I bianconeri peccano nel finale, Valencia sgambetta la Virtus

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Valencia induce il passo falso della Virtus e gioisce alla Fonteta

La squadra di Banchi è costretta a piegarsi di fronte all’asperità dello scoglio taronja, il Valencia emerge con forza nel secondo tempo e conquista lo scalpo virtussino per 79-71.

I passaggi più importanti della notte della Fonteta li cercheremo di raccontare nella nostra consueta struttura per punti.

La Virtus del cambio di passo

I bianconeri approcciano la partita con mordente, tanto da portarsi subito avanti nelle primissime battute. Il Valencia si sta solo scaldando però, infatti ribalta l’inerzia iniziale e comincia a dettare il ritmo della gara.

Un vivace Chris Jones e un attacco particolarmente fervido e produttivo relegano la Virtus al rango di inseguitrice, persino eludendo i tentativi malriusciti di pressing messi in campo da Banchi per frenare gli avversari.

Il primo quarto si chiude così con il vantaggio tecnico ed emotivo dei padroni di casa, puntellato dalla fuga al ferro di un guizzante Pradilla, autore del 26-21 dei primi dieci minuti.

Nella seconda metà quindi, i taronja provano ad allungare, però, improvvisamente, la Virtus torna a macinare. La difesa è convincente, trova una sua espressione molto competitiva. Bologna da un momento all’altro torna a mettere pressione agli avversari.

È il solito, inarrestabile, Daniel Hackett a prendere per mano i suoi. a condurli all’assalto del ferro e del vantaggio. Il suo and-one vale il sorprasso bianconero e il ribaltamento di inerzia.

L’ex CSKA è in una forma psicofisica veramente invidiabile, Pajola si lancia alla conquista dei palloni con sacrificio e generosità e Bologna dal 30-23 valenciano comincia un’arrembante scalata alla gloria.

I bianconeri attaccano con grazia e difendono con coraggio, mettono in mostra quindi quella che in più di un caso è stata la loro abilità a fare un cambio di passo nei momenti determinanti.

Una potenza distruttrice che sembrava essere nuovamente la carta vincente virtussina, per l’autorità con cui è stata messa in pratica. Il maestoso finale del primo tempo è la divina giocata di Toko, come al solito servito e a sua volta pronto a servire, che confeziona un no look per la poderosa schiacciata di Dunston (47-37).

La paella valenciana

Si torna dagli spogliatoi, la Virtus tiene testa e Valencia la tallona. La squadra taronja continua a perdere i palloni, ma appare evidente come giochi con un piglio diverso rispetto allo smarrimento del secondo quarto.

I ragazzi di Mumbrù si preparano a dare il via a un tagliente 21-5, che sarà il vero biglietto da visita in vista della seconda parte della gara. La tripla di Kassius Robertson del -1 mette pressione agli avversari, quindi Bologna torna a difettare di ritmo offensivo e comincia a soffrire la fisicità difensiva di Valencia.

Il roll di Shengelia, dalla cui interpretazione creativa nel pitturato tante belle cose arrivano per la Virtus, viene controllato decisamente meglio dai padroni di casa, che riescono a collassare l’area in tempo e a frenare l’uscita del pallone dalle mani del georgiano.

Un’ulteriore bomba di Robertson è seguita dalla pressione di Lopez-Arostegui su Lundberg, che lo costringe all’infrazione di campo e galvanizza la Fonteta.

Se Valencia cresce sempre di più, l’americano continua a calamitare attenzioni e a cucinare la paella taraonja, che sembra ormai cotta a puntino da chef Mumbrù. Hackett è prova a reagire con un jumper dalla media, ma sono solo scaramucce che attendono l’ultimo quarto, una battaglia da combattere tutta in salita.

La Virtus apre l’ultima frazione tornando a difendere in modo coriaceo, così i primi minuti vedono difficoltà da entrambi i lati del campo, qualche palla persa di troppo e una pulizia tecnica che lascia spazio all’agonismo.

Ma Cacok risponde presente, è grimaldello decisivo e riesce addirittura a ribaltare il risultato, riportando i suoi in testa. Valencia incassa, ma poi risponde e progressivamente torna a scavarsi un solco.

La squadra di Banchi perde palloni a manetta, quindi mette fine alla sua gara con tre attacchi disperati. Il primo finalizzato da un eroismo ineguagliabile di Belinelli, il secondo non finalizzato dallo stesso Beli in simili condizioni precarie, infine il terzo si conclude con un brutto pallone gettato nell’angolo. Jones e soci avrebbero potuto festeggiare.

Virtus, nessun dramma

Il Valencia si conferma una realtà molto solida e seria quest’anno, sconfiggendo un avversario per nulla banale e facendolo con un ottimo contributo collettivo e un proporzionato uso della fisicità a disposizione.

La Virtus infatti ha perso perché i taronja sono riusciti a imporre i loro contatti e i loro criteri di gioco ai momenti più giusti della gara e si è fatta interprete di una serie di errori particolarmente superficiali nelle fasi più calde.

Certo, dopo qualche vittoria è anche normale perdere, soprattutto con un avversaria che non è tra le ultime arrivate, però ormai il livello della Virtus consente di fare del perfezionismo. Con 19 perse è difficile vincere e, ancora, con 16 recuperi il numero di punti facili messi a referto è senz’altro troppo ristretto.

In un back court comunque generatore di valore, è evidente che un atleta più continuo in termini di leadership offensiva nella partita o nella stagione possa fare più che comodo a Banchi and co.

Note positive? Il fatto di aver tenuto un saldo positivo nell’assist-to-turnover ratio, nonostante tutte quelle perse di cui sopra, e l’essere arrivati a un possesso dal supplementare o dalla vittoria anche avendo commesso quell’incredibile serie di leggerezze.

Photo credit: Virtus Bologna e Valencia Basket X

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