Euroleague Power Ranking 2022/23: le scelte di Eurodevotion

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SQUADRE DA FINAL 4

Quattro squadre che valgono Final 4 e che sono vicinissime alle prime tre. Nessuna sorpresa, quindi, nel vederle più in alto. E’ francamente difficilissimo metterle in ordine, nella loro competitività notevole che si accompagna ad una diversità altrettanto importante.

#7 – FENERBAHCE

«Costruire una nuova generazione di campioni». Le parole di Dimitris Itoudis, udite almeno in tre periodi differenti nella lunga permanenza sulla panchina del CSKA, si adattano perfettamente alla situazione sulla sponda asiatica del Bosforo.

Dopo una stagione difficile, culminata però col titolo turco, il Fener rivuole la gloria europea e lo fa partendo da uno dei due, tre migliori Coach in circolazione.

La rivoluzione, oltre la panchina, ha visto la rinuncia a De Colo e Vesely, colonne portanti, ma spesso ai box, degli anni recentissimi.

Nick Calathes sarà la mente, il braccio di Itoudis in campo, dove come primo compito avrà quello di armare la mano di Wilbekin e di Carsen Edwards. Il primo dovrà semplicemente stare lontano dal pallone ad inizio giochi, mentre il secondo studia da Shane Larkin nella città che ha consacrato Shane Larkin. Letale da tre, ha tutto per poter essere qualcosa di grande. Sehmus Hazer dovrà proseguire il positivo percorso iniziato lo scorso anno, con quell’atletismo e quell’efficacia tanto apprezzate.

Guduric sarà il solito collante, così come capitan Mahmutoglu sarà la coscienza della squadra.

Dyshawn Pierre si dividerà con Nigel Hayes-Davies il ruolo di tre, con interpretazioni ben differenti. L’ex sassarese è ormai una certezza anche questi livelli.

La differenza tra un grande Fener ed una squadra di livello più basso la faranno, molto probabilmente, gli impatti di Nemanja Bjelica e Johnathan Motley. Il primo è un campione di cui va soltanto valutata l’eventuale usura. Il secondo è stato semplicemente fenomenale in Eurocup e francamente ha pochi limiti: starà a lui essere ciò che vorrà.

Devin Booker e Tonye Jekiri sarong chiamati, con ruoli differenti, a presidiare l’area dei tre secondi ed a cercare anche efficacia dall’arco (il primo) e con l’amata conclusione dai 3-4 mt (il secondo).

Il Fener è assolutamente una squadra da Playoff: in quale posizione e con quali ambizioni ce lo dirà il campo sebbene sia già chiaro come, nel caso molti dei citati tasselli andassero a posto, ci ritoveremmo di fronte ad una vera e propria “contender” senza se e senza ma.

Un risultato tra le 18 e le 21W è quanto si può oggi prevedere per la squadra costruita da Maurizio Gherardini. Ne arrivassero di più non saremmo per alla stupiti.

#6 – OLYMPIACOS

E’ reduce da una Final 4 in cui solo una magia di Micic le ha tolto la possibilità di giocare per il titolo, tuttavia c’è una certa diffidenza nei confronti degli uomini magistralmente guidati da Bartzokas.

A Belgrado è mancata solo l’esperienza, quella che ha bloccato i tanti esordienti al ballo finale in una gara a tratti perfino dominata tecnicamente.

E’ il gruppo dello scorso anno, senza Dorsey e con Canaan, senza Hassan Martin e con Tarik Black e Joel Bolomboy, oltre al tiratore Alec Peters. Upgrade o downgrade? Sono discorsi sempre complicati, ma ci pare che la profondità sia maggiore e che gli arrivi siano perfetti per il sistema dell’allenatore, confermando una linea tecnica chiara.

Sloukas coadiuvato da Walkup, uno di quelli il cui rendimento manca di rado, e Vezenkov, senza alcun dubbio potenziale MVP di questa lega, appaiono come i leader del gruppo. Senza dimenticare il grande apporto che può venire da Papanikolaou, giocatore determinante quando più conta. Se Bolomboy e Black sapranno integrare i cm di Fall proponendo alternative nel ruolo, o anche come 4 in quintetti lunghissimi, le cose si fanno molto interessanti.

Ad un passo dalla finale, si diceva, poi il dominio nei PO greci replicato nella recente Supercoppa nazionale: cosa dovrebbe fare di più l’Olympiacos per essere considerato una reale candidata al titolo?

La solidità di rendimento ci fa pensare ad un record da almeno 20-21 W in stagione regolare. Poi, come sempre sarà tutta una storia tutta da scrivere.

#5 – OLIMPIA MILANO

Profonda, esperta e con quell’aggiunta di fisicità ed atletismo che mancava.

10 giocatori che in EL ci sguazzano e lo fanno da tempo nonchè ad alto livello, due da testare (Mitrou-Long e Tonut) poi una pattuglia di italiani che può garantire qualcosa di utile soprattutto con Giampaolo Ricci.

Sarà ancora la Milano delle due M, quelle di Melli in campo e Messina in panchina. L’asse è confermata ed il discorso tecnico comincerà ancora da lì.

Nik sarebbe un potenziale MVP della competizione se troppo spesso non si guardassero i tabellini per stabilirne i criteri di assegnazione, ed oggi si ritrova in un reparto lunghi in cui non soffrirà più di solitudine quando lontano da Hines. Voigtmann porta un contributo offensivo importante in termini di tiro e si difende a rimbalzo, anche se globalmente fatichiamo a vederlo come upgrade completo rispetto a Mitoglu, mentre Brandon Davies è un fior di giocatore reduce però da un finale di stagione complicato fisicamente.

Proprio la condizione dell’ex Barça, così come quella di Pangos in regìa, sarà ago della bilancia della stagione biancorossa. Il canadese/sloveno arriva da un lunghissimo stop agonistico e necessita del giusto tempo per tornare ad essere quel genio imprendibile che ha deliziato l’Europa.

Devon Hall dovrà essere soltanto… Devon Hall, con quella voglia di aggiungere qualcosa al suo già ricco bagaglio ogni santo giorno.

Shavon Shields è un legittimo candidato ad MVP, impossibile pensare il contrario, col suo contributo sui 28 metri assolutamente unico, pareggiato solo da Will Clyburn nel ruolo.

L’esperienza e l’efficacia quando più conta di Hines e Datome è un valore inestimabile, mentre si dovrà fare l’abitudine a rivedere un po’ di “triple ignoranti”, il pane quotidiano di Billy Baron, uno che da anni studia da Basile in quelle esecuzioni.

Deshaun Thomas, il famoso “coltellino svizzero” secondo Trinchieri, può dare tantissimo in diverse situazioni. Da anni è uno dei profili migliori meno considerati a livello alto.

E poi c’è Messina, che trova finalmente una squadra che farà del post un’arma totale, come nelle migliori avventure del Coach in passato. Siamo a livelli di coaching eccellenti, per certi versi unici: non potrà essere MVP perchè in giacca e cravatta, ma certo che averlo in panca è una bella sicurezza per la Milano che sogna il titolo dopo 35 anni.

Stagione regolare? 20-23W, il livello della squadra dice quello se non di più.

#4 – MONACO

Ok, sgomberiamo il campo da ogni dubbio: Monaco da F4 e quindi, eventualmente, da titolo? E’ una ragionamento che ci sta, per chi è andato a 2 minuti da Belgrado nella serie più bella dei Playoff 2022, ma soprattutto è una speranza, lo ammettiamo. Perchè? Vorrebbe dire riportare al centro del villaggio quel basket accattivante, straordinariamente coinvolgente e spettacolare che fa innamorare. Vorrebbe dire riportare nei quartieri alti il talento insieme all’atletismo, ai ritmi alti ed alla sfrontatezza. Tutto ciò che abbiamo amato alla follia dall’arrivo di Sasa Obradovic sul pino monegasco.

Monaco ha perso Dwayne Bacon ed è tanta roba, ma sono arrivati una serie di giocatori che portano automaticamente verso i piani più alti della competizione.

Okobo e Loyd ad affiancare MJ in una combinazione di guardie semplicemente eccitante che dovrà sapere e sapersi gestire. Jaron Blossomgame che non esitiamo ad indicare come una delle sorprese dell’anno, come se poi non bastasse quanto mostrato lo scorso anno. Quante volte lo vedremo trasformare con morbidezza i vantaggi creati dai tre menzionati sopra? Tante…

Moerman porta esperienza e capacità di gestire i momenti difficili, John Brown III tutto il suo contributo di energia e la sua capacità d’essere nettamente il migliore di tutti nei “closeout”, in aiuto a tutta la squadra.

Se Donta Hall dovesse crescere sino ad essere uno dei migliori due-tre lunghi della competizione ci verrebbe quasi da dire “lo sapevamo”, mentre dagli stessi Diallo e Oauttara ci si attende miglioramento e conferma rispettivamente (ricordate i Playoff di quest’ultimo?).

Sasa Obradovic sarà quindi il primo “Obradovic” della prossima Eurolega? Sì, pare proprio di sì, coi suoi a dover dimostrare che si può fare bene anche quando non sei più una sorpresa. Anche per i monegaschi, forchetta tra le 19 e le 23W con un solido posto Playoff.

(4/5, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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