La bordata di AS: Messina “superado”, senza risorse né idee. Ma può essere così?

alberto marzagalia
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Messina criticato aspramente dal quotidiano spagnolo AS in un pezzo dedicato alla stagione durissima che ha riguardato grandi Coach come Obradovic, Laso, Itoudis e lo stesso allenatore italiano.

«Messina è parso per lunghi tratto del percorso superato dagli eventi, senza risorse né idee, coinvolto in lotte interne che, almeno per ora, non hanno fatto terminare l’enorme fiducia che nei suoi confronti hanno il proprietario Armani ed il presidente Dell’Orco».

Così AS, quotidiano madrileno, a firma del capo redattore Juanma Rubio in un articolo pubblicato martedì scorso che sta facendo discutere non poco dal titolo chiarissimo: “Ni Obradovic, in Laso, ni Messina”.

Serve chiarire che quel “superado” si può tradurre diversamente da un semplice “superato” poichè in castigliano viene usato quando si intende che una persona si trovi di fronte ad eventi che la schiacciano, che abbia qualcosa di più grande che la renda impotente. Così come quel “sin recursos” non deve essere interpretato come una mancanza letterale di risorse, finanziarie o di personale, quanto invece le capacità di reagire a qualcosa che appunto ti sta schiacciando.

Si parla della stagione complicatissima vissuta da vari fenomeni della panchina come Obradovic, Laso, ed Itoudis, oltre all’italiano, gente che ha alzato il trofeo di Eurolega 17 volte in 32 anni e che lo ha monopolizzato dal 2015 al 2019, prima dell’era dell’Efes di Ataman.

Di recente lo abbiamo sottolineato anche noi in diverse occasioni, è chiaro che sia una situazione generale che fa riflettere su eventuali cambiamenti in corso riguardo il modo di allenare e di vivere la professione, tuttavia si tratta di casi ben differenti l’uno dall’altro.

Pablo Laso, dopo il discusso allontamento dal Real dell’estate 2022, è tornato in sella alla guida del progetto Bayern. Ovvio che la stagione non possa soddisfarlo a livello europeo, tuttavia le attese non erano certo pari a quelle degli altri. Ed il personale a disposizione ben più limitato nel numero e nella cifra di talento.

Dimitris Itoudis resta un grande punto interrogativo, nel senso che il suo esonero è chiaramente qualcosa di negativo, tuttavia non ci dà possibilità di sapere come sarebbe potuta andare. Va anche ricordato che lo scorso anno solo una tripla miracolosa di Kostas Sloukas precluse al suo Fener la strada per le Final 4.

Zeljko Obradovic non ha replicato la straordinaria stagione 2022/23, quella chiusa solo dinanzi alla miracolosa rimonta del Real nel Playoff. Ci si attendeva molto ma è evidente che le partenze di Exum e Lessort hanno lasciato il segno e per ora Dozier e Kamisnsky non garantiscono pari resa, tanto da coinvolgere anche un troppo spesso spaesato Punter. Anche in questocaso, però, risorse disponibili decisamente inferiori a Milano.

Ettore Messina, siamo perfettamente d’accordo con Juanma Rubio, ha la responsabilità del fallimento peggiore, con qualche attenuante decisamente superata dalle molteplici responsabilità. La sua Milano non è mai stata squadra, se non illudendo taluni quando in realtà le cose contavano pochissimo. A livello di investimento finanziario e di ambizioni, vere o presunte, si tratta di un disastro gestionale con pochissimi, forse nessuno, precedenti.

Dopo un’estate di contraddizioni chiusa con l’arrivo di Mirotic, a volte indicato come colpo firmato dalla proprietà in una ricostruzione che ci convince pochissimo, la Milano dell’ex vice di Popovich è parsa da subito mal costruita, con pezzi che assai difficilmente sarebbero andati bene insieme, cosa che si è regolarmente verificata. Come temevamo proprio in quei giorni d’estate.

Messina, Melli | Eurodevotion

Non si può e non si deve parlare di fallimento di Mirotic, peraltro l’articolo non lo scrive assolutamente, ma di svariati problemi causati da un inserimento che evidentemente proprio a tutti non è andato giù. E qui arrivano le “peleas internas” di cui parla il giornalista iberico.

Ma la domanda che deriva da tale considerazioni, che le si condivida o meno, riguarda quel “superado”, nel senso corretto castigliano che abbiamo provato a spiegare, che viene utilizzato per descrivere lunghi tratti della stagione dell’allenatore milanese.

Ettore Messina è un allenatore superato? La risposta di chi scrive è tassativamente no, almeno sino a prova contraria, ed è la stessa cosa che intende l’autore dell’articolo, dandovi un significato differente. Ma va liberato dal peso di quel doppio incarico che nel basket di oggi è follia pensare di poter ricoprire per questioni di tempi e modi, sempre a parer personale. Allenare 80-90 partite l’anno, cosa che presuppone 160-180 giorni di soli pre e post gara, con viaggi ed impegni vari conseguenti, è impensabile se si deve ricoprire anche un ruolo dirigenziale di tale importanza, che peraltro non ci è parso per nulla nelle corde del coach catanese.

Ettore Messina non è superato se accetta il mondo di oggi, coi suoi pro ed i suoi contro, con i social che non si deve fingere di non seguire quando poi se ne descrivono i lati più oscuri, con i giocatori che parlano e vivono in maniera diversa e molto più pubblica. Nel basket, o meglio nel mondo del 2024, il controllo totale non esiste più su nulla ed un’organizzazione anche piramidale non può partire dal presupposto che tanto sarà il vertice ad avere sempre e comunque non solo l’ultima parola ma anche il percorso che porta a quella.

A pioggia, accettato tutto questo, arriveranno quelle “recursos y ideas” che l’articolo spagnolo lamenta come mancanti. Che poi è quanto hanno detto il campo ed i sussurri che ne hanno accompagnata la disastrosa stagione, la seconda consecutiva.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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