Sala stampa G5 | La considerazione dell’altro, le spremute d’arancia e la panchina degli Spurs

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E’ tempo di sala stampa dopo il pivotal game del Mediolanum Forum

Ormai abbiamo imparato a conoscerli, così come si sono presentati in Gara 1 davanti alla stampa, allo stesso modo i due santoni della pallacanestro europea perpetuano oggi il loro approccio, fedeli a loro stessi, davanti a ogni risultato.

Questione di carattere, di esperienza, di forma mentis.

Scariolo alla stampa dopo g5 sull'arbitraggio - Eurodevotion

Sergio Scariolo è pacato, schietto e imperturbabile. Il suo aplomb è intatto qualunque sia il responso del campo. E’ forte in lui, come in altre occasioni, la fierezza per la forza di volontà della sua squadra.

L’Olimpia ha giocato con più energia e con più lucidità di noi. La partita è stata equilibratissima, tutti i quarti sono stati di una differenza, quando c’è stata, di un solo canestro.”

“Comunque, vorrei battere le mani all’orgoglio della nostra squadra. Anche in una serata in cui abbiamo avuto più di un giocatore importante non in vena, i miei giocatori non hanno mai mollato, sono tornati un paio di volte a contatto, hanno dimostrato un grandissimo orgoglio competitivo, una voglia di rimanere attaccati alla partita e provare fino alla fine a vincerla. Devo congratularmi con loro.”

Interrogato dalla sala stampa sulla natura delle difficoltà che avessero impedito di svoltare le sorti del match nel finale, Scariolo esprime con gran lucidità il pensiero di chi è consapevole della ottima versione di Milano trovatasi di fronte. Totalmente diversa da quella vista sotto le due Torri.

“Io penso che dobbiamo chiederci come abbiamo fatto a rientrare in partita negli ultimi 3/4 minuti, più che pensare a che cosa ci è mancato.”

In più, Don Sergio ha finalmente gettato una luce nella tetra banchina di nebbia che sta offuscando il nostro sport in questi giorni turbolenti, con parole di limpidezza cristallina quando interrogato su un possibile fastidio nei confronti dell’arbitraggio. Insieme a Shields che ha silenziato mirabilmente i cori milanesi contro Hackett, un secondo ottimo momento di responsabilità e spirito sportivo di cui si sentiva il bisogno.

In questi due anni saranno state una novantina di partite (che ho allenato in Italia, ndr) tra campionato, Supercoppa, Coppa Italia e playoff. Quante volte mi avete sentito parlare degli arbitri alla fine di una partita? Solo a Treviso, perché era una partita in cui sono stati commessi tre errori decisivi nell’ultimo minuto dell’ultima partita che ha deciso il primo posto in RS… E’ stata l’unica volta, premettendo peraltro che avevo comunque considerazione per l’arbitro che disgraziatamente aveva commesso quegli errori. Non ho altro da dire, noi andiamo avanti e pensiamo alla prossima.

La considerazione dell’altro, indiscutibile e universale, è base di qualunque valore sportivo e prima di tutto sociale. Chapeau.

Tengono banco poi, soprattutto, le prestazioni opache di Teodosic e Shengelia, i due più talentuosi esponenti delle VuNere, che hanno chiuso il match con rispettivamente 0 punti (0/6) e 2 punti (1/7).

“Mi congratulo con la difesa di Milano, ma devo dire di aver visto in questi due anni tante volte difese di grande livello contro Teodosic e Shengelia e non con un risultato simile. Vuol dire che, anche loro, essendo umani, fatti di carne e ossa, possono avere una giornata storta.”

Un pungolo forse per i suoi due campioni, che rimangono essenziali per Scariolo. Nonostante la scadente prova del serbo, è stato comunque particolarmente sorprendente non vedere il mago Milos schierato per l’intero secondo tempo.

“Non l’ho visto in giornata e ho ritenuto che per un giocatore di 36 anni, avendo ancora una o due partite, non fosse il caso di spremere l’arancia in una serata in cui l’arancia non dava succo. Ci aspettiamo che con una giornata di riposo possa darci un bel contributo dopodomani.”

Il tema delle giornate no dei campioni non sarà l’ultima volta che echeggerà per la sala stampa del Forum durante la serata…

C’è spazio quindi per una chiosa sulle necessarie contromosse in vista del do-or-die game della Segafredo Arena.

Noi fin dall’inizio stiamo continuamente facendo aggiustamenti, in attacco e in difesa, nei giochi, nei quintetti, continuamente ogni partita. Ci toccherà farne altri in vista della sesta. Loro hanno fatto i loro, tocca a noi capire quello che in un giorno possiamo correggere ed essere pronti a farlo dopodomani.”

Allontanandosi Scariolo, è il turno di coach Messina. L’idea che dà il coach catanese è di nuovo quella di uno che sta già guardando avanti, tanto da apparire sovrappensiero.

E’ come se, mentre discuteva i temi della gara con noi in stampa, non fosse del tutto presente. La sua mente volava al di là di quella sedia, lontano dagli abbaglianti riflettori e dalle ficcanti fotocamere puntate, anzi, sembrava star già visualizzando scenari, opzioni, riflessioni di varia natura.

Con un fil di voce, il lider maximo dell’Olimpia ha così brevemente introdotto le sue generali sensazioni sulla partita e sulla serie a questo punto.

“E’ una vittoria importante e sudata. Abbiamo avuto un grandissimo contributo dalla nostra panchina, soprattutto Pippo e Paul hanno fatto delle cose importanti. Aver vinto nettamente i rimbalzi è stato un fattore chiave, perché ci ha dato più possessi in attacco. Abbiamo vinto una partita e adesso vediamo la prossima, è una serie per chi la vede da fuori con tranquillità credo molto bella, le due squadre stanno giocando ad un livello molto alto, i palazzi sono esauriti, ci sono state grandi giocate individuali, che sono poi quelle che decidono le partite.”

Messina è stato poi da subito coinvolto sui miglioramenti offensivi della sua squadra, apparsa più lucida in esecuzione, più muscolare nei duelli fisici tra esterni (emblematico il quintetto con Ricci da 3 che ha dato il via al primo strappo del secondo quarto) e, soprattutto, più dedita al gioco in area rispetto ad una sanamente ridimensionata dimensione perimetrale. Con anche parole importanti sul futuro di Shavon Shields.

Abbiamo avuto più pazienza ad andare da un lato all’altro, gli unici momenti in cui non l’abbiamo avuta, sono stati i momenti in cui abbiamo prodotto qualche palla persa. Quando siamo andati da un lato all’altro con un minimo di pazienza abbiamo trovato decisamente delle buone cose.”

L’idea era quella di avere dei quintetti più grossi e più atletici in campo, per non soffrire troppo i mismatch sia in difesa che in attacco. Shavon (tornato anche a giocare da 2 per alzare i quintetti, ndr) sta giocando una grande serie finale, questo è molto confortante per il futuro e non solo per il presente. Rivederlo ad una condizione pre-infortuni è una cosa che fa piacere per noi e per lui, ovviamente, per quello che dovremo fare in futuro.”

E’ lampante che se tiri 39 volte da tre (come accaduto in G4, ndr), a maggior ragione in trasferta, fai una fatica pazzesca a vincere. I ragazzi erano consci di questo, hanno attaccato il ferro di più, giocare più grossi ci ha aiutato a trovare possibilità. Vediamo andando avanti, loro faranno qualche adeguamento sicuramente.”

La svolta più grande, e ne abbiamo parlato diffusamente, per l’attacco di Milano è trovare il giusto bilanciamento tra dimensione perimetrale e dimensione interna, possibile solo se quella dimensione interna esiste davvero. Il match del Forum ne ha provato l’esistenza e, per recuperarla, è bastato un cambio di atteggiamento tattico, senza che si rendesse necessario quel paventato ingresso di Davies nelle rotazioni.

Il ruolo di 5 tiene banco, però, in altro senso, con la straordinaria prestazione di Paul Biligha che ha relegato in panchina Kyle Hines.

“La panchina ci deve dare molto. Condivido un ricordo di quando lavoravo a San Antonio, il grande maestro diceva: “se Parker, Manu e Tim giocano e gli altri danno una mano, vinciamo”. Lo stesso concetto vale per noi, per la Virtus e per tutte le squadre. Quelli che vengono dopo ti aiuteranno, ma è chi ha più esperienza e più leadership, più capacità, che deve un po’ trainare tutto quanto.

Abbiamo avuto un buon secondo tempo di Shabazz, Nik è stato un punto di riferimento, Johannes, Shavon… è un po’ più semplice per chi viene dopo seguire con un po’ di tranquillità e metterci del proprio. Se, viceversa, saltano le gerarchie – ogni tanto capita, i giocatori hanno una brutta partita – allora è più difficile per quelli che vengono dalla panchina surrogarli.”

Come Scariolo per Teodosic, anche Messina è tenuto a far fronte alle brutte serate dei grandi campioni. Capire quando e quanto spremere il succo d’arancia è fondamentale contagocce gestionale cui gli allenatori sono chiamati, anche e soprattutto in questi momenti. Ed è curioso come per entrambi, in modi, contesti e casistiche diverse, questo tema sia emerso con forza in Gara 5.

Così come per entrambi è centrale ed evidente la consapevolezza di dover affrontare di nuovo, nell’ennesima battaglia, innumerevoli contromisure, capaci di svoltare un panorama in un battito di ciglia. Come già accaduto. Ora, però, non si può più sbagliare.

Photo credit: Olimpia Milano e Virtus Bologna Twitter

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