Europa, su questo non ci sono dubbi. Due titoli in bacheca, Supercopa e Copa, due domìni incontrastati in “regular season” tra Liga ed Eurolega. Non si può chiedere di più. Dopo un periodo di leggero appannamento con qualche gara di livello non abituale (Monaco, Milano, Gran Canaria), le “merengues” sono tornate a macinare basket in forza di un talento, un’organizzazione ed una gestione senza pari.

Il Barça ha giocato da seconda squadra più forte d’Europa? Molto probabilmente sì, quella che oggi sembra più vicina al Real, o almeno con più armi per far male agli uomini di Coach Mateo. E le ampie rotazioni di Grimau lo confermano.

NUMERI SIMILI

Curiosando tra i numeri della finale arriva la conferma che vi sia stato un grande equilibrio e che quella linea tra la sconfitta e la vittoria sia sempre molto sottile, come non manca mai di sottolineare Chus Mateo, uomo il cui equilibrio andrebbe insegnato nelle scuole.

Tanti dati molto simili ad esempio al tiro, dove il Barça fa meglio da due punti (61% contro 55%) ed il Real da tre (43% contro 38%), coi catalani però imprecisi dalla lunetta (7/13 costa in queste gare).

L’unica vera grande distanza arriva a rimbalzi offensivo, con quel 16 a 9 Real che fa tutta la differenza del mondo.

E’ ancor più nelle “stats” avanzate che si denota il grande equilibrio. Ad esempio entrambe le squadre hanno tirato 12 volte negli ultimi 4 secondi di possesso, con 0,583 ppp (punti per possesso) Barça ed 1,167 Real. In particolare ciò è avvenuto nell’ultimo quarto 5 volte per Madrid e solo 1 per Barcellona. Questo dato è ad esempio pareggiato dal vantaggio blaugrana negli ATO (possesso dopo timeout): 1,833 i punti raccolti dagli uomini di Grimau, 1,286 quelli della squadra di Mateo.

Interessante valutare, ai fini dell’aggressività della difesa, come delle 12 perse catalane, 10 siano recuperi madridisti.

ROTAZIONI, SCELTE OPPOSTE

Molto interessante il tema delle scelte dei quintetti da parte delle due panchine.

Il Real ha ruotato nel secondo tempo in 6 ed in tutta la gara sostanzialmente in pochi di più. DNPCD per Causeur ed Abalde, 6′ per il Chacho, 7′ per Rudy, 11′ per Llull e Hezonja. Gli altri sono i protagonisti principali. Nella ripresa, come detto, Facu-Musa-Deck-Yabusele-Poirier a farla da padroni, con Tavares coinvolto e tutti gli altri praticamente a sedere, salvo sparute apparizioni di Hezonja (decisivo nel secondo quarto) e Llull, verso il finire della gara.

Il Barça ha svariato più a fondo nel proprio roster. DNPCD il solo Nnaji, 6′ per Parra, 8′ per DaSilva e poi tutti ben coinvolti.

Importante valutare la resa dei quintetti visti maggiormente in campo.

35 possessi e 34 per Facu-Musa-Deck-Yabusele-Tavares, 18 con 24 punti per gli stessi ma con Poirier al posto del capoverdiano. 15 e 19 punti per Chacho-Llull-Rudy-Hezonja-Poirier. Questi tre quintetti valgono 68 possessi sugli 86 totali e 77 punti sui 96 segnati.

Molto più varia la composizione catalana dei 5 in campo, con Laprovittola-Satoransky-Kalinic-Parker-Vesely a gestire 17 possessi per 18 punti. Sono 10 i diversi quintetti utilizzati da Grimau contro i 7 madrileni.

Abbiamo chiesto a Chus Mateo quanto sia difficile, o facile, guardare verso la panchina e decidere di tenere seduti una lunga lista di campioni. Così il Coach: «E’ difficile, oggi abbiamo accorciato molto le rotazioni. Sono felice perchè ha funzionato, se avessimo perso adesso sarebbe un po’ diversa la percezione di quanto fatto… (ndr sorriso). Ma sono felice perchè ci ha portato ad essere campioni, e campioni sono tutti loro, quelli più utilizzati e quelli meno».

QUALITA’ DIFFUSA, UN “CLASICO” DA RICORDARE

Impressionante il numero di giocatori che sono emersi come protagonisti veri nelle varie fasi della gara.

Tra i vincitori Poirier e Yabusele su tutti, i veri MVP, questa volta meglio anche del “solito” Facu. ma come dimenticare l’efficienza nel pitturato di Tavares, l’aggressività di Musa, la totalità di Deck e, soprattutto, la prima parte di gara di Hezonja, celestiale.

Ovvio che se alleni un roster così alla fine di ogni gara che conta c’è qualcuno incavolato nero per il proprio (non) utilizzo. Basta pensare ai DNPCD di Abalde e Causeur, due che giocherebbero in quintetto in 3/4 di Eurolega, piuttosto che ai minuti limitatissimi dei tre eterni Llull, Chacho e Rudy, nonchè proprio a Hezonja, clamoroso nel primo tempo e poi praticamente a sedere.

Dal punto di vista del contributo del collettivo forse è stato anche meglio il Barça. Vesely straordinario e fermato solo dai falli, Parker è classe pura, Satoransky ha avuto i suoi passaggi chiave, così come Jokubaitis e lo stesso Brizuela. Laprovittola, messo sotto dal Facu, ha comunque piazzato due triple importanti, mentre Willy ha subito i due lunghi avversari senza però sfigurare del tutto. Kalinic prezioso, come d’abitudine, Abrines è ancora un po’ lontano dalla forma migliore dopo i problemi fisici. Parra e Da Silva, all’apparenza un po’ fuori dalle rotazioni importanti, hanno comunque fatto il loro durante tutto il torneo.

CHUS E ROGER, COSI’ DIVERSI, COSI’ SIMILI

La sfiducia li ha accompagnati sin dal primo giorno della loro avventura sui rispettivi pini, l’umiltà e l’equilibrio li hanno aiutati a passare attraverso il fuoco incrociato della critica, spesso semplicemente incompetente e stracolma di pregiudizio.

«Non può allenare a questo livello!» Quante volte lo abbiamo sentito lo scorso anno per Chus come quest’anno per il suo rivale catalano? Fortunatamente lo sport straccia le etichette preconfezionate e dà merito a chi se lo guadagna.

Lavoro quotidiano, calma esterna ma accompagnata dal fuoco interiore, poi equilibrio e, soprattutto, una grande educazione ed il rispetto verso ogni componente del gioco. Non tutti sono così, sebbene dovrebbero esserlo, ed allora è giusto sottolinearlo.

Grande Chus, ma un complimento di valore anche a Roger. Vi ritroverete per grandi traguardi, vi ritroveremo con piacere.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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