Ritratto di Shavon Shields, uno studente modello per il professor Messina

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Shavon O’Day Shields è nato il 5 giugno del 1994 ad Overland Park, seconda città più popolata del Kansas, nella Johnson County, sede del colosso delle comunicazioni Sprint.

201cm per 102 kg, che risultavano essere 97 ai tempi di Trento, è atleta moderno in grado di muoversi in almeno tre posizioni sul campo.

Figlio di Will Shields, “hall of famer” del football, nel 2011 a livello universitario (“Alma Mater” sempre la Nebraska dove andrà il suo pargolo) e nel 2015 a livello professionistico, dopo una carriera coi Kansas City Chiefs. Curiosità? Non ha mai saltato una gara in 14 anni di carriera. La mamma è Senya. nativa danese, fatto determinante per la nazionalità di Shavon. Ha un fratello, Solomon, ed una sorella Sanayika, giocatrice di basket al Drury College.

Ha studiato alla Olathe Northwest HS, dove ha collezionato un eccellente 4.0 di GPA (Grade Point Average), ovvero quello che viene definito “perfect”, poiché composto da sole “A” per ogni anno di frequentazione scolastica. Tra i compagni di squadra alla HS  Willie Cauley Stein.

Nel quadriennio seguente al liceo si sposta nel Nebraska, dove con i Cornhuskers, tiene una media di 13,5 punti a gara, tra il 2012 ed il 2016.

L’esordio nel mondo del professionismo avverrà proprio nel 2016 coi Fraport Skyliners tedeschi, prima di passare a Trento verso la fine della stagione 16/17. Con la squadra di Buscaglia resta anche la stagione seguente, quel 2017/18 che lo consacra da alto livello.

«E’ migliorato in maniera pazzesca. E’ arrivato da 4 e se ne va da 2» ci raccontò proprio Maurizio Buscaglia dopo quella finale in cui solo “The Block” gli tolse la gioia di un titolo nazionale.

Ed ecco, dopo Trento, la chiamata del Baskonia.

Nella stagione 2108/19 gioca 33 gare in EL, a 24’27” di utilizzo, 9,8 punti, il 56,5% da due su 170 tiri, il 35,6% da tre su 73 triple tentate, un eccellente 88,3% in lunetta, però solo su 60 conclusioni, 2,8 rimbalzi, 1,1 assist, 0,6 recuperi ed 1 persa. Subisce più o meno gli stessi falli che commette (2,1 vs 2) ed ha un PIR di 9,2. Le due migliori gare della stagione le gioca nel momento più importante, ovvero #1 e #2 contro il Cska nei Playoff, con 17 e 15 punti. Dimitris Itoudis ricorda quella serie come una delle più dure mai giocate: dopo le sfide di Mosca si era in parità, 1-1, e solo un grandissimo soggiorno basco permise all’Armata Rossa di tornarvi poche settimane dopo per trionfare proprio alla Fernando Buesa. In stagione regolare la miglior performance fu contro il Fenerbahçe, in un “losing effort” da 22p+5r ed un PIR di 22.

Numeri discreti anche nel 2019/20. 26 gare, 25’21” di impiego, 9,5 punti, 51,2% da due (129 tiri), 34,6% da tre (81 conclusioni) e conferma dell’eccellenza in lunetta a 30/35 (85,7%) ma sempre su pochi tentativi. 3,4 rimbalzi, 1 assist, 0,4 recuperi ed 1 persa. PIR da 8,5 e conferma di un sostanziale pareggio tra falli subiti (1,7) e fatti (1,5). Curiosamente il “season high” è sempre a 22 punti, nella sconfitta di Valencia come nella vittoria casalinga contro il Khimki.

Durante l’avventura basca è stato allenato da Pedro Martinez, Velimir Perasovic e Dusko Ivanovic.

Un buon giocatore di Eurolega, ma certamente ciò che gli appassionati milanesi non possono facilmente dimenticare fu la performance durante la finale del 2018, in cui fu indiscusso MVP, non incoronato solo per la sconfitta della sua squadra. L’eccezione alla Jerry West avrebbe reso giustizia.

31-17-6-31-27-14: non è una combinazione del Superenalotto, ma la sequenza di punti segnati alla difesa milanese, che solo in due occasioni su sei (#3 e #6) fu in grado di limitarlo).

Memorabili le prove in gara 1 (31 in 31 minuti con 10/15 da due, 2/4 da tre e 31 di valutazione), gara 4 (31 in 33 minuti con 11/13 da due, 9/10 ai liberi e 39 di valutazione) e gara 5 (27 in 27 minuti con 6/8 da due 4/6 da tre e 23 di valutazione). Proprio nel decisivo quinto episodio, quello della già menzionata “The Block”, vi furono momenti di assoluta onnipotenza che resero vani i seppur validissimi tentativi della difensa milanese di fermarlo.

In quella serie finale mise insieme un incredibile 41/60 da due punti, un discreto 7/20 dall’arco (ma 4/6 sempre nella celebre gara 5) ed un sempre solido 23/28 ai liberi, per una valutazione totale di 132.

Giocatore  completo, che sa muoversi sui 28 metri con una certa disinvoltura ed è in grado di difendere ad un buon livello sia contro i pari ruolo più rapidi che contro quelli di stazza più imponente.

Ha un pregio non da poco, quello di crescere di livello costantemente e di tirare fuori il meglio nelle occasioni decisive.

Milano deve solo attendere la fine della stagione di ACB, ovvero il 30 di giugno, poi potrà ufficializzare una mossa che le nostre fonti ci hanno riconfermato, anche nello scorso weekend, come già in archivio.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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