La carriera
Nonostante la partenza di Saras, la squadra di Pini Gershon è protagonista di un’altra eccellente campagna europea. Alla primissima giornata, contro il Prokom, Vujčić riscrive la storia dell’Eurolega, facendo registrare la prima tripla doppia nella storia della competizione (11 punti, 12 rimbalzi e 11 assist). Il Maccabi, nonostante qualche sconfitta di troppo (9-5), accede alle Top 16, dove vince il girone. La serie playoff contro l’Olympiacos è piuttosto impegnativa e la brutta prova del croato in gara due spinge il tutto alla decisiva gara tre, dove viene fuori la maggiore esperienza israeliana.
Alle Final Four, nella rivincita dell’ultima finale, il Maccabi elimina il Tau in semifinale e Nikola Vujčić è protagonista della solita prova a tuttotondo con 16 punti, 8 rimbalzi e 7 assist. Arrivati alla finale, è la volta del nuovo CSKA di Ettore Messina, finalmente in grado di superare la maledizione della semifinale e a caccia del primo titolo europeo dal 1971. Il nativo di Vergorazzo si scontra con la durezza di Aleksey Savrasenko e produce una prestazione ampiamente insufficiente. Il CSKA, guidato da un magnificente Theodoros Papaloukas, torna sul tetto europeo e pone fine alla serie di successi del Maccabi, che ora vede salutare anche coach Gershon e Parker.
La durezza di Savrasenko e di tutta la difesa del CSKA è un problema anche nel 2006/07, quando Vujčić conclude la serie contro i moscoviti tirando con un inusuale 9/17 da due punti e non riuscendo a trascinare i suoi all’ennesima Final Four.
Nella stagione ancora successiva, il Maccabi riesce a tornare ancora una volta all’atto finale, dopo un’ottima fase a gironi e la vittoria in tre gare contro il Barcellona. La stagione di Vujčić è tormentata dal punto di vista fisico e culmina in una finale da appena due punti segnati. L’incubo si chiama ancora CSKA, con cui Messina vince la propria quarta Eurolega. Per il croato si chiude la peggior annata per punti segnati (9.6).
In estate è tempo di cambiamenti anche per Vujčić, che dopo sette anni lascia Israele per firmare un biennale con l’Olympiacos. In Grecia ritrova l’amico Jasikevicius, nel frattempo approdato al Panathinaikos di Obradovic. Contro i Greens, in un durissimo derby di semifinale, si sarebbe arreso proprio l’Oly. Vujčić segna 14 punti, ma tirando solo 6/14 dal campo e mostrando i segni di quello che pare ormai un lento declino.
Nel 2009/10 il croato vede ridursi minuti e punti segnati (7.4). Parte ormai stabilmente dalla panchina. I greci questa volta riescono ad arrivare fino in fondo, battendo in semifinale il sorprendente Partizan Belgrado. Il Barcellona di Xavi Pascual si dimostra però troppo forte, vincendo la finale in maniera netta (86-68). La Final Four è amara per Nikola Vujčić, che gioca 2 minuti in semifinale e 4 in finale, sommando un totale di due punti segnati. A fine stagione, la sua avventura greca si conclude.
A stagione già iniziata, il 25 ottobre del 2010 il lungo prova a giocarsi un’ultima carta in Eurolega, accordandosi con l’Efes Pilsen. L’annata confermerà il definitivo abbassamento delle cifre statistiche, per un giocatore che sembra giunto al viale del tramonto. I turchi si fermeranno alle Top 16.
A quell’anno risale, tra l’altro un divertente aneddoto. Nella stessa stagione Jasikevicius firma con il Fenerbahce, il che porta Vujčić a dire alla moglie che “anche quest’anno mi sa che non avrò il bonus per il campionato vinto”, ricordando le sonore sconfitte subite ai tempi della Grecia, quando il pick and roll di Jasi, Dimitris Diamantidis e Vassilis Spanoulis era un enigma per il croato e i compagni di reparto.
Trascorreranno due stagioni conclusive, entrambe con la maglia del KK Spalato. Poi nel 2013, all’età di 35 anni, Nikola Vujčić annuncerà il ritiro, chiudendo così una carriera da grandissimo. La carriera di chi ha saputo ergersi, a suon di prestazioni, a miglior giocatore del Continente nel proprio ruolo, portando a casa vittorie individuali e, soprattutto, di squadra. La carriera di un vero e proprio Principe del pitturato.