La lezione della Dotta! La Virtus stritola Milano nel finale

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La Virtus rovina la festa a Milano e trascina la serie al duello finale

La tensione è alle stelle. Lo è stata per una gara intera oggi, lo sarà domani, lo sarà tra due giorni nella finalissima. Sarà Virtus-Olimpia in versione duello finale, soli 40′, cocktail adrenalinico per cuori forti.

La squadra di Scariolo si è presa questa opportunità conducendo per quasi tutta G6, trionfando poi con tutta la sua debordante convinzione nell’ultimo quarto, riequilibrando quindi la serie con un netto 85-66.

L’analisi in classico stile Eurodevotion ci viene incontro nel riordinare le idee su questa convulsa gara 6.

Squassanza Virtus, controattacco Milano

La Virtus che approccia la partita è una squadra assatanata, non tanto nella meraviglia nel gioco o nella superiorità tecnica, ma nel divampare di energia che è capace di produrre.

Bologna picchia la palla dentro, è squassante per aggressività, atletismo e potenza. Si susseguono le frizzanti scorribande in area, le violente sferzate volanti che piegano il ferro.

Milano fa un po’ fatica a trovare attacco, viene ravvivata da Datome, che spennella dall’arco, e rivaleggia così con Belinelli con scudisciate in sequenza dalla lunga, di quel talento dal sapore antico.

Cordiner leads Virtus in an outstanding win in G6 - Eurodevotion

Mickey e Shengelia sono presenze interne continuative e muscolari, Cordinier è una furia assassina, un disturbatore seriale – che ammanterà Shields con la sua impressionante fisicità -, quasi incontinente nel suo ribollire di potenza.

L’Olimpia non sembra però disponibile a lasciar andare il match, comincia lentamente ad attaccare con più raziocinio, nonostante qualche viziosa palla persa.

Il riproposto quintetto con Ricci da 3, primaria svolta in G5, vede l’italiano raddoppiato ed annullato al primo tentativo di post e non ha effetti, ma la soluzione con Baron a gestire il pick and roll appena dopo le sue consuete uscite continua ad essere risorsa di ottimo valore.

I biancorossi tornano a non avere paura, assalgono il pitturato con qualche schiacciata di risposta e trovano canestri che consentono addirittura di ribaltare il punteggio del primo quarto. Il tutto è sublimato da un Voigtmann baciato dalla dea Tyche che brucia soprendentemente la retina da metà campo sulla sirena (27-23).

La lezione della Dotta

La Virtus resta un po’ meno attenta ad inizio secondo quarto, subisce qualcosa, trova poche risposte in Jaiteh, ma torna davanti e ci resta, di orgoglio e di grinta. Non ci sarà più altro vantaggio biancorosso per tutta la gara.

Si dispiega quindi la lezione della Dotta. L’Olimpia ricade nelle sue insicurezze offensive, quando c’è Napier in campo è paradossalmente peggio offensivamente di quando l’ex Connecticut siede in panchina.

Ojeleye è sempre una salvifica sentenza dai 6,75, Danny Boy un rambo senza la minima paura e la Virtus si ripropone sempre davanti nel punteggio, beneficiando dell’attacco insipido biancorosso, convertito in convinta transizione e in florida realizzazione.

La bomba di Coordiner del +8 a 2′ dall’intervallo è visibilio bianconero e primo vero allungo.

Come successo anche nel finale del primo quarto e più volte nella serie, un paio di iniziative dall’arco dell’Olimpia temperano lo svantaggio alla metà.

Ma Bologna è e rimane in missione. Comincia il secondo tempo di nuovo rabbiosa, con ira e ardore. L’Olimpia, però, con tutte le sue difficoltà, rimane sempre attaccata agli avversari.

Si affida ciecamente a Shields, capace di meno risposte del solito, e continua a manifestarsi come confusionaria, rivelando una forte tensione sottopelle.

Costruendo ancora un paio di triple, una per Baron e una per Napier, i biancorossi sono a un passo dall’agganciare i rivali. Un autocanestro su un libero avversario sbagliato poco dopo è goffo segnale: Milano non riesce a proporre una reazione credibile.

Nell’incipit del quarto quarto le due squadre non riescono a rompere il ghiaccio. Anzi, più che il ghiaccio, sembra abbiano davanti un blocco di cemento armato.

Sono 4 minuti di afasia cestistica, due squadre nel pallone e incapaci di superare una cappa di tensione ubiqua e pervasiva.

Tutto ciò che è neutro, favorisce il più forte ed è così che la Virtus arriva al suo esame finale in una posizione favorevole. Il consolidamento dei vantaggi mai troppo convinto, le disattenzioni nell’ultimo quarto… è tempo per la Dotta di apprendere dalle lezioni passate.

Dopo che Cordiner la sblocca dalla lunetta, è un lampo che rischiara le tenebre di Belinelli a segnare la vittoria de facto dei bianconeri. Tripla d’autore, con marchio di fabbrica, danzando nell’aere sull’angolo destro.

A quel punto è solo lo straripante giustiziere platinato, Cordinier, a mettere il punto esclamativo con una poderosa bimane. Sigillo in ceralacca da nobile francese che avvia il primo garbage time mai visto nella serie.

La Virtus si regala più bella che può al suo pubblico e saluta Bologna, preparando sogni e provviste per un appuntamento con la storia desiderato visceralmente.

Appunti, attendendo la storia

Lezione della Dotta c’è stata, noi prendiamo appunti. Lezione più che di merito, di metodo. Perchè la Virtus ha saputo dimostrare, come Milano in Gara 5, di saper svoltare in quelle caratteristiche che si credevano ormai congenite.

Abbiamo detto dell’incapacità di capitalizzare i momenti positivi, oggi resilienza totale e parziale nel momento più adatto. Abbiamo parlato tante volte della dipendenza da Teodosic, oggi il serbo è sostanzialmente un giocatore fuori dalla serie e arriva una vittoria con la migliore prova offensiva nei 40′ in questa finale…

Molto merito va dato alla produzione interna, che ha visto anche un insospettabile Jaiteh da zimbello a buon target nel secondo tempo, e alle grandi prove di Hackett, volto virtussino di questa serie, Belinelli, ma soprattutto Cordiner, entrato di prepotenza in questa serie con un contributo offensivo (in assalto al ferro) e difensivo (in difesa su Shields) impressionante.

La Virtus ha infatti riconquistato l’area, territorio che i biancorossi avevano usurpato nell’ultimo match. Ettore Messina aveva detto “E’ lampante che se tiri 39 volte da tre (dato in 50′, ndr), a maggior ragione in trasferta, fai una fatica pazzesca a vincere“: Milano alla Segafredo tira 30 volte dall’arco e torna ad essere troppo e solo perimetrale.

Milano ha saputo proporre meno antidoti difensivi, anche in corrispondenza dell’insipienza offensiva, legata alla sua monodimensionalità e alle difficoltà delle individualità.

Napier fatica tantissimo, tanto che è stato Hall a dover portare su palla anche quando l’ex Connecticut era in campo, 5 perse e plus-minus estremamente negativo, addirittura presenza dannosa per l’attacco. Shields oggi è stato molto ben tenuto a bada e non ha potuto garantire nemmeno lui le consuete improvvisazioni fuori dallo spartito. Far schierare meno la difesa, correre un po’ e sfuggire dalle trappole è ricetta da cui l’Olimpia non può prescindere.

In 48 ore, però, cambiano tante cose. Sono cambiate in passato, possono farlo anche ora. Ogni sfida produce accorgimenti impensati e impensabili, la differenza è che ora tutto sarà definitivo. Tutto sarà incorreggibile, ineluttabile, eterno. E’ tempo di Gara 7.

Photo credit: Olimpia Milano e Virtus Bologna Twitter

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