La scimitarra del Sultano, l’Efes trafigge il Real

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Il recupero del round 24 alla Sinan Erdem sorride all’Efes

Si trattava di una gara estremamente importante per l’Efes, non era un mistero. Il treno playoff stava correndo via senza i turchi e la sfida nel recupero casalingo contro il Real Madrid aveva tutte le coordinate per essere un turning point decisivo.

I ragazzi di Ataman hanno senza dubbio affrontato la sfida con questa consapevolezza, riuscendo a produrre momenti di pallacanestro altissimi e conservando il vantaggio in un folle finale. La vittoria sulle merengues è un 90-89 in volata.

Efes batte Real - Eurodevotion

Una grande notte di Euroleague nel consueto racconto di Eurodevotion.

L’assalto blanco alla rocca ottomana

Nella rocca ottomana della Sinan Erdem Hall, i crociati della Cattolicissima, in tuta merengue, si sono lanciati all’ostinato accerchiamento del luogo sacro della pallacanestro turca da subito.

Il Real attacca infatti efficacemente nei primi secondi dell’azione, si muove con determinazione e lucidità. L’assenza di un play nel quintetto iniziale pone l’imperativo di sfruttare la transizione per costruire gioco e gli uomini di Mateo lo fanno egregiamente, cavalcando un armonioso movimento di uomini, incalzato da un’ordinata transizione offensiva.

L’Efes è passiva inseguitrice dello spartito iberico, eseguito a ritmo pressante, tuttavia riesce già da subito ad individuare un tema tattico fondamentale, che garantirà bottino in controffensiva già dal primo quarto. Si tratta dell’esporre Tavares sul pick and roll, con Micic capace di punire più volte sul cambio e Pleiss ad allontanare il capoverdiano dal pitturato.

Qualcosina però già inizia a cambiare nella seconda metà del quarto, quando le truppe cammellate dei blancòs si impantano un pochino su una ben più ruvida difesa turca. Il Real gioca di più a metà campo, in modo meno dinamico, anche appoggiandosi al Chacho in cabina di regia, si affida più che altro al pick and roll, situazione che, salvo qualche lob di Tavares raccolto dallo spagnolo, i turchi riescono a controllare. L’attacco domestico è concentrato e puntuale, con ossequiosa attenzione a sfruttare i vantaggi che trova da cavalcare.

L’equilibrio è ripristinato, l’inerzia e il vantaggio sono appannaggio turco all’intervallo.

L’Efes e un terzo quarto ‘kemalista’

Il terzo quarto è la Guerra di liberazione turca di Mustafa Kemal. E’ l’indomito spirito nazionale turco, che non ci sta ad essere relegato a staterello dopo la disfatta ottomana della Prima Guerra Mondiale.

E’ una squadra che, se deve rinunciare alla sua veste imperiale in salsa ottomana, ne costruirà una nuova e tipicamente turca per soddisfare la sua volontà di potenza. E così non accetterà di essere esclusa dai playoff, o per lo meno non accetterà di escludervisi da sola piegando la testa.

Venendo al basket, il ritorno dagli spogliatoi dei biancoblù è una delle cose più esaltanti che io abbia visto in questa Eurolega. Uno spettacolo delle meraviglie della natura, un distillato di vertigine cestistica. L’Efes gioca con una fiducia stellare, una lucidità tecnica ineccepibile, un carattere fiero e indomabile.

35 punti in quarto al Real Madrid, semplicemente così suona debordante prova di forza.

La pallacanestro offensiva dei ragazzi di Ataman frantuma i blancos, inermi di fronte alla furia kemalista. Il tema tattico continua ad essere quello degli sciagurati cambi difensivi madrileni, su cui lo staff ospite non accenna a implementare una seria contromossa. La più grave emorragia della sfida continua a fluire, e così si aprono praterie, dal pick and roll, ma non solo, che scoperchiano il campo e consentono una prova balistica senza eguali dei turchi.

Una manna dal cielo, se consideriamo come il tiro da tre sia termometro dell’andamento turco. Ieri 8 triple in soli 10′, con il 50% finale dal perimetro a suggellare l’opera di furia saracena.

Il Real si impantana, corre poco, difetta nella creazione di gioco ed entra in confusione totale, patendo un aggressività sulle linee di passaggio turca. E’ -17.

Nell’avanzata ottomana i giannizzeri di Ataman si rendono protagonisti di atti bellicosi inenarrabili, quasi umilianti, che sorprendono per sadismo cestistico. Degli esempi? La bomba di Clyburn, l’ennesima, in faccia a Tavares sul cambio, crudele nella sua meccanica ripetitività, il poster vorace di Dunston su Poirier, imperioso nel suo clamore barbaro, il crossover con tanto di buzzer beater di Larkin, inappellabile nella sua grazia.

Venti sopiti di Reconquista

‘Adda passà ‘a nuttata” deve aver detto ai suoi Chus Mateo nel suo – siamo sicuri – perfetto accento partenopeo, durante la pausa che anticipava il quarto decisivo. Le merengues infatti non si sono scomposte dopo aver subito gli avversari in ogni aspetto del gioco. E allora è cominciata, lenta e inesorabile, agguerrita, la tentata Reconquista.

L’Efes ha faticato a ritrovare le vette del quarto precedente, ha gigioneggiato un po’ troppo, non mancando di dare sfogo alle sue consuete tendenze bipolari. Il Real invece è tornato in sé, conseguendo numerose vittorie difensive, grazie ad un Poirier che è riuscito a garantire decisamente più solidità alla retroguardia merengue, mettendo qualche pezza in più alla situazione tattica di cui tanto abbiamo detto, che ha continuato comunque a prodursi.

Così, il fluire di un quarto quarto da 15-2 a 3′ 30”, suggellato da una tripla di Rodriguez, ha permesso ai blancòs di tornare all’assedio della rocca del Sultano e ha riportato a -4 gli spagnoli. L’Efes sembrava però aver risposto, grazie a un uno-due firmato da Bryant a rimbalzo offensivo e da Singleton sul recupero. Servirà ancora qualche minuto…

Il Chacho ha l’ardore cavalleresco di un cavaliere errante. Oggi al soldo della Corona, sprizza una nobiltà regale in ogni sua movenza. Condensato eroico di romanticismo medievale, senza macchia e senza paura, sferza i turchi con un’altra incredibile tripla e vede premiato il suo coraggio con uno sfondamento conquistato. Tutto questo è prodromo perchè Yabusele possa completare il sorpasso sui padroni di casa a poco più di un minuto dalla fine.

La scimitarra del Sultano però la impugna Larkin, carismatico ed ecumenico leader turco. Volteggia nell’aria e trafigge al cuore l’iberica stirpe, un fendente sublime dal perimetro, cui accompagna una fulminea imbeccata a Pleiss l’azione successiva. La stoppata proprio del teutonico su Deck chiuderà ogni discorso, ironico epilogo nella ricorsività della finale di Belgrado del suo protagonista. La tripla di Musa infilata a fil di sirena è solo ancora più beffarda.

Photo credit: Anadolu Efes Twitter, euroleaguebasketball.net

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