L’AS Monaco è rinato con Obradovic, mina vagante a caccia dei playoff

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L’AS Monaco è tornato in corsa per i playoff con un filotto di quattro vittorie consecutive in cui si è vista una squadra rivitalizzata dall’arrivo di coach Sasa Obradovic in panchina. Mike James ne ha beneficiato in misura maggiore, recuperando i suoi vecchi istinti.

“Cerco sempre di tenere un atteggiamento aggressivo e di essere imprevedibile. Sono uno che ama il rischio. Sono unico nel mio genere, perché provo a fare cose che altri non si attentano a fare. Ovviamente, quando non mi riescono, sono molto brutte. Ma quando funzionano…” – Mike James.

Imprevedibile il leader, imprevedibile l’intera squadra. L’AS Monaco è tornato a premere a ridosso della zona playoff con un filotto di quattro vittorie consecutive per mettersi alle spalle il periodo nero vissuto tra metà novembre e fine dicembre. Quando, con sei sconfitte in sette gare, si era inabissato nei bassifondi della classifica mostrando le difficoltà di adattamento al massimo livello di una squadra con scarsa esperienza e totalmente ricostruita in estate. Ora i playoff tornano a essere un obiettivo attaccabile e concreto. Un obiettivo ambiziosissimo, che permetterebbe alla squadra del Principato di confermare la sua licenza annuale di vincitrice dell’Eurocup e gettare basi per una crescita futura.

L’AS Monaco festeggia la decima vittoria stagionale sul campo dello Zenit San Pietroburgo

La sconfitta di inizio dicembre contro Milano ha posto fine all’esperienza di coach Zvezdan Mitrovic sulla panchina. Fu una partita stranissima, segnata da una gestione molto confusionaria di Mike James, sceso in campo nonostante un infortunio muscolare sofferto pochi giorni prima e rimastoci soltanto per un paio di minuti, il tempo necessario per dimostrarsi inadatto alla serata. E a dare così il definitivo colpo di grazia a un rapporto difficile, mai sbocciato e aggravato da litigi a scena aperta di dubbio gusto. L’arrivo, anzi, il ritorno di Sasa Obradovic, uomo di ferro anche alla semplice apparenza, ha dato la svolta. Sotto il regno dell’ex playmaker della Virtus Roma, il Monaco è 5-2. Ma, record positivo a parte, ha cambiato faccia senza dover ricorrere al mercato in corso d’opera, ma attraverso una gestione differente delle risorse già presenti in casa.

Mike James in palleggio contro Matthew Strazel nel derby francese vinto dall’AS Monaco sull’Asvel Villeurbanne

Come ben spiegato nell’analisi di Alberto Marzagalia, provare a soffocare gli istinti di Mike James inquadrandolo in una figura di sistema equivale a una causa persa. Nessun allenatore è mai riuscito a imbrigliarne i tratti più selvaggi. Nemmeno Dimitris Itoudis nell’anno abbondante al CSKA Mosca. La figura annacquata vista sotto coach Mitrovic ha lasciato spazio al vero MJ. Quello volubile, lunatico e imprevedibile, capace scagliare un air-ball insensato in step-back da nove metri così come inventarsi, dal nulla, la giocata più spettacolare della settimana. Croce e delizia, susseguirsi infinito di up and down, apoteosi del puro istinto, come riassunto alla perfezione dal suo soprannome, “The Natural” (“Il Talento”): Mike James è tornato a esprimersi a modo suo, rendendo ogni giocata “imprevedibile”. Eppure, i suoi numeri sono esplosi. Nelle ultime quattro vittorie, sta tenendo 19.75 punti e 7.75 assist di media, buoni per condurre (con gran margine) entrambe le categorie statistiche dell’intero torneo. La domanda, ovviamente, è d’obbligo. Quanto durerà? La risposta non esiste. Anzi. Non è mai esistita.

Donatas Motiejunas contro Ante Zizic nel match tra AS Monaco e Maccabi Tel Aviv

Il recupero di James è andato di pari passo con quello degli altri due elementi di maggior caratura tecnica ed esperienza a roster. Donatas Motiejunas è tornato a giocare con quello spirito focoso perso negli ultimi anni complessi in NBA e sfociato con un pre-pensionamento incredibilmente anticipato nel campionato cinese. L’atteggiamento del lituano è stravolto rispetto a inizio stagione. Ora è quello di un giocatore coinvolto, inserito, famelico, voglioso di ricostruirsi una carriera importante in Europa. Nelle ultime quattro ha tenuto 16 punti di media, tirando 29/41 dal campo (70.7%).

E Dwayne Bacon ha ormai preso pienamente confidenza con il suo ruolo di arma tattica di enorme efficacia e importanza dalla panchina, adattando i suoi istinti al basket più ragionato e fisico d’Europa. Nella striscia positiva, l’ex-Charlotte ha segnato 16.25 punti a gara, raccolto 4.5 rimbalzi ma, soprattutto, ripulito il suo gioco offensivo, abbandonando la tendenza a colpire dall’arco (soltanto 3/7 in quattro gare) e sfruttando i suoi vantaggi fisici per attaccare a ripetizione il ferro (21/40 da due, 52.5%).

Dwayne Bacon in palleggio contro Elie Okobo nella partita tra AS Monaco e Asvel Villeurbanne

Anche i numeri collettivi certificano la crescita della squadra a livello di chimica, amalgama e gioco. Il Monaco ha sempre avuto un attacco frizzante (è secondo alle spalle del solo Barcellona con 82.57 punti per gara), ma nelle ultime partite ha migliorato ulteriormente la sua efficacia salendo a 87.75 ed esprimendosi a pieni giri anche contro sistemi difensivi ben rodati come quelli di Bayern e Zenit.

Ma l’aspetto veramente importante, che tende a distinguere una semplice fiammata dalla costruzione di un sistema potenzialmente futuribile, è la consistenza difensiva nettamente migliorata rispetto a inizio stagione. Il Monaco resta ancora la peggior difesa sull’intero arco temporale del campionato, ma gli 83.47 punti subiti nelle prime 17 gare sono scesi ai 76.5 delle ultime quattro vittorie, con un miglioramento dell’8.4% nell’efficienza nella propria metacampo. La squadra sta imparando a incanalare la forza fisica e l’atletismo della coppia composta da Alpha Diallo e Yakuba Ouattara sul perimetro e, soprattutto, riscoprendo l’importanza di un grandissimo equilibratore come Will Thomas. Con Mitrovic sembrava uno dei giocatori maggiormente frenati dalle difficoltà di adattamento nel nuovo contesto, ora, invece, è un pezzo-chiave del sistema.

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