Basta poco Real per l’Olimpia di oggi

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Momenti completamente opposti quando Sreten Radovic ha alzato la palla a due. Real reduce da 8 vittorie consecutive, compresi eccellenti scalpi quali Barcellona e Cska, mentre l’Olimpia si presenta al Wizink con una serie decisamente deludente di 4 sconfitte consecutive (5 L nelle ultime 6) di cui le ultime tre maturate contro squadre non di primo livello come Asvel, Olympiacos e Stella Rossa, peraltro con scarti anche abbastanza netti (38 punti in totale).

Aggiungiamoci pure che Real vs Milano è 6-0 nella nuova era, 12-0 la striscia aperta e 7-0 in casa dei Blancos. Ultima gioia biancorossa datata 2008/09: 70-61. da quel 2008 la serie in Eurolega dice 13-1 per gli uomini di Laso, protagonista di tanti di questi successi.

Come poteva esserci partita? Esattamente come accaduto nei primi 20 minuti, ovvero con un Real decisamente svogliato e passivo ed una Milano almeno coriacea ma non certo scintillante. Ovviamente, sui 40 minuti non sarebbe mai bastato.

L’analisi delle 5 situazioni che hanno caratterizzato maggiormente, a nostro parere, la gara vinta dai madrileni 76-67.

  • Real? Svogliato, un po’ supponente, semplicemente… molto più forte

I “blancos” visti per almeno 20 minuti ieri sembravano una squadra che non avesse una gran voglia e che soprattutto pensasse, peraltro correttamente nella sostanza, “tanto appena acceleriamo la vinciamo”. Merito, in parte, della difesa di Milano, ma tanto del ritmo dei possessi madrileni, trotterellando qua e là alla ricerca solo e soltanto di triple nemmeno troppo ben costruite. Poi quando è salito in cattedra Campazzo, sfruttando  le praterie apertesi nella metà campo milanese, è finito tutto. I 97,4 punti per 100 possessi di ieri sono la quarta peggior performance stagionale degli uomini di Laso. Contro Efes e Bayern erano arrivate due sconfitte, mentre solo con la Stella Rossa si era vinto nonostante l’attacco a livello non eccelso. In sostanza, ma lo si sapeva, se vinci giocando “in passeggiata” è perché sei semplicemente di una categoria superiore.

  • Terzo quarto: ok, sarà una maledizione, sarà un caso, ma…

105-55 è il parziale subito da Milano nel terzo periodo durante le ultime 4 gare. Mediamente vuole dir 26,25-13,75. Se si pensa che lo scarto negativo finale è stato, nelle stesse gare, di 11,75 punti, viene in mente un calcolo abbastanza semplice. Che vi possa essere della casualità è ovvio, ma che questa casualità sia l’unica ragione nemmeno per sogno. Escluso che l’intervallo porti malefici di qualsivoglia natura, è chiaro che con il prolungarsi dello sforzo questa squadra soffra tremendamente e si ritrovi sulle gambe, impressione che ha caratterizzato questo ultimo mese. Chiedersi come mai questa difficoltà fisica arrivi da 4 anni a questa parte, con tre allenatori differenti in tutto e per tutto, è assolutamente lecito. Quando poi la gara va in direzione avversaria vi è sempre un senso di resilienza che fa quasi sempre evitare il crollo, avvenuto solo al Pireo, ma questa è altra caratteristica che tanti di questi giocatori hanno già dimostrato in passato (vedi ad esempio Barcellona a novembre ’18). Milano è corta, come valori, e molto sulle gambe, proprio perché realmente corta: lo abbiamo scritto già senza fronzoli, il ricorso al mercato è necessario per avere game esplosive nel ruolo di 1-2 ed atletismo di impatto in quello di 3-4.

  • Involuzione? Sì, soprattutto dietro.

La squadra di Messina nell’ultimo mese ha giocato una pallacanestro largamente inferiore come cifra tecnica rispetto a quella di inizio stagione. Dopo la gara con l’Efes, persa ma veramente ben giocata e che confermava i milanesi con pieno merito ai piani alti della classifica, vi è stata un’involuzione tecnica che non va sottovalutata. E parte fondamentale di questo problem si chiama difesa: 83,25 punti subiti tra Olympiacos, Stella Rossa, Asvel e Real sono troppi e per assurdo la prova di ieri, con la collaborazione di un Real “in ciabatte”, è l’unica convincente dietro. Se si pensa che tra Khimki, Maccabi ed Efes quella media era già 85,33, altro che campanelli d’allarme! Laso non dirà mai in conferenza stampa che attaccare col “pick and roll” nel secondo tempo di ieri è stato semplicissimo, ma la dimostrazione si era già vista in casa con la Stella Rossa, quando si è subito anche… Michael Ojo.

  • Randolph ed i due lunghi milanesi

Tutte e tre le migliori combinazioni madrilene per plus/minus (+10, +8 e +4) hanno visto in campo Anthony Randolph da 4 accanto ad un centro, rispettivamente Tavares,  Mickey ed ancora Tavares. Se nel primo tempo il lavoro milanese coi due lunghi aveva pagato discreti dividendi, nella ripresa il break del terzo quarto è arrivato principalmente perché il fenomenale ex Kuban ha spezzato la partita portando a spasso sul perimetro chi non poteva seguirlo fino a lì. Giusto provare ad imporre per Milano, ma se non funziona ci vorrebbe un altro Brooks, che ieri sera ci ha fatto pensare ad una cosa sola: sicuro Meo che Di Vincenzo non valga quel passaporto?

  • Le parole di Messina : realismo totale e condivisibile

«Ci sono squadre che hanno 5-6 giocatori di un livello più importante per cui una condizione fisica precaria od un infortunio fanno la differenza, mentre per altre, di altissimo livello, la differenza tra i primi e gli altri è minima». 

Come si fa a non condividere questa affermazione? Senza entrare nelle dinamiche di mercato estivo che hanno portato a questo roster, è evidente che al momento Milano “regali” due USA, assolutamente fuori da ogni tipo di impatto (White e Mack), ne abbia un terzo che soffre sinora praticamente tutti gli avversari ed ha infine un gruppo di italiani che salvo saltuariamente non hanno detto nulla di significativo. D’altro canto la realtà dice che sono giocatori, a parte Brooks, di importanza relativa per la stessa Nazionale, nonché diversi anche fuori da quel giro non di altissimo valore: aspettarsi che possano essere fattore in Eurolega è francamente fuori luogo. Se quindi vi sono problemi fisici tra quei 5-6 menzionati dal Coach, non solo Madrid diventa montagna invalicabile, ma cadi anche con Stella Rossa, Asvel ed Olympiacos, ovvero squadre quasi certamente fuori dal discorso Playoff.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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