Secondo tempo d’autore, crollo Baskonia. Ecco il primo successo Barça

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Il Baça di Jasi riparte subito dopo il ko del primo turno di Liga con un successo autorevole sui baschi

E’ una vittoria maturata nel secondo tempo quella dei blaugrana. Un Barça in formato diesel che sembra incerto e balbettante nei primi 20′, mentre è ruggente ed imperioso nei 20′ succesivi.

Il Baskonia gioca una parte iniziale di gara di pallacanestro gradevolissima e, con una simmetria opposta e contraria alla verve tecnico-emozionale avversaria, sprofonda invece in un mulinello di incertezze nello spezzone decisivo della contesa.

Barça vince - Eurodevotion

Una serata particolare nel primo ‘derby d’Eurolega’, se così ci è consentito chiamarlo, che il calendario della Liga ci ha offerto, conclusa con il punteggio di 89-74 a favore dei padroni di casa.

La serata di ieri sarà quindi riassunta nel nostro classico stile di racconto, strutturato in tre punti d’analisi.

Dr. Cazoo e Mr. Baskonia

Scomodando Stevenson, come capita fin troppo spesso per prestazioni che fanno pensare ad un certo bipolarismo sportivo, la squadra basca ha alternato un volto rispettabile e conciliante ad uno alquanto cupo e tenebroso.

E’ anche un momento della stagione in cui queste cose possono capitare, sia per questioni di preparazione fisica, quanto per una questione di immaturità tecnica, che magari non consentono di avere ancora le armi adeguate, di conoscersi a sufficienza come squadra, per emergere dalle difficoltà.

La gara inizia immediatamente a tinte rossoblù, il Baskonia attacca con disciplina e riesce a infastidire a sufficienza la manovra del Barça per tenere quasi sempre una condizione di relativo vantaggio.

Da subito molto convincente Steven Enoch, che è parecchio coinvolto nelle offensive di Vitoria, tanto come finalizzatore, quanto nella cucitura del gioco. E’ inoltre letale sullo short roll a punire le incertezze di Sanli con il suo infallibile tiro dalla media, una situazione che in avvio espone parecchio la difesa Barça.

Markus Howard è usato in pianta stabile da 2, come avevamo in un certo senso ipotizzato nella nostra analisi estiva, mentre il comandante in capo è un ottimo Darius Thompson, che dimostra tutta la sua solidità nell’orchestrare l’azione d’attacco e nel punire in penetrazione, dove risulta inafferrabile per i marcatori blaugrana ed è estremamente preciso nel finishing.

Sebbene il primo quarto sia stato a leadership basca, ma comunque nella media, la seconda frazione vede un alzarsi vertiginoso dei ritmi, anche nutrito dal gioco in transizione della truppa di Penarroya, che genera flow e grande successo al tiro della squadra sponsorizzata Cazoo. A metà gara i rossoblu convertono con il 46% dalla lunga.

Quel dato, però, alla sirena sarà un molto più scarno 25%… Ed ecco che passiamo al rovescio della medaglia, quello che ha condotto il Baskonia dal +12 al -15 in soli 20′.

La brillantezza offensiva si è spenta, insieme a quella di molti dei principali interpreti baschi, la difesa ha lasciato campo libero ad un Barça molto più attento e scrupoloso nell’offendere. 13 palle perse, 50 punti subiti, un parziale incassato di 26-7 nel terzo quarto e di ben 19-0 a cavallo tra le due frazioni della seconda metà di gara… Dati che non possono non suonare come una condanna.

Barça, il terzo quarto e la motivata ossessione di Saras

Dell’inizio di gara in parte abbiamo già detto, questo ci racconta come, anche per i catalani, possiamo parlare di una performance dai due volti senza troppe difficoltà. Anche per loro vale il discorso sul momento della stagione, s’intende.

L’inizio di gara è titubante e lo si vede anche dall’esito di soluzioni con molto potenziale tattico, come il post di Kalinic su un improvvido e spaesatissimo Hommes, oppure l’accenno di zona 2-3, situazioni che vengono sfruttate senza convinzione e rimangono episodiche e inefficaci.

La manovra è farraginosa e ritorna d’attualità un punto su cui Saras ha già battuto in passato, – e non mi riferisco solo alle parole post-Grancaovvero la cura del pallone. Un dato che, tra l’altro, è andato in questo match a determinare la guida della partita abbastanza coerentemente, quando a favore rispettivamente di una delle due compagini in gioco.

Il Barça infatti ha perso nel primo tempo ben 10 palloni, suscitando anche un timeout specifico in cui il coach lituano ha con forza sottolineato questa situazione, che hanno garantito linfa alla transizione basca e causato inefficienza nella produttività catalana.

Nel secondo tempo, invece, sono state solamente 3 le disattenzioni blaugrana nella gestione del pallone e questo, si capisce ha fatto tutta la differenza del mondo. L’ha fatta e la farà in futuro, Jasi lo sa bene.

Al di là del discorso specifico, è stato comunque l’atteggiamento del Barça uscito dagli spogliatoi a ribaltare le sorti dell’incontro. Usciti con gli occhi della tigre, i blaugrana hanno ruggito in difesa e con uno zompo felino hanno riafferrato il pareggio tra i propri artigli.

Con sforzo ardente e forsennato, i ragazzi di Jasikevicius hanno quindi riequilibrato la sfida e, dopo averla presa in mano, ne hanno addormentato i ritmi, rimasti frenetici dal secondo quarto. Un riflusso, una quiete dopo la tempesta, che ha fatto scivolare progressivamente la gara nelle mani dei padroni di casa, nello smarrimento e nel nervosismo basco.

26-7, il dato del terzo periodo l’abbiamo già ricordato. Il quarto è stato consolidamento del vantaggio ed epilogo annunciato.

L’ultimo dato chiave da riportare è quello dei rimbalzi offensivi, che sono manifestazione della volontà di potenza blaugrana e che saranno ben 15 a fine gara.

Abrines e Vesely mattatori

Sono questi i due giocatori che, a parer mio, hanno indirizzato la gara. Abrines è anima e miccia della rimonta, anticipa l’exploit dei compagni punendo dall’arco e gettandosi a rimbalzo (13+6). Il ceco invece è colui che catalizza lo sforzo di squadra in una presenza costante e redditizia sotto i tabelloni.

Come Abrines, cattura 3 rimbalzi offensivi, a dimostrazione del dato di squadra, ma soprattutto risulta il miglior marcatore della sfida (15 punti) grazie al suo gioco interno, che il Baskonia non trova le armi per arginare (7 falli subiti).

Riguardo agli altri protagonisti, è interessante notare come entrambi i coach abbiano schierato insieme il meglio del proprio reparto playmaker. Titolari sia Thompson-Howard, che Satoransky-Laprovittola.

Il confronto? In realtà piuttosto equilibrato. I più attesi -l’ex Nuggets e l’ex Bulls- faticano molto, mentre sono più intraprendenti “Dario” e “Dinamitola”.

L’ex Brindisi parte fortissimo, mentre perde un po’ di lucidità con il passare dei minuti, l’argentino è la solita risorsa di vivacità sul perimetro del Barça.

Invece, se il mancato contributo realizzativo di Satoransky viene tutto sommato coperto, in particolare da un buonissimo Jokubaitis (11 punti), quello di Howard – non si sa se limitato da problemi fisici- sarebbe stato fondamentale quando l’attacco basco è andato a picco e avrebbe necessitato di qualcuno cui aggrapparsi, che potesse creare vantaggi e svegliare la squadra.

Oggi l’americano non l’ha fatto, anche perchè è stato ben braccato da Laprovittola nei suoi tentativi di liberarsi off-the-ball, situazione tattica in cui ad oggi viene prevalentemente votato da Penarroya.

Photo credit: Barcellona e Baskonia Facebook

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