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La Virtus ha sette vite come i gatti! Altra rimonta di cuore per bruciare anche l’Olympiacos

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La Virtus Bologna è qualcosa di speciale: 40 minuti a rincorrere e altra rimonta di cuore assoluto per battere l’Olympiacos 69-67 al fotofinish.

Una partita che è simbolo di quello che è, per ora, l’Eurolega della Virtus: una prova di forza, di squadra e di forza mentale assoluta.

Le pieghe della partita

Difesa un po’ sconnessa e polveri bagnate in attacco per le vu nere: i greci partono decisamente meglio e vanno avanti 4-12. L’Oly è aggressivo e arriva primo sulle seconde palle. Cordinier si prende sulle spalle l’attacco con due grandi triple centrali e schiacciata: la Virtus torna subito a contatto. Non è una Bologna brillante quella del primo quarto, ma essere a -2 dice tanto di questa squadra. Oly 0/7 dall’arco, Bologna 2/10 da due e viceversa.

La Virtus continua a litigare col canestro e i greci continuano a stare avanti con la presenza in area, ma con un paio di triple trovano addirittura il +10. Le vu nere sono 3/16 da due: è tutto lì il problema con una difesa che sta facendo il suo lavoro. L’Olympiacos è avanti 35-22, con l’attacco di casa ancora non registrato. Il tiro da due punti è incubo virtussino: 5/24 all’intervallo! Il +12 Olympiacos dopo due quarti è anche riduttivo.

La Virtus rientra con un’energia tutta diversa – quella a cui siamo abituati – torna a -5, ma i greci resistono. L’Olympiacos manca diverse occasioni importanti da tre per sopire del tutto l’arrembaggio bianconero, però la fisicità greca continua ad essere un fattore. Bologna perde l’inerzia di inizio terzo quarto, fatica nuovamente in attacco e prima dell’ultimo quarto è 47-55.

L’agonismo Virtus monta di nuovo, la Segafredo Arena diventa un catino: ancora -5. Dobric, ripescato dalla panchina, è un fattore e firma la tripla del 60-62: tutto riaperto in vista del finale di partita. E allora è tempo del sorpasso, ancora con una tripla di Dobric. Parità nel crunch time e, nella bolgia, a vincerla è Daniel Hackett con due giocate da fenomeno in attacco e in difesa. La Segafredo Arena si gode un’altra rimonta e balla ancora.

L’Olympiacos è tanta fisicità, ma poca creazione

Anche al termine del primo tempo l’Olympiacos non ci aveva convinto fino in fondo. Non che sia una squadra scarsa – è una signora squadra -, ma la Virtus vista quest’anno poteva ribaltare quella partita.

Gli uomini di Bartzokas hanno enorme fisicità e un pacchetto lunghi altissimo e fortissimo. Proprio quella fisicità ha dominato il primo tempo, così come il controllo del pitturato. Ma, nel secondo tempo, con la Virtus che è salita ed è tornata sé stessa, sono venute fuori tutte le lacune dei greci.

Problemi enormi in fase di creazione di gioco che si sono incancrenite nei minuti finali dell’ultimo quarto quando l’Olympiacos si è dovuto affidare alle forzature di Larentzakis. Se poi il tiro dall’arco non entra come al solito (24%) allora tutto diventa più difficile. Il 2/6 di Canaan e soprattutto lo 0/4 di Peters sono quelli più decisivi, in negativo.

L’Olympiacos rimane un’ottima squadra, ma non è quella dell’anno scorso. E contro un grande team come la Virtus le manchevolezze vengono fuori. Anche i greci, sponda Pireo, hanno bisogno del mercato.

E’ una Virtus che sa sopravvivere sempre: Hackett la porta in trionfo

Il primo tempo ci aveva mostrato una Virtus messa alle corde dalla fisicità biancorossa e dai muscoli dei lunghi avversari. L’area greca sembrava una cassaforte e l’energia offensiva delle vu nere era ai minimi termini. Ma chi scrive non aveva dubbi che sarebbe arrivata una reazione perentoria, decisa e arrabbiata nel secondo tempo. Non necessariamente vincente, ma importante senza dubbio.

La Virtus torna dagli spogliatoi come l’abbiamo conosciuta quest’anno: famelica. Il secondo degli uomini di Banchi (41-27) è la perfezione: difesa mordace e asfissiante, attacco finalmente fluido e incisivo. Poi l’allenatore bianconero è anche straordinario nel saper leggere la partita e nel saper cavalcare Dobric (assolutamente decisivo nel quarto quarto con le sue triple).

Poi il finale, in assoluta parità, è territorio dei campioni e allora Daniel Hackett nel giorno del suo compleanno sale in cattedra e vince la partita con due giocate da fenomeno. Gli 8 punti, 4 rimbalzi e 6 assist non raccontano minimamente un’altra sublime gara dell’ex Cska.

Shengelia gioca una gara di sofferenza, Cacok dà il suo apporto quando chiamato in causa, Cordinier incide nel primo tempo, Dunston cresce come gli altri nel secondo tempo e tutti portano il proprio mattoncino alla causa.

A leggere i tabellini nessuno spicca per numeri, ma la ragione è chiara: è ancora una volta una vittoria della squadra (costanza dall’arco col 38,1% e solo 9 perse). Anzi, di una squadra che ha ormai un enorme controllo mentale su questa competizione e che si regala un’altra magica notte europea. Secondo posto in solitaria al 19 dicembre. Solo applausi.

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