Sinfonia n°13, Napier suona il Partizan. E l’Olimpia sorride per una notte

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L’Olimpia ritrova un po’ di ardore e gioisce contro il Partizan

L’Olimpia gioca la gara a viso aperto, costruisce, soffre e vince. Una giocata prodigiosa di Napier nel finale condanna il Partizan, che aggiunge un’altra sconfitta a una stagione complessa anche per i serbi.

L’EA7 vince per 85-83 e si regala un’emozione.

Olimpia beats Partizan - Eurodevotion

Marea balcanica

L’Olimpia comincia difettosa in attacco, poco convinta, infila palle perse e rifornimenti mancati ai bersagli che cerca in area. A causa di queste incertezze, Milano perderà ben 9 palloni dei 19 totali della gara nei primi 10′.

In più, è ferita in difesa dalla pericolosità perimetrale dei lunghi serbi, che il Partizan riesce benissimo a a servire. I primi minuti si traducono in un 8-0 di furia balcanica.

Milano prova a supplire alle sue insicurezze cercando l’iniziativa di Shavon Shields, che va in aggressione del ferro in solitaria – per lui saranno 10 punti nel primo quarto -, ma la sua è sveglia che consente l’ingresso in partita delle scarpette rosse.

Il Partizan riesce a servire i suoi lunghi troppo facilmente nelle prime battute, particolarmente dal perimetro, situazione dalla quale gente come Caboclo, Kaminsky, Smailagic e Leday sanno essere letali.

L’Olimpia si rimette però ben presto in sesto in difesa, aggredisce le linee di passaggio con un Napier molto voglioso di sacrificarsi, che ruba palla a ripetizioni, e prende il campo a morsi in contropiede.

La squadra biancorossa imposta quindi con il secondo quintetto diverse azioni di fila sul gioco a due tra Lo e Mirotić, capace di mettere in difficoltà la difesa bianconera. Una soluzione che ha buona riuscita inizialmente, ma poi si smarrisce un po’.

Le scarpette rosse pagano l’inizio zoppicante, ma riescono comunque ad aggiustare e a chiudere il primo quarto in vantaggio.

Fuoco incrociato

Il Partizan a inizio secondo quarto torna ad alimentare le triple dei suoi lunghi, con cui di nuovo punisce gli avversari e che trova facendo girovagare il pallone sapientemente da una parte all’altra del campo. E così, riagguanta il vantaggio nella gara.

L’Olimpia sembra tornare a subire il Partizan, ma è solo una parvenza. È la gara che incappa in una fase di interludio, in cui gli scambi mantengono il punteggio invariato.

Voigtmann è il bersaglio preferito dalle iniziative meneghine in questa fase, che tornano progressivamente a trovare energia e ritmo, riescono a muovere la difesa avversaria e a pungere dall’arco a ripetizione. L’Olimpia si aggiusta e avanza, producendo un’ottimo numero di conclusioni convenienti, ma il Partizan non perde tenuta sulla gara. Anzi.

L’intervallo segnala un +1 biancorosso che è soltanto l’incipit di un secondo tempo ancora più aperto.

Il copione cambia di poco, le due squadre hanno i loro difetti e le loro insicurezze, ma anche la capacità di produrre folate di buona pallacanestro. L’Olimpia trova in questa fase in Hall il bersaglio perfetto della sua produzione offensiva. Ogni volta che le scarpette rosse trovano il punto debole della retroguardia del Partizan, l’ex Bamberg è sempre al posto giusto.

I serbi in attacco cercano soluzioni negli isolamenti di Punter, che non appare troppo brillante, mentre il vero uomo copertina dell’attacco ospite è Aleksa Avramović, capace di offrire imprevedibilità e talento ai suoi. E, per un frangente, anche il vantaggio.

Dall’altra parte, però, risponde un’altra prestazione di carattere di un uomo che raramente fino ad oggi era stato in grado di offrire una gara di questa pulizia: Shabazz Napier. L’ex Wizards, capace di entrare in gara con maturità, servizievolezza e lucidità, detona una bomba spaziale e ruggisce.

Il ringhio Partizan però torna ficcante e si apre la strada verso l’ultimo quarto grazie a un Andjusic sempre più intraprendente, che converte a fil di sirena un jumper sul ricciolo. L’ex Monaco marchia il +3 della truppa di Obradović poco prima del quarto decisivo.

Il finale

L’Olimpia è sempre meno “ariosa” nel suo modo di attaccare: prova prima ad aggrapparsi a Mirotić, che si conferma una volta di più una grande risorsa realizzativa, ma via via si incarta sempre più sui 24”, scontando manovre pensierose e rallentate.

Il Partizan insegue, ribalta, approfitta, quindi sfrutta la determinazione di Avramović e Caboclo e prova a presentarsi nella veste più scintillante all’ultimo minuto di gioco. Il crunch time però si rivela il regno di un uomo solo.

6 pollici made in Boston, l’uomo dei sogni ha la statura di un uomo qualunque, ma i polpastrelli del più eccellente dei pianisti. Napier scocca la tripla a tinte oniriche che supera il Partizan a 1′ 30” dalla fine. Poi, raddoppia il carico dalla lunetta, e regala all’Olimpia un +3 che sembra premonitore.

La difesa di Milano lavora benissimo sul possesso successivo, il Partizan rimane impiccato con Kevin Punter a palleggiare sul posto per sperare in una magia di cui non è improbabile artefice. La sua tripla però si infrange sul ferro. La gara è finita.

Oppure no. Leday azzanna a rimbalzo e tracanna il liquore della speranza. Il 2+1 dell’ex tiene in piedi le ambizioni ospiti.

Ma l’Olimpia ha, di nuovo, il suo pianista sognatore: Napier infila una giocata del destino. Disorienta il difensore e manda il Forum al settimo cielo. È 85-83. Il Partizan ha pochi secondi per provare il ribaltone.

L’azione è molto confusa. Leday, nelle veste di un running back di football, corre tutto il campo con il pallone sotto braccio, quindi sbaglia un traballante tiro all’assalto disperato del canestro. L’errore è il definitivo game over, “different plan” chioserà coach Obradović quando gli chiederemo in conferenza le sue idee per l’ultimo possesso.

Si chiude con la vittoria dell’Olimpia una sfida emozionante, vissuta vivacemente dal pubblico – sia quello ospite, che quello domestico -, con diversi contenuti tecnici intriganti, come quelli che ha raccontato molto bene Messina in sala stampa (dal tema delle switching defense, a quello della difesa sui lunghi perimetrali del Partizan).

Tuttavia, le due rivali non hanno mancato di mostrarsi anche i difetti che le hanno contraddistinte per lunghi tratti di una stagione insoddisfacente per entrambe. Per entrambe, ogni vittoria in Euroleague oggi avrebbe un significato nella misura in cui è parte di un percorso, finora troppe volte le loro buone prestazioni sono sempre stati segnali a sé. Giudizio sospeso.

Photo credit: Olimpia Milano e KK Partizan Facebook

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