Tokyo 2020, Kevin Durant porta l’oro agli USA, ma che Francia!

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Tokyo 2020 chiude i battenti assegnando la medaglia d’oro alla squadra più forte.

87-82, nessun dominio ma controllo e gli USA servono il poker olimpico consecutivo.

La Francia non molla mai, è una grande squadra e lo dimostra come ha fatto per tutto il torneo. Ottima sintesi di una pallacanestro trasversale al mondo NBA ed a quello FIBA, ha talento, profondità, atletismo, fisicità e finalmente anche una discreta gestione tattica, cosa non sempre certa in passato. La Francia ha perso, “vive la France”!

11 errori ai liberi fanno la differenza eccome, sebbene anche gli USA ne abbiano lasciati giù 7. 18 palle perse sono un carico troppo pesante e qui il merito va ad una difesa americana che quando sale di tono ha pochi eguali per intensità. 41 rimbalzi dei galletti contro 34 avversari sono testimonianza che si è potuto scherzare ben poco da parte di Popovich e soci.

Rudy Gobert si conferma forza dominante.

Ci sono mille spunti da questa gara come da questo torneo, tutti molto interessanti. La realtà dice che gli USA hanno vinto perchè hanno una dose di talento inarrivabile per chiunque. La Francia se l’è giocata, e chiude 1-1 il confronto diretto, anche perchè ha diversi giocatori NBA.

Qualche errori di troppo, i famosi dettagli, l’hanno risolta.

E’ una finale olimpica che ha aperto, apre ed aprirà discussioni infinite. Francamente sarebbero anche interessanti, se chi le aprisse fosse anche disposto ad accettare l’opinione altrui, a partire da chi, dimostrandosi poca roba, definisce la NBA “un circo”.

Chi scrive ha le proprie idee, come tutti, ma proprio in base a quelle idee ha una grande difficoltà e forse nemmeno tanta voglia di arrivare ad un giudizio definitivo sul valore della pallacanestro NBA rispetto a quella di area FIBA, principalmente europea.

Se poi sia così necessario arrivare a tali conclusioni, ce lo si può chiedere legittimamente. Perchè non godersi il gioco, nelle sue forme differenti, e goderselo ancor di più quando queste forme, o scuole che siano, si trovano di fronte come in un complesso ed attraente incrocio di culture?

Ecco, godiamocele quel gioco.

Godiamoci KD, sublime, senza alcuna necessità di definirlo “in ciabatte”. 29, 23 e 29 tra quarti, semifinali e finali: 29/54 dal campo, 15/16 in lunetta ed 81 di valutazione in 96 minuiti di gioco. Sa essere poesia senza scordare la prosa, rende semplice ciò che per già grandi giocatori è complicato, possiede una fluidità che si può riassumere nella parola talento. Puro. Unico.

Odio fare paragoni con altre situazioni, è semplicemente un percorso speciale che ho fatto con questi ragazzi ai quali sarò legato per tutta la vita

C’è grande classe anche nelle sue parole.

Quanto torna in mente la definizione del giovane KD che approdava in NBA che mi regalò Alessandro Mamoli: «Il corpo di McGrady col tiro di Glen Rice»

A volte basta chiedere a chi professionalmente e con passione ne sa di più per farsi un’idea reale.

Ecco, in quei 96 minuti ci vediamo tanto della gestione Popovich: c’era poco da distrarsi, c’era poco da giochicchiare, ma bisognava farlo con le proprie caratteristiche, senza piegarsi a ritmi e tattiche di stampo FIBA (purtroppo qui bisogna ripetersi).

Quando inizia la partita è tutto più facile, il momento più duro è nella preparazione, quando pensi a cosa potranno fare gli avversari ed a tutto ciò che potrebbe succedere. Non ho mai sentito una pressione simile prima.

Pop rende implicitamente omaggio a tutte le avversarie ed ammette che un fallimento sarebbe stata macchia indelebile.

Sono stati dei bellissimi Giochi, ne parleremo ancora a lungo senza dimenticare un’Italia che ci ha emozionato ed un Luka Doncic che ci ha portato in una galassia differente.

(Photo credit: FIBA.basketball)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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