Maurizio Gherardini: Il Fenerbahçe è umile ed affamato

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Come si gestisce un dopo Obradovic, peraltro in un periodo di piena pandemìa e con delle tempistiche molto ristrette?

Nessuno ce lo può spiegare meglio di Maurizio Gherardini, GM confermassimo del Fenerbahçe, alle prese con una ricostruzione da effettuarsi in condizioni di notevole riduzione di budget, all’incirca 10-12 milioni in meno rispetto ai 30 della stagione scorsa, come detto più volte dalla presidenza gialloblu.

Raggiungiamo telefonicamente Maurizio sulle montange (1300mt) sopra Bolu, nello splendido complesso di proprietà del club dove si possono allenare tutte le squadre della polisportiva, nonché ricevere ospiti come una normalissima struttura turistica.

La curiosità? Uno si prepara tutti temi, studia ogni dettaglio, poi appena sei al telefono con Maurizio lui ti parla ininterrottamente per diversi minuti e praticamente risponde nel dettaglio ad ogni domanda. 40 stagioni da GM non sono un dettaglio da tralasciare…

– Maurizio, da dove partiamo? Direi dagli 8 giocatori che hanno lasciato il Fener , di cui almeno 5 sono nomi decisamente pesanti come Derrick Williams, Gigi Datome, Nikola Kalinic e Kostas Sloukas, oltre a Lauvergne, Nunnally, Thomas ed Arna. Su queste basi, da dove inizia il lavoro?

«Prima di tutto è importante dire che è dispiaciuto molto non poter proseguire con Zeljko così come con tanti giocatori che hanno fatto la storia di questo club. 5 Final 4 consecutive, solo il Covid ha fermato la nostra striscia…, 3 finali, un titolo di Eurolega e tantissimi trofei nazionali: è incredibile il timbro che questa gente ha messo sul cammino del Fenerbahçe».

Era necessario ridisegnare e non era certo facile, per tempi e modi, ma lo abbiamo fatto in modo da costruire una squadra che lotterà sempre, contro chiunque».

– Igor Kokoskov è un grande allenatore, pochi dubbi a riguardo: l’idea come nasce? E’ poi vero che Bogdanovic ha giocato un ruolo importante nel presentargli il Fenerbahçe come una grande opportunità?

«Non è stato facile convincerlo, ma lui ha dimostrato da subito grande apertura verso l’ambiente Fenerbahçe. Non è stata trattativa durata poco, ci siamo sentiti in video conferenza tantissime volte, mentre lui si preparava coi Kings per la bolla di Orlando. E’ stato importante arrivare a lui perché per una questione di connessione con Obradovic, di cui è stato assistente con la nazionale prima di iniziare la lunga avventura americana. Ti dirò che pensavo che volesse continuare il suo percorso NBA, ma si vede che siamo stati bravi ed attraenti… La scuola di partenza, quella del Partizan, quella balcanica, quel legame con Zele, sono tutti dettagli che lo hanno reso da subito la nostra prima scelta. Abbiamo fissato gli obiettivi, sia tecnici che organizzativi. Sull’aiuto di Bogdanovic posso dirti che la comunità serba di Sacramento, con lui e Bjelica, perfino lo stesso Stojakovic che conosco bene, è molto indirizzata verso il Fenerbahçe. Kokoskov è passato alcune volte da noi durante i 7 anni di Zeljko, non era a digiuno di informazioni sul nostro mondo».

– In particolare su cosa vi siete focalizzati?

«Volevamo migliorare l’atletismo ed alcune caratteristiche difensive, cercando atleti versatili in grado di ricoprire almeno due ruoli. Inoltre abbiamo posto l’accento sulla fame di ognuno di loro, la voglia di sfidare il livello più alto, di dimostrarsi giocatori di Eurolega di alto profilo. Ed è la sensazione che stiamo percependo dopo la primissima parte del lavoro. Poi, ovviamente, parlerà il campo, ma ti posso assicurare che il nostro motto sarà sicuramente “HUMBLE AND HUNGRY”, umili ed affamati».

– Proprio il Coach, arrivando dagli USA, è forse uno dei pochissimi in grado di gestire il post Zele, poichè qualsiasi profilo di Eurolega avrebbe sofferto una pressione tremenda. E’ uno degli aspetti presi in considerazione?

«Questo che segnali è un aspetto importante ed è giusto che tu faccia le tue considerazioni a riguardo».

«Io ti posso solo confermare che ritengo Kokoskov l’uomo perfetto per voltare pagina. Sarebbe stato imposssibile cercare un altro Obradovic, perché Zeljko è unico, il più grande: il nostro lavoro si è concentrato su questo aspetto ed oggi ne siamo soddisfatti».

– Una squadra con l’asse De Colo-Vesely non può essere considerata di seconda fascia in Eurolega. Avete 58 stagioni e 1298 gare di esperienza globali nel torneo, ma 16 di quelle stagioni e 415 di quelle gare appartengono a quei due. In virtù di questo è lecito e normale attendersi che si prendano una decisa leadership?

«Come ti ho detto noi dobbiamo scendere in campo con l’idea di sfruttare un’opportunità ed è importante che sia stato capito da tutti. Sai, a volte giocare entro i propri limiti vuol dire consapevolezza di chi sei e cosa sei, con la forza che deriva dal voler fare qualcosa di più e crescere portando in là quei limiti. Abbiamo due stelle come Nando e Jan che sono molto disponibili ed umili, lavoratori incredibili. Sono favorevolmente colpito dallo stato fisico in cui è arrivato proprio Vesely, tirato a lucido e trascinatore del gruppo come sempre. Così come trascinatore è De Colo, sempre il primo ad arrivare in palestra e l’ultimo ad andarsene. Con loro e tutti gli altri potremo essere molto alti, molto bassi e tante altre cose: versatili e camaleontici come vogliamo».

– Venendo al club, la riduzione di budget e la nuova guida tecnica sono parte di un nuovo progetto di rilancio del Fenerbahçe ai massimi livelli continentali? Vi siete dati un medio-lungo termine?

«La riduzione di budget è cosa evidente ed è una realtà con cui abbiamo dovuto confrontarci. Abbiamo voluto disegnare una squadra sulla base di contratti in grado di dare una certa continuità, almeno biennali nella maggior parte. Nello stesso tempo vogliamo provare a migliorare alcuni settori del nostro lavoro: da quello medico-riabilitativo allo scouting, passando per l’intera organizzazione dello staff. Ci piacerebbe che da questo ridimensionamento nascesse una vera e propria opportunità di autosostenibilità».

– La nuova stagione inizierà senza pubblico od almeno con presenze assai ridotte. Voi, il Maccabi, il Pana, lo Zalgiris e la Stella Rossa, visto il calore e l’affetto del pubblico di casa, potreste soffrire più di altri queste condizioni particolari?

«E’ un problema per tutti, ma certamente noi perderemmo il nostro sesto uomo, la nostra gente ci mancherebbe tantissimo. Ma credo che più importante sia la questione del ticketing, che per diversi club come quelli che hai giustamente menzionato, rappresenta un’entrata notevole. Ecco, sarebbe decisivo non metter ulteriormente in difficoltà i club».

– Che idea ti sei fatto di un mercato che nasceva sotto pessimi auspici finanziari, tra riduzioni, tagli e mancanza di liquidità, ma che poi ha visto movimenti importantissimi e spese di alto livello da parte di diversi club? Christos Stavropoulos, GM di Olimpia Milano, mi ha detto di recente che è dovuto al fatto che non vi sono stati, forse eccetto Campazzo, movimenti di giocatori verso la NBA: lo condividi?

«E’ ovvio che ci sono realtà che non hanno avuto problemi a spendere. Poi vi sono altre situazioni, ad esempio il Panathinaikos che ha scelto una politica chiaro di tetto salariale, così come ogni club ha dovuto fare i conti con le proprie possibilità. Di certo non c’è stato il grosso ridimensionamento dei salari che molti hanno giustificato con contratti conclusi prima del COVID, ma in realtà tanti sono stati chiusi dopo».

– Da italiano ad italiano non posso non chiederti un parere sulla nuova Olimpia di Ettore Messina, che pare molto ambiziosa e che ha portato a termine un mercato sulla carta di notevole valore.

«Milano ha una grande squadra, ha tutto: esperienza, talento e taglia, con tantissime opzioni. E’ costruita per vincere oggi e me la aspetto al top. Ettore ha grande carisma e leadership, questa è la sua prima vera Olimpia, mentre lo scorso anno ereditò diverse cose che venivano dalla gestione passata. Avere giocatori che sanno come si fa a vincere, avere un allenatore vincente: sono due fattori importantissimi di cui il club dispone».

Bene Maurizio, mi pare ci siano tutti i presupposti per poter aver la giusta dose di fiducia nel nuovo Fener. Pochi proclami, tanto lavoro e la voglia matta di crescere giorno dopo giorno…

«Ecco, questo è quello che dobbiamo pensare ed il messaggio che vogliamo trasmettere a tutto il nostro ambiente: positività e consapevolezza. Non dobbiamo esagerare, perché il lavoro da fare è molto, tuttavia abbiamo la certezza di dare tutto quanto nelle nostre possibilità, di voler crescere attraverso il nostro lavoro e di fare tutto il possibile perché contro di noi non sia facile per nessuno. HUMBLE AND HUNGRY, come ti dicevo».

Appunto, HUMBLE AND HUNGRY, come la sfida di un dirigente sportivo che alla quarantesima stagione in carriera ha quel senso di sfida grandissimo che è esattamente come quello del primo giorno.

Il nuovo Fenerbahçe nasce sotto tutti questi auspici, con grande senso della realtà e con una guida come Maurizio Gherardini, l’eccellenza italiana assoluta in Turkish Airlines Euroleague.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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