La lavagnetta delle F8 #7 : il pin down di Sergio Scariolo

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Siamo ormai arrivati all’ultimo quarto di finale delle Final Eight di Coppa Italia, e dunque al penultimo appuntamento della lavagnetta di Eurodevotion per l’occasione. Tocca a una delle due regine designate della competizione. Si parla di Virtus Bologna, si parla di Sergio Scariolo e di utilizzo del pin down (le definizioni dopo). Insomma, roba forte, ma forte vera.

La Virtus, nella sua marcia in campionato, è seconda solo all’Olimpia Milano e i pronostici sono tutti indirizzati verso l’ennesima finale tra le due superpotenze del basket italiano. Alla ferrea difesa milanese Bologna opporrà un gioco offensivo che, durante la stagione, è stato sicuramente il migliore a livello nazionale e spesso anche ad alto livello europeo, nonostante la valanghe di sfortune che hanno rallentato il processo di crescita. Potrebbero rientrare però Milos Teodosic e Kevin Hervey, che ci restituirebbero una V quasi completa. Staremo a vedere, intanto parliamo di pin down grazie a coach Luka Bassin.

Come funziona: il pin down di Sergio Scariolo

Un bell’utilizzo del pjn down per Marco Belinelli

Il pin down altro non è che un blocco diagonale a scendere (che va quindi verso la linea di fondo). È spesso usato in seguito ad altre collaborazioni per creare spazi per i tiratori. Entriamo ora nell’analisi video, proveniente dalla straordinaria sfida del Forum contro Milano.

Si comincia dalla rimessa di inizio quarto periodo, che TyShon Alexander effettua per Michele Ruzzier, il quale conduce la palla nella fascia centrale del campo, mentre lo stesso Alexander va a occupare l’angolo destro. Kyle Weems, da numero quattro, arriva dinamicamente in guardia sinistra, mentre in guardia destra sprinta l’altro lungo, Jakarr Sampson.

Ruzzier passa la palla a Weems e comincia quello che pare un dai e vai (passo la palla e taglio). In realtà, appena Weems passa la sfera a Sampson, il playmaker italiano si gira e piazza un blocco cieco per il numero trentaquattro. Il difensore di Ruzzier fa un passo di aiuto sul taglio di Weems e lascia spazio all’esterno bianconero per andare a giocare un handoff con Sampson.

L’handoff non è però pensato per attaccare. Ruzzier si limita a prendere spazio e Sampson, anziché rollare a canestro, va a piazzare il famoso pin down per Marco Belinelli, rimasto fermo fino a quel momento in mezz’angolo sinistro. Devon Hall parte in colpevole ritardo e non riesce a inseguire efficacemente sul blocco, regalando al Beli lo spazio necessario per alzarsi e segnare da tre punti.

Come si nota, il pin down è un qualcosa di poco complesso che può cogliere impreparata la difesa se eseguito nel flusso di collaborazioni precedenti. Poi se il bersaglio è Marco Belinelli il tutto riesce indubbiamente meglio.

Come si batte: il pin down di Sergio Scariolo

Come sempre, per difendere su situazioni del genere bisogna avere idee chiare e fare di una solida comunicazione il punto di partenza imprescindibile.

Prima del pin down, il grande problema che ci dobbiamo porre è quello del blocco cieco sfruttato dal numero quattro, che regala poi ampio spazio al playmaker per giocare l’handoff che porterà dinamicamente al blocco decisivo. Il problema è dunque ridurre il più possibile lo spazio che il Ruzzier del caso avrà a disposizione per leggere il blocco sfruttato da Belinelli. Se conteniamo o passiamo in mezzo sul blocco cieco, non risolviamo questo problema. È troppo presto nell’azione per cambiare e dunque ci attacchiamo e facciamo passare in quarta, concedendo il taglio davanti per evitare movimenti in allontanamento di quattro che abbiano tiro.

A questo punto possiamo mettere pressione inseguendo Ruzzier quando gioca l’handoff e rendergli più difficile la lettura del pin down. Su questo blocco la priorità assoluta è negare un catch and shoot a Belinelli. Ci prendiamo dunque un rischio. Facciamo fare un passo d’aiuto al difensore del bloccante per dare maggior tempo all’esterno che insegue per recuperare. Per fare ciò, naturalmente chiediamo ai giocatori sul lato debole di essere molto “spostati” (“flottati” in gergo) in area, a protezione del canestro. Una volta recuperati gli accoppiamenti e negato all’attacco il suo obiettivo primario, possiamo riprendere a difendere sullo sviluppo del gioco.

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