Trinchieri ha resuscitato il Bayern: playoff nel mirino

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Ultimo a fine ottobre, massacrato dagli infortuni e intrappolato in un avvio sciagurato da 0-5. Penultimo a fine anno, con soli cinque successi raccolti in tre mesi. Tredicesimo oggi, in pienissima corsa playoff (distanti soltanto due vittorie), e in fiducia enorme grazie a un mese di dicembre brillante da 4-1 (compresa la trasferta di Istanbul con l’Efes) e 89.0 punti di media nelle vittorie. La trasformazione del Bayern Monaco è in atto, pronta a esplodere nella fase calda della stagione. Proprio come successo lo scorso anno, quando chiuse la regular-season all’ottavo posto e costrinse il Barcellona a gara-5 in una serie di playoff epica, tanto quanto quella del 2021 contro Milano.

La festa del Bayern Monaco dopo la vittoria sulla Virtus Bologna

Il Bayern di Trinchieri come emblema di solidità

Coach Andrea Trinchieri ce l’ha fatta di nuovo. O meglio. Ce la sta facendo di nuovo. Perché, sebbene la base sia ora solida e concreta, l’obiettivo reale non è ancora raggiunto. Ma l’impressione generale sembra ormai acquisita. Anche senza nomi altisonanti, super-veterani di Eurolega e budget stratosferici, il Bayern di quest’anno è un emblema di quadratura e solidità. E in questa stagione di enorme equilibrio diffuso, potrebbe essere il momento buono per puntare il vostro classico dollaro per vedere la squadra bavarese in post-season.

Trinchieri lo sa, ma preferisce glissare, nascondendosi dietro le parafrasi. Com’è sempre stato nel suo personaggio. Ma quel sommergibile che naviga sotto la superficie dell’acqua, nascosto tra le onde, sta macinando miglia marine a velocità spedita. E le imbarcazioni lasciate alle spalle iniziano a diventare tante, considerando anche gli scontri diretti favorevoli con le inseguitrici più dirette (Panathinaikos e Virtus, battute entrambe nella striscia positiva di gennaio).

Rubit MVP di gennaio, il simbolo per eccellenza

Augustine Rubit, eletto MVP del mese, è il giocatore simbolo della solidità del Bayern. Del concetto di pallacanestro sempre professato da Trinchieri. Un giocatore silenzioso, ma duro, esperto, duttile, polivalente. Mai sopra le righe, ma sempre estremamente funzionale alla causa. Nel 4-1 di gennaio ha segnato 17.8 punti di media, tirando con una percentuale superiore al 70%. Sono cifre che, lette così, sorprendono. Perché difficilmente si assocerebbero a un giocatore di quel tipo. Eppure il referto non mente. Rubit produce silenziosamente, nel sommerso. Così come il suo Bayern naviga sommerso, sollevando di tanto in tanto il periscopio per controllare fugacemente la situazione.

Augustine Rubit in palleggio contro Daniel Diez nella partita tra FC Bayern Monaco e Baskonia Vitoria Gasteiz

Un sistema duro, ma sereno. Il Bayern di Trinchieri dà fiducia e sa far crescere tutti

Trinchieri ha un sistema definito, disegnato da regole precise e dure, soprattutto difensive. Eppure, il suo Bayern è sempre stato un ambiente sereno, ideale per la crescita e sviluppo di ogni giocatore. È un sistema che dà fiducia. Che non teme di lanciare gli esordienti. Che premia la qualità. E che sa aspettare i giocatori in difficoltà, senza stroncarli.

Cassius Winston, rookie spaesatissimo nelle sue prime gare in Europa, è ora perno della squadra. Così come Freddie Gillespie, che ha avuto bisogno di settimane di doloroso ambientamento e shift di gioco e mentale. Ma è un sistema che sa anche rivalorizzare i veterani. Niels Giffey sta vivendo la sua seconda giovinezza. E il venerabile Othello Hunter gioca ancora con un’efficacia totale. Perché, scherza Trinchieri, il Bayern gira l’Europa con un frigorifero enorme, dove viene riposto per poi essere scongelato al momento della palla a due.

Altro dato rilevante. La trasformazione del Bayern si sta consumando senza le grandi bandiere. Senza la rappresentanza locale. In una stagione martoriata dagli infortuni, coach Trinchieri sta gestendo una squadra priva di Zan Sisko (visto in una sola partita), Andreas Obst, Vladimir Lucic e Paul Zipser. Si sta affidando a un mix stranissimo di rookie, grandi vecchi e gregari. Eppure, nel marasma paludoso delle difficoltà, il Bayern sta ricominciando a brillare. E, quand’è così, significa che in quell’ambiente, in quel sistema, in quel coach c’è veramente qualcosa di speciale.

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