Real-Malaga, altro capolavoro andaluso: è finale per l’Unicaja!

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Real-Malaga, prima semifinale della #CopaACB 2023, è un altro capolavoro di Ibon Navarro e dei suoi. Dopo il Barça gli andalusi strappano il cuore cestistico anche alle “merengues”.

C’è un popolo col verde come colore predominante che è arrivato dal profondo sud della penisola per spingere i propri beniamini, c’è un altro popolo con lo stesso verde nel cuore che si schiera apertamente con gli andalusi sognando una finale che nell’immaginario collettivo, nonché nella logica, sarebbe più abbordabile.

C’è Malaga che sfida il Real e c’è l’intera tifoseria della Penya che appoggia la squadra di Ibon Navarro prima di giocarsi il sogno della finale contro Tenerife.

C’è un Real che però ha idee differenti, nonostante ben pochi dei quasi 12000 dell’Olimpic le vogliamo appoggiare.

C’è soprattutto un’atmosfera semplicemente unica, paragonabile, se non superiore, a quella che si vive solo alle Final 4 di Eurolega. Dalla tarda mattinata di oggi migliaia di anime devote al gioco si sono riversate nella “fan zone” vivendo tutta la propria passione senza distinzione di colori. Che il gioco più bello del mondo crei tutto ciò dovrebbe essere normale. Non è così ovunque.

Il campo ha detto Malaga 93-82. Una vittoria inattesa forse da chi non conosce il valore di questa squadra, certamente sorprendente per il valore di quella madrilena, ma meritatissima nella sostanza emersa nel secondo tempo.

Così dopo 14 anni non ci sarà un vincitore che si chiami Real o Barça.

LA GARA

Parte meglio Malaga senza però scavare divari eccessivi. Il tentativo, ovvio, è di portare Tavares lontano dal ferro. Parzialmente riesce anche perchè quando il capoverdiano resta in area son dolori per gli andalusi: 3 stoppate in meno di 7′.

La reazione del Real dà l’impressione di una certa superiorità che però il punteggio non attesta: 19-17 dei bianchi a fine primo quarto.

Si prosegue con uno scambio di colpi equilibrato, sebbene si confermi l’idea che il Real abbia in canna quel parziale che accenna un paio di volte senza però concretizzare. Al’intervallo, sul 39-39, sono 24-12 i punti in area dei madrileni, anche perché la sparatoria a vuoto dall’arco prosegue: 1/10 dopo il 5/27 del quarto di finale contro Valencia. Cosa succede se comincia ad entrare qualche tiro?

Per il momento succede solo che Madrid rientri dalla pausa lunga con pochissima intensità ed ancor meno concentrazione. Solo Deck, sempre lui, pare sul pezzo tenendo i suoi in parità a quota 49, ma due palle perse allucinanti danno il +8 a Malaga. Problemi giganteschi in regia per i “blancos” che vedono perfino un autocanestro di Cornelie, scongelato da Coach Mateo e comunque per nulla impattante in 3’00”. 66-59 Unicaja a fine terzo quarto.

4 falli di Osetkowski (già dal 3Q) e di Brizuela con più di 7′ da giocare sono un problema ma non ditelo a Kalinoski: tripla del +11 e Malaga sogna. Real bruttino dall’inizio, ora inguardabile. Si arriva all’80-66 con Coach Mateo che perde i pezzi letteralmente: due legnate pazzesche mettono KO prima Musa e poi Tavares ma su quest’ultimo è antisportivo ed arriva il 4-0 firmato Hezonja e Causeur per il meno 8. Speranza?

Non c’è nulla da fare, Il Real continua a spadellare da tre, ad 1′ dalla fine è 2/18 per un totale di 7/45 in due gare. Una può andare, la seconda non passa (alla fine 3/21 oggi per un totale “copero” di 8/48!).

Malaga dopo il Barça elimina anche il Real con pienissimo merito ed una pallacanestro di alto livello.

LE CHIAVI

In fase di presentazione della gara avevamo indicato nella capacità di giocare ai 100 come ai 70 di entrambe le squadre uno dei passaggi chiave possibili, insieme all’impatto dei lunghi madridisti ed all’aggressività delle guardie malaguene.

La partita ha detto che l’Unicaja è capace di fare ciò che si diceva e o ha fatto meglio degli avversari.

I lunghi andalusi hanno incredibilmente sopraffatto i rivali per punti e, soprattutto, rimbalzi. Alzi la mano chi l’avrebbe pensato lontanamente possibile quel 34-25 sotto le plance. Riuscire a far percorrere kilometri a Tavares e Poirier senza pagare dazio al ferro è stato un capolavoro di preparazione ed esecuzione da parte di Navarro e dei suoi giocatori.

MVP

David Kravish, nativo dell’Illinois con passaporto bulgaro, gioca una partita leggendaria anche in relazione agli avversari 20+6 con soli 4 errori dal campo, 3 stoppate e 24 di valutazione.

Non scherza Dylan Osetkowski, fermato dai falli ma impattante come pochissimi altri.

Difficile trovare negatività tra i giocatori di Navarro, così come difficile trovare qualcosa di positivo tra i madrileni a parte Deck, parso l’unico con l’intensità corretta.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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