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All’inizio di questo 2023 il Real Madrid era un cantiere aperto e Chus Mateo, storico vice di Pablo Laso, era ritenuto non all’altezza di raccogliere il pesante fardello di uno degli allenatori più vincenti dei blancos: con i due Sergio e Rudy sempre più vicini all’ultimo atto delle rispettive carriere tutto lasciava presagire ad un ridimensionamento della squadra verso obiettivi più blandi e non vi era la minima sensazione che le Final Four fossero un traguardo raggiungibile. Alla fine dello stesso anno il Real ha invece in bacheca un’Eurolega in più e sta ad oggi giocando di fatto una Lega diversa dalle altre 17 partecipanti in in questa stagione: è innegabile che l’ormai celebre rissa della Stark Arena rappresenti la sliding door decisiva della sua storia recente – senza l’ingiustificabile miccia accesa da Llull probabilmente saremmo qui a parlare di scenari ben differenti – ma è altrettanto evidente come i giocatori siano riusciti a capitalizzare su una situazione che proponeva una percentuale di successo prossima allo zero. La momentanea imbattibilità in Europa (interrotta in ACB solo dal miracolo andaluso di Ibon Navarro) è però anche frutto di un roster già estremamente qualitativo a cui mancava un solo pilota per renderlo perfetto: l’arrivo, o meglio, il ritorno di Facundo Campazzo nella capitale ha permesso a Mateo di creare una macchina senza difetti sui due lati del campo, venendo intelligentemente incontro alle caratteristiche tecniche dell’argentino e dei suoi compagni.

Mateo riceve il premio di allenatore dell’anno in Spagna (fonte Real Madrid Basket X/Twitter)

La semplicità inarrestabile del pick ‘n’ roll giocato con Facu

Partiamo dai numeri, che parlano di una squadra straordinariamente efficace in attacco (Ortg 119.2, 2° in Eurolega) che consegna la bellezza di 30 assist ogni 100 possessi (la stagione precedente erano 26.5) e che segna 1.06 punti per possesso con il 61% di true shooting percentage, subendone la miseria di 0.87. In queste statistiche c’è tanto, tantissimo del ritorno di Campazzo, che ha alzato la qualità e il ritmo di un roster con molti interpreti letali nel giocare in transizione e le cui caratteristiche si incastrano in totale armonia, facendo del Madrid la miglior squadra per pace (72.9) e per rapporto assist/palle perse (1.93). Passando al campo, l’inserimento del Facu si è tradotto con una ricerca quasi spasmodica del drag (pick ‘n’ roll in transizione) e del pick ‘n’ roll sia primario che secondario, aiutando Musa a giocare più lontano dalla palla con meno compiti di playmaking, ed esaltando le doti fisiche, atletiche e soprattutto di lettura della coppia migliore di centri in circolazione, quella rappresentata da Tavares e Poirier. I due lunghi infatti non solo risultano perfettamente complementari ma uniscono ai tanti centimetri una grande rapidità di piedi e una miriade di soluzioni di bloccanti, a seconda di come i gli avversari decidono di difendere sul gioco a due.

  • Pick ‘n’ roll profondo: è la prima situazione esplorata nell’attacco a metà campo soprattutto contro difese – e succede spesso – decidono di tenere il proprio centro in drop per scommettere sul tiro da fuori di Campazzo, ma l’abilità nel tenere vivo il palleggio facilita nella maggior parte dei casi il lob con schiacciata con il difensore completamente preso in mezzo.
  • Slip the pick: utilizzato sia a difesa schierata che in transizione, per esempio il Monaco nell’ultima gara ha provato a “blitzare” sul playmaker ma il capoverdiano e il francese hanno letto sovente con vario anticipo l’angolo di aiuto fintando il blocco e tagliando direttamente a canestro, ricevendo un passaggio diretto o attraverso le sponde delle due ali
  • short roll: il vantaggio di poter vedere tutto il gioco da un’altezza inarrivabile praticamente in ogni azione consente a due ottimi passatori di poter scaricare la palla in angolo per una tripla (il Real segna 1.91 punti per possesso in questa specialità, un numero fuori dal comune) o di favorire il back door a canestro dei propri compagni.

Per dare un’idea dell’impatto di Campazzo basti pensare che il cordobés viaggia a 7.8 assist a partita a fronte di sole 2 palle perse (1° in assoluto per ratio), assiste 17.6 punti e il suo on/off è di +31: numeri che in questo momento lo mettono spalla a spalla con Shengelia per il premio di MVP.

La fiducia di Mateo nelle letture individuali

L’arte del gioco a due però sarebbe fine a sé stessa, addirittura inefficace, se non fosse calata in un contesto che coinvolga tutti e cinque i giocatori in campo e in questo sta la forza principale di Mateo, quella di aver costruito un attacco così produttivo attraverso un gioco senza sovrastrutture, basato su pochi concetti semplici in cui le letture individuali diventano decisive per la realizzazione di un canestro. Per esempio una delle prerogative fondamentali è che l’area sia sempre e il più possibile vuota e quasi tutti i giocatori lontano dalla palla sono ottimi tiratori piazzati, non è un caso che il tiro da 3 componga il 30% dell’attacco madrileno e che sia altamente qualitativo (37% su oltre 28 tentativi di media, 1.10 punti per possesso). La costruzione di un tiro facile quindi non arriva solamente attraverso il pick ‘n’ roll primario, ed è proprio per questo motivo che gli altri tre attori in gioco sono ugualmente protagonisti, aiutati da situazioni in grado di esaltarli

  • wide pin down o stagger verticale: sono le due scelte principali per coinvolgere Musa molto presto nei set offensivi. Se nel primo caso sul lato viene creata una situazione di empty corner in grado di scatenare il pick ‘n’ roll secondario, nel secondo invece l’intenzione di cercare la tripla o la penetrazione del bosniaco, sfruttando la sua pericolosità come assistman: l’ex Brooklyn infatti è migliorato esponenzialmente nel fondamentale e nonostante stia segnando meno in questa stagione è al massimo in carriera per passaggi vincenti a partita (2.9)
  • flash pivot: se c’è un aspetto in cui Tavares e Poirier non sono particolarmente pericolosi è quello riguardante l’isolamento in post basso. Sfortunatamente per gli altri però il Madrid può contare su interpreti meravigliosi della materia nel ruolo di 4 e più precisamente Deck, Yabusele e Hezonja: il flash post per uno dei tre tende ad attirare aiuti dal lato debole – partendo da una situazione abituale di mismatch – che facilitano il ribaltamento oppure a mettere pressione a rimbalzo, dove i loro compagni sono decisamente attivi. L’infortunio di Yabusele potrebbe complicare le cose sul lungo periodo, soprattutto perché il francese è stato utilizzato qualche volta come centro nel five out di Mateo, ma Hezonja potrebbe avere in questo frangente l’occasione per fare lo step definitivo che sembra sempre più vicino.

Pick ‘n’ roll, tiro da tre, mismatch in post basso sono dunque tre elementi che messi assieme spiegano un attacco corale (56% di punti assistiti) e letale sotto ogni aspetto, compreso il pitturato (22% la frequenza con 1.64 punti per possesso) e la continuità ai liberi (11%).

Causeur e i tre tenori sono ancora decisivi per il Real Madrid

Quando parliamo di Real Madrid non possiamo non pensare all’impatto dei tre tenori, diventati ormai quattro grazie alla presenza imprescindibile di Fabien Causeur, decisivo come sempre nella finalissima del 2023 e grande protagonista in questo inizio di annata, complice soprattutto un’integrità fisica finalmente recuperata. Il mancino da Brest pare vivere una seconda giovinezza e la sua titolarità dà equilibrio ad un quintetto iniziale devastante, secondo solo a quello del Partizan: lui, Campazzo, Musa, Deck e Tavares producono un net rating di +55 con il 72.5% di efficienza, lasciando agli avversari le briciole (94.0 drtg, 44.7% efficienza concessa). Causeur rappresenta l’arma per sbloccare i rari momenti di fatica offensiva, le sue qualità di creator gli consentono di essere ancora performante da situazioni di ribaltamento sia nel ruolo di tiratore che in quello di creator. La second unit è invece ancora tutta roba di Llull, Rodriguez e Fernandez, con il Chacho a proseguire sulla falsariga e con la stessa efficacia il lavoro di Campazzo, in un contesto in cui la perimetralità è addirittura esasperata, ma con risultati clamorosi: in 16.6 minuti di utilizzo totali il quintetto con i tre veterani più Yabusele e Poirier ha il 162.5 di offensive rating e 71.4 di defensive rating, con una frequenza al tiro da 3 del 64% che produce 1.71 (!) punti per possesso. E’ evidente, fin troppo lampante che il Madrid disponga di due quintetti titolari e che la cosiddetta panchina sia nettamente superiore a tutte le altre in giro per il continente.

Llull e Causeur ricevono gli applausi dei tifosi (fonte Real Madrid Basket X/Twitter)

Una squadra perfetta

Con una qualità offensiva del genere sarebbe lecito aspettarsi che i blancos concedano qualcosina in più nella propria metà campo, ma la perfect run di questo inizio stagione non sarebbe possibile senza una struttura difensiva altrettanto solida. La presenza di due grandi intimidatori nel pitturato rende il lavoro del coach molto più semplice, ma ci vuole una preparazione puntuale e costante durante ogni minuto della partita, con il principio cardine di togliere il tiro da tre e spingere il palleggiatore verso la zona ad accesso limitato presidiata da Tavares e Poirier. Per farlo la scelta iniziale è sempre quella di mettere Causeur sulle tracce del palleggiatore avversario, sempre pronto a cambiare la guardia difensiva:

  • se gli avversari giocano pick ‘n’ roll con il numero 4 l’idea è quella di fare aiuto e recupero con il difensore del bloccante per togliere ritmo all’attaccante, con Causeur a giocare ice per spingerlo sulla linea di fondo. In caso di ritardo di uno dei due difensori, si procede al cambio sistematico
  • Se il gioco a due coinvolge Tavares la scelta sarà quella del drop per sfruttare la lunghezza delle sue braccia e disincentivare la possibilità del lob
  • Se invece in campo è presente Poirier l’opzione sarà quella del contenimento, con il 3 o il 4 pronti a flottare per bloccare il roll e a recuperare velocemente in caso di passaggio skip: Deck e Yabusele sono straordinari in questo.

Tutto questo si traduce nella miglior difesa della competizione (101.5 defensive rating) che concede il minor numero di tiri dall’arco (22.1) con una percentuale miserrima (solo il 29%), inoltre si tratta dell’unica squadra insieme ai rivali storici del Barcellona a concedere meno del 50% di efficienza (47%) e appena il 51% di true shooting percentage.

Parafrasando le parole di Denzel Washington nell’indimenticabile film del 2000 “Remember The Titans” Chus Mateo non sarà perfetto, ma questa squadra ha vinto tutte le partite che ha giocato ed è quindi perfetta: perfetta fa il suo ingresso in campo e perfetta lo lascia.. Ed il merito di averla resa tale è soprattutto il suo.

Fonte statistiche: Hack-a-stat e 3stepsbasket Fonte foto: profilo ufficiale X/Twitter e sito ufficiale Real Madrid Basket

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