L’Olimpia si lecca le dita, vittoria al gusto di crema catalana

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L’Olimpia torna a vincere in Euroleague, conducendo sul Barcellona tutta la partita

La squadra di Messina interpreta benissimo il primo tempo contro la truppa di Grimau, quindi tiene nel secondo, con qualche errore e qualche affanno, ma anche tanta presa emotiva sulla gara. E infine l’Olimpia, per una volta, si lecca le dita.

La vittoria conquistata per 74-70 accende una fiammella di speranza per un finale di stagione che appare ancora nascosto tenebre.

Olimpia wins - Eurodevotion

Ritmo e egemonia

Le prime azioni offensive vedono un Barça cercare in modo più lineare ed evidente le soluzioni a disposizione, esplorando fin da subito il jumper dai quattro metri di Vesely, mentre l’Olimpia gioca da subito con ritmo, ma sbaglia le conclusioni e appare un po’ imprecisa.

La gara rimane un po’ lì lì nel punteggio, i team si equivalgono per qualche minuto nelle realizzazioni, finché è Milano che riesce ad avere il guizzo in più. La squadra è motivata, concentrata e trova contributi da vari dei suoi interpreti.

Beneficia di un volitivo McGruder e di un Barça totalmente inespressivo davanti e incredibilmente falloso e disorientato dietro. Milano conquista l’egemonia con il ritmo e la transizione, agisce e punisce. Così, il primo quarto è tutto biancorosso. (23-12).

L’EA7 detta i ritmi anche nel secondo quarto, esprime la determinazione di prendersi i vantaggi quando è giusto farlo. È insieme paziente nella scelta del momento giusto e impaziente nell’ardore di saperlo cogliere. Manifesto di questo atteggiamento è un Devon Hall decisamente vorace in questa fase.

Il Barcellona continua a cercare senza grande criterio i suoi lunghi, con alterne fortune, più positive che negative, non esprime alcun tipo di fantasie perimetrali. L’Olimpia dimostra un’altra presa sulla gara, corre due volte di più, si muove per il campo due volte meglio.

Ed è quindi solo Shabazz Napier a dover suggellare l’ottimo primo tempo dell’Olimpia, da comandante in capo qual è, ruba palla più volte e spennella sulla sirena del primo tempo con una giocata d’artista. Milano comanda il ritmo, l’emozione e detiene l’egemonia.

Vesely, timore e tremore

Lo dice all’intervallo Jan Vesely, Dobbiamo cambiare tutto“. L’approccio tecnico e mentale della squadra blaugrana era stato totalmente sbagliato, il Barcellona era finito sotto di quello che sembrava ormai un inesorabile -20.

Ma recupera, torna in campo avvelenato. Difende con concentrazione e limita le occasioni di creazione di vantaggi di Milano, impedisce facili transizioni, attacca caparbiamente e serve un demoniaco Vesely, che spaventa Milano e mette a ferro e fuoco il suo pitturato. Chiuderà con 28 punti.

L’Olimpia rimane inizialmente tramortita, quindi si mostra in grado di tamponare la situazione e mantiene il vantaggio, più o meno ancora intorno alla doppia cifra. La fine del terzo quarto che è un congelamento delle ostilità.

La gara negli ultimi 10′ diventa un confronto brutto, sporco e cattivo, in cui si deve decidere tra la rimonta e la conservazione. Il Barça sembra essere lì, ma scivola su sè stesso per l’ennesima volta nella gara.

Quando un Melli imperioso e imperiale serve Shields, che trafigge Hernangomez con un 2+1 in layup rovesciato, l’Olimpia gioisce e il Forum va in visibilio. Sembra finita.

E invece no. Timore e tremore, direbbe qualcuno. “Paura di perdere e rovinare quanto fatto“, direbbe qualcun altro, segnatamente Ettore Messina. Così un Barça molto nervoso, di nervi spaventa i biancorossi fino all’ultimo, che tremano, ma poi si affidano a Shields. E il danese non delude.

Pana-Efes-Real-ASVEL-Partizan-Baskonia

Pana-Efes-Real-ASVEL-Partizan-Baskonia. Le squadre che decideranno il destino dell’Olimpia, o quelle con cui l’Olimpia deciderà il suo futuro.

Se ieri sera l’Olimpia ha solo allungato l’agonia o meno, lo si deciderà proprio in questa infernale carrellata di avversarie. Perlomeno però, l’agonia l’ha allungata.

È chiaro che si tratti di una striscia quasi proibitiva, con almeno due squadre nettamente superiori, una nettamente inferiore, e le altri di pari livello ma molto insidiose a seconda dei periodi di forma. Però l’Olimpia, ancora una volta, non può non ballare, seppur debba farlo ancora una volta con equilibri nuovi di zecca, visto l’annunciato e prossimo rientro di Mirotic sotto canestro.

A questo si aggiungono Bortolani e Flaccadori che dovranno trovare una dimensione che non sia quella di una sparizione nella secondaria del Forum, Lo che dovrà trovare concretezza e stabilità, i lunghi che saranno in cerca di una gerarchia e un ordine interno, McGruder che ambirà a un posto al sole, dopo essere appena sbarcato e dopo la sua prima doppia cifra.

Se la sfida è stuzzicante perché si tratterà di avere finalmente tutte le risorse a disposizione e di poter condire un piatto succulento, sarà anche un’altra insidia quella di dover disegnare una squadra da capo o quasi nel momento della stagione in cui si dovrebbe quagliare. O forse, anzi, mentre quel momento sta passando.

Photo credit: Olimpia Milano e FC Barça Facebook

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