Quei ragazzi d’oro… – L’intervista a Gabriele Procida e Matteo Spagnolo

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Nella tarda serata di ieri abbiamo avuto la fortuna di incontrare due dei talenti più giovani della pallacanestro italiana. Gabriele Procida e Matteo Spagnolo rappresentano sono la definizione massima del termine “futuribile”, spesso abusato e posto fuori contesto. I due ragazzi dell’Alba Berlino devono ancora sbocciare definitivamente e noi, in attesa che ciò accada, ci godiamo le loro personalità e quanto di buono, ad oggi, mostrano sul parquet di gioco.

Matteo, ci racconti un segreto che hai cercato di rubare a leggende come Llull o Rudy giocando ed allenandoti con loro durante l’esperienza al Real?

“La loro professionalità e il modo in cui si allenano e hanno cura del loro corpo. Sono grandi campioni, quindi pensi che per arrivare dove sono arrivati devi prendere il più possibile.”

Prima risposta umile per l’ex Dolomiti Energia Trentino, più fortunato dell’amico, forse, a livello di esperienze fatte prima di approdare nella capitale tedesca.

Gabriele, dopo il primo anno di esperienza in Eurolega, qual è la parte del gioco dove credi di dover crescere ancora maggiormente e quale in cui, invece, ti sei sentito più a tuo agio?

“Sicuramente devo migliorare su tutto, ma l’aspetto principale è il ball handling. Inoltre, mi sento migliorato a livello fisico ed in difesa.”

Ancor più fisico, Gabri? Ebbene sì, ancor più fisico, perché l’ex Fortitudo ha davvero lavorato tanto per rendere il suo corpo il più adatto possibile alla massima competizione continentale, nonostante la base di partenza fosse ottima.

La cosa che ruberesti al tuo compagno e quella che ti fa incavolare di più, sia in campo che fuori?

“Di Matteo (Spagnolo n.d.r.) ruberei il ball handling. Deve migliorare nell’arrivare puntuale la mattina, perché deve accompagnarmi lui in macchina. Io non guido.” Con estrema umiltà, il numero 1 dell’Alba ammette di non sforzarsi per condurre il mezzo che porta ad allenamento.

E tu Matteo?

Di Gabriele (Procida n.d.r.) ruberei l’atletismo ed il tiro. E comunque, se dico 9:15 e lui è pronto alle 9, non è vero che arrivo in ritardo! In ogni caso, ci troviamo benissimo.” Il volto di Procida è quello di chi ammette di essere arrivato in anticipo almeno la metà delle volte.

Gabriele, ci racconti le differenze tra l’Eurolega 22/23 e quella di quest’anno?

“Per il momento l’Eurolega è la stessa dello scorso anno. Vedremo domani, ma possiamo già dire fisicità molto alta, forse più dell’anno scorso.” 

Matteo, arrivi dall’esperienza a Trento? C’è davvero tanta differenza tra Eurocup ed Eurolega?

“Senza nulla togliere alla prima competizione che hai citato, in Eurolega ci sono giocatori di più alto livello. Molta individualità e atletismo, bisogna avere il fisico maggiormente pronto e reggere meglio i contatti.”

L’amicizia che avete vi aiuta in campo?

“Ci aiuta durante la partita, giochiamo bene insieme e ci diamo consigli sulle giocate o sul momento in cui farle. Abbiamo provato il pick and roll in transizione, ne abbiamo parlato e questo per noi è molto importante”, risponde Procida. E Spagnolo aggiunge: “Ci troviamo bene in campo e fuori, siamo amici, ci possiamo dire tutto senza che l’altro se la prenda. Se penso che Gabriele non attacchi nella maniera giusta glielo dico e succede anche il contrario. Ci stiamo vicini e ci facciamo sempre qualche battuta e risata.”

Com’è il campionato tedesco?

Risponde solo Spagnolo: “Molto rispettabile, con ottime squadre. Non penso di poterlo comparare alla Serie A, soprattutto come stile, ma ci sono ottimi giocatori. E’ pieno di squadre importanti come Ulm e Bayern: è un campionato competitivo.” 

La chiave per battere la Virtus?

“Giocare con le nostre regole, pensare a noi in primis, ma poi limitare le palle perse perché la Virtus è forte in transizione”, risponde sicuro Procida. La chiave, insomma, è offrire un buon basket e limitare gli errori per quanto possibile.

“La Virtus ha tanta fisicità, corre bene il campo. Conosciamo le caratteristiche individuali dei vari giocatori e dobbiamo basare il match su quello. Sappiamo, ad esempio, che Belinelli tira da tre, Toko è forte in post e sul perimetro, quindi bisogna studiare gli avversari e difendere”, dice, invece, Spagnolo con sicurezza. La chiave, per lui, sta nel pensare ad ogni giocatore della Segafredo, alle sue caratteristiche e lavorare su quello.

Gabriele, hai giocato in una squadra storica come la Fortitudo. Che ricordi hai dell’esperienza a Bologna?

“Mi ha insegnato tanto, è stata la mia prima esperienza fuori casa, ho imparato a stare da solo. Sul campo mi è dispiaciuto tanto per come è andata, ma il Paladozza è sempre emozionante e non vedo l’ora di tornarci!”

Matteo, un pensiero su Basket City?

“Sono molto legato a Bologna, ho tanti amici e familiari. Questa città vive per il basket, poi per noi due tornare in Italia, in generale, è sempre speciale e domani sarà emozionante.” 

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