Olimpia, Nikola è già il tuo Zar. Ma Wilbekin guasta il debutto

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L’Olimpia si arrende al Fenerbahçe di Scottie Wilbekin dopo un supplementare

L’assaggio di Euroleague dell’Olimpia alla Ülker Arena lascia un po’ l’amaro in bocca. Le scarpette rosse si piegano all’ultimo tiro del supplementare di un match di lotta contro la truppa di Itoudis.

L’inizio molto promettente ha lasciato spazio al salire di colpi dei talenti gialloblù, finché la sfida a viso aperto nel finale ha premiato i padroni di casa per 85-82.

Il nostro primo racconto della stagione nei consueti tre punti di Eurodevotion.

Milano in profondità

L’inizio di Milano è incredibilmente positivo. Messina schiera un quintetto con quattro ali – Shields, Mirotic, Voigtmann e Melli – e Flaccadori come handler.

È però il capitano a portare palla nella maggior parte dei casi, quindi la manovra si sviluppa con uscite verticali degli esterni e la ricerca sistematica della profondità offensiva. L’Olimpia riesce a rendere il suo attacco molto profondo, sia grazie ai mismatch che si creano spontaneamente dal quintettone messo in campo, sia grazie alla capacità di provocare e sfruttare i cambi difensivi.

Qui alcuni esempi di come i vantaggi fisici e l’intelligenza cestistica degli interpreti abbiano aperto praterie al tiro. Infatti l’Olimpia ha cominciato molto ispirata dalla lunga, giocando una pallacanestro concreta e molto redditizia senza bisogno di un creatore primario. Tant’è che anche con l’ingresso di Pangos la solfa non è cambiata: il play canadese molto raramente parte palla in mano.

Il Fener sembra alquanto insipido, smarrito e subisce la folata milanese.

Questo finché l’ingresso delle rispettive panchine non comincia a sparigliare le carte. Milano perde ordine e punti di riferimento, mentre Guduric e Wilbekin danno una scossa al Fener. È il talento delle due stelle turche a cominciare a riportare in vita i gialloblù.

I quarti centrali

Il parziale? 43-31 Fener. Ha rappresentato, in fin dei conti, il vero cuore della contesa.

L’Olimpia è apparsa già dal secondo quarto più confusa, anche quando, con il quintetto di partenza, è tornata a cercare la profondità. Stavolta ha trovato davanti un Fenerbahce capace di grande pressione sulle linee di passaggio, di grande intensità ad inseguire le uscite dai blocchi, di grande attenzione agli aiuti sul post basso.

Scottie Wilbekin intanto ascende ad una sfera superiore di ispirazione cestistica e propizia il primo vantaggio dei padroni di casa. L’americano attacca sadicamente le debolezze di Milano, che continua progressivamente a perdere lucidità e certezze.

Passato l’intervallo, l’inizio di terzo quarto è scoppiettante. Entrambe le squadre volano in attacco. Voigtmann è indemoniato, segna da tre, schiaccia, stoppa. Dall’altra parte, invece, è Papagiannis quello vivace: l’intepretazione del pick and roll in coppia con Madar è una spina nel fianco per Milano e buca la difesa meneghina per due o tre azioni consecutive.

I turchi accelerano e prendono il volo verso la doppia cifra di vantaggio. Shields e Mirotic provano a tenere gli ospiti sui binari, ma il Fener esplode di gioia e conclude il terzo quarto in visibilio, grazie alla schiacciata di Gudurić.

Il finale

L’Olimpia si guarda dentro e sceglie di non lasciarsi andare. Due giocate individuali di puro spirito e volontà rimettono rapidamente in carreggiata la truppa di Messina. Con le unghie e con i denti, Milano è lì.

E Mirotić è già zar Nikola. Il montenegrino scocca la sua freccia d’oro e centra il bersaglio del sorpasso.

Mirotic esordio Olimpia - Eurodevotion

Subito, però, colpisce la legge del contrappasso. Scottie espone Nikola sul cambio difensivo, rimedia prima un 2+1, poi un tiro velleitario, impiccato dopo mille palleggi, infine un’apertura in angolo, poi convertita da Papagiannis. La ricerca del mismatch rende e l’Olimpia non riesce a forzare il sorpasso.

Nel frattempo, in attacco, torna quella cinica dell’inizio di gara e pesca sistematicamente un vantaggio, giocando su quella stessa profondità offensiva di cui sopra. Voigtmann e Melli trascinano la squadra facendosi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto.

Wilbekin viene limitato meglio, con la collaborazione che impedisce il cambio, finché Shields, sul pareggio, ha l’occasione per decretare la gioia milanese. La fortuna si gira da un’altra parte, è supplementare.

Qui si cominciano a vedere tutte le stanchezze di una gara d’inizio stagione, con la qualità che si abbassa e la frenescia che schizza alle stelle. Soprattutto lato Olimpia, che in più risente della mancanza di una guida salda, dopo l’ennesima prova opaca di Pangos: saranno 19 i palloni persi dalla squadra di Messina a fine gara.

Serve qualcuno che emerga dalle sabbie mobili. Neanche a dirlo, è ancora lui, Scottie Wilbekin, l’uomo che dà parola al destino. Sfrutta il blocco di Papagiannis, stacca Shields, approfitta del ritardo di Voigtmann e incenerisce la retina.

Il dado è tratto, il tentativo estremo di Mirotic di tenere viva la gara si sgretola sul ferro e Milano è costretta a rimandare la prima gioia in Euroleague.

Photo credit: euroleague.net, Olimpia Milano Facebook, Fenerbahçe Beko X

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