Marco Bonamico diretto su Messina: Ha fallito, è evidente

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Marco Bonamico, ex virtussino (e milanese…), è intervenuto durante la trasmissione Sport Club di E’TV.

Parole abbastanza dirette che lasciano spazio a pochi dubbi da parte di Marco Bonamico, 154 partite in nazionale impreziosite dall’argento olimpico di Mosca 1980 e dall’oro europeo di Nantes nel 1983.

La prima domanda che gli è stata rivolta era incentrata sul pacchetto italiani, secondo i conduttori non migliorato a parte il livello di Datome e Melli. In particolare viene paragonato a quello che è invece il gruppo italiano della Virtus, che ha fatto la differenza lo scorso anno.

Così il “marine”…

«C’è Ricci ma non c’è stato un miglioramento al livello di Bologna ma questo è tipico di Milano, che non ha mai creduto nei giocatori italiani, rendiamoci conto. Questa è la realtà».

«Gli italiani li ha presi, adesso ha preso Melli che potenzialmente è un giocatore di primissimo livello in Europa. Ricordiamocelo perchè è un giocatore solido, anche quando non fa canestro è importante e lo abbiamo visto in nazionale, ha voglia di stare in campo e di giocare ed ha ancora tanta freschezza, fisicamente l’ho visto bene».

«La domanda è un’altra: riusciranno reggere a reggere la pressione che Ettore metterà sulla squadra dopo non aver vinto il campionato l’anno scorso, aver fatto sì una buona Eurolega ma, insomma, poteva arrivare in finale e non ci è arrivato… questa è la domanda».

Da studio gli viene chiesto molto direttamente se Ettore Messina ha fallito e l’ex ala, che giunse in prestito a Milano per la lungimiranza dell’avvocato Porelli a fine anni ’70, risponde così.

«Beh, insomma, non ha vinto niente, è evidente».

«Non è una vittoria arrivare alle Final 4. Si vince se si arriva primi».

Da studio si enfatizza il concetto sottolineando come si sia voluto far passare come una vittoria l’accesso alle Final 4, ma non si è vinto, si è pero e nemmeno in finale ma in semifinale. Si aggiunge che la finale scudetto sia un fallimento sportivo di quelli da raccontare (l’esempio cui vine paragonato lo 0-4 è quello di Buster Douglas che batte Mike Tyson).

La domanda seguente riguarda i rapporti di forza tra Milano e Bologna ora.

«Sulla carta Milano è molto forte, ma lo è sempre stata begli ultimi 7/8 anni, ma ha portato a casa molto meno di quello che avrebbe potuto. Le ragioni sono molteplici, però c’è stato un cannibalismo di allenatori, Scariolo mandato via quasi come fosse la causa del disastro, Pianigiani etc… Voglio dire, Milano ha mangiato, masticato allenatori e giocatori… Mezza serie A è passata da Milano, Fontecchio compreso, mandato via come fosse un bagaglio a mano della Ryanair…».

Da studio si insiste sottolineando anche il caso di Melli, mandato via con disonore e poi riportato a casa, dopo che era stato un giocatore dominante in Eurolega e poi utile in NBA.

Ora, le opinioni sono tutte sempre rispettabilissime, e ci piacerebbe potrebbe anche approfondire con qualche aggiunta, ancor più quando vengono da gente come Marco Bonamico, grande protagonista del gioco, ma qualche considerazione si può e si deve fare.

I dati di fatto, su tutto. Quel “non ha vinto niente” è un poco impreciso e va almeno valutato. Coppa Italia dominata, e prima la Supercoppa, non sono esattamente “niente”, sebbene i due trofei, va detto, meno importanti della stagione. La stessa Supercoppa arriva sempre in periodo che è assolutamente preseason, quindi ha certamente meno valore in termini assoluti, mentre la Coppa Italia si gioca in un momento chiave della stagione, che tra l’altro è coinciso con una serie di W milanesi in europa che hanno permesso di arrivare a quell’ottimo record alla fine della stagione regolare.

“Vince chi arriva primo”? Verissimo, non fa una grinza, ma è altrettanto vero che se interroghiamo qualsiasi allenatore che partecipi ad una competizione che si chiude con la formula delle Final 4 ci risponderà che qualificarsi all’atto finale di quella competizione è da considerarsi un eccellente risultato che nobilita un stagione. Aggiungiamo poi che due gare secche per assegnare un titolo sono una brutta bestia che a volte non dà nemmeno l’esito favorevole alla più forte. Con questo non volgiamo certamente dire che Milano fosse la più forte a Colonia, non lo era senza dubbio e questo forse accresce i meriti di chi è arrivato ad un tiro dalla finale contro chi poi quella finale se l’è giocata fino agli ultimissimi possessi con i dominatori europei da ormai due anni.

Serve sicuramente sottolineare come la qualificazione alle Final 4 sia un risultato che a Milano non si vedeva da un trentennio, nemmeno sfiorato fatta salva l’eccezionale stagione del Banchi 1.

Sul tema dei giocatori italiani siamo più concordi con Marco Bonamico quando dice che “Milano non ci ha mai creduto”: è una delle ragioni della sconfitta in finale di campionato, e ha avuto, a nostro parere, le radici nello scarso coinvolgimento degli stessi atleti durante stagione. E’ tema su cui crediamo che Ettore Messina abbia incentrato molto del lavoro estivo nell’ottica della stagione entrante. Sostenere però “a parte Melli e Datome” ci appare un evidente controsenso: Melli e Datome ci sono, altrimenti si potrebbe dire che il PSG a parte Neymar, Messi e Mbappè non ha fenomeni di rilevanza…

Citare poi esempi, come quello di Fontecchio e degli allenatori “mangiati” da Milano che riguardano la gestione societaria precedente all’arrivo di Messina a Milano ci pare dato di fatto assoluto ma poco rilevante riguardo l’Olimpia di oggi, basata ed organizzata su presupposti ben diversi.

Lo 0-4? E’ chiaro che è stato clamoroso, lo sanno tutti. Non sia un alibi, ci mancherebbe, ma l’impatto fisco e mentale di una stagione di Eurolega è devastante, ne abbiamo avuti tanti esempi in giro per l’Europa negli anni.

Ed allora si torna al tema precedente, ovvero quello del coinvolgimento totale del roster, che siano italiani o meno. E’ sbagliatissimo piangere sulle 80-90 partite od utilizzarla come scusa: chi partecipa a campionato ed EL lo sa dall’inizio quindi si deve attrezzare a riguardo e deve gestire gli impegni con equilibrio e moderazione gestendo anche qualche sconfitta interlocutoria.

Infine, riguardo quel fatto di “accettare la pressione che Messina metterà sui giocatori dopo aver perso il campionato”, ci sentiamo di girare la questione in maniera un poco differente. Messina metterà pure pressione, giusta o meno che sia crediamo lo sappia lui meglio di chiunque altro, ma non pensiamo che gente come Rodriguez, Hines o Datome quella pressione non se la imponga già in proprio, visto che la sconfitta non è parola graditissima nella testa di questi campioni.

Chi è più forte quest’anno tra Milano e Bologna? Domanda interessante, avremo modo di parlarne. Magari oggi è un po’ presto, ma certamente quel gap a favore dei biancorossi ci pare decisamente ridotto grazie alla grandissima crescita della Virtus.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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