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L’Olimpia e il cielo sopra Berlino, l’Alba affonda Milano

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Un pesante -20 apre il girone di ritorno dell’Olimpia, l’Alba brilla alla Mercedes-Benz Arena

L’Olimpia ripiomba nel pieno della crisi. La trasferta di Berlino è l’ennesima pagina oscura dell’Eurolega biancorossa e si traduce in una gara sempre di rincorsa, che i tedeschi sanno fare propria con la giusta convinzione e consapevolezza nei momenti decisivi.

La terza vittoria in fila degli uomini di Israel Gonzàlez è la seconda sconfitta consecutiva di Milano, da cui ci si aspettava tutt’altro approccio al girone di ritorno, con un avversario che era alla portata, nonostante il recente periodo di forma.

Sul severo 83-63 inferto dai gialli all’EA7, i nostri tre spunti di riflessione entro cui provare declinare la sconfitta.

“Maledetta” Alba

Le ultime gare con l’Alba sono sempre state linee di demarcazione di momenti piuttosto negativi per l’Olimpia, con match sempre difficoltosi soprattutto in terra tedesca.

Era il dicembre 2021, proprio alla Mercedes-Benz Arena, quando le scarpette rosse cadevano per la quarta volta consecutiva dopo un avvio stagionale a dir poco perfetto, solo alle Finals di LBA presenteranno un livello di gioco simile a quello espresso prima della striscia negativa di cui sopra. L’ottobre scorso i teutonici hanno inflitto la prima sconfitta stagionale biancorossa, un semplice preludio di tutte le difficoltà che l’Olimpia ha vissuto durante la pesante siccità di vittorie durata quasi due mesi.

Oggi un’altra sconfitta contro l’Alba è ancora protagonista di un’incredibile addensarsi di nubi sulla squadra campione d’Italia.

I gialloblu hanno anche loro fronteggiato pesanti difficoltà, dopo quella vittoria di Milano, ma le hanno vissute tutto sommato senza grandi patemi o pressioni, nel clima tipico della famosa “bubble of happiness“, e sono tornati da un paio di settimane a strappare qualche vittoria in rigida osservazione dei loro tipici cardini tecnico-tattici.

Un esempio? Se nei primissimi minuti Milano era riuscita a incanalare la partita su ritmi di gioco piuttosto controllati, l’Alba ha saputo poi imporre la sua inequivocabile volontà di alzare i giri del motore e, così, ha trovato successi offensivi continuativi che hanno caratterizzato i picchi della loro prestazione.

Berlino va avanti nettamente nel primo quarto, tenendo anche nel secondo, grazie ad un attacco molto fruttuoso e ad una netta preminenza nel settore lunghi. Thiemann fa tantissime ottime cose, si fa trovare nel pitturato a sfruttare i cambi difensivi e ad attaccare con successo spalle a canestro, oltre ad essere principale avanguardia dell’egemonia casalinga a rimbalzo offensivo. Koumadje parte con qualche incertezza in difesa sulle situazioni dinamiche (due falli), ma poi diventa un problema, anche e solo per la sua presenza, senza fare grandissimi numeri.

L’Alba tiene alto il ritmo, guida sempre le operazioni e si propone nella metà campo avversaria con criterio. E’ evidente ad esempio la scelta di attaccare continuativamente sul gioco a due il non irreprensibile asse difensivo NML-Voigtmann, quando in campo.

L’Olimpia invece è sempre confusa, riesce a stento a innestare la marcia giusta e, quando lo fa, non è consistente. Nel terzo quarto Milano segna discretamente, difende e limita i danni a rimbalzo, ma si vede che l’inerzia è conservata dall’Alba, che continua a dettare il ritmo della contesa.

Entreranno così sempre più in gioco gli esterni di Gonzàlez, grazie alla leadership di Lo, alla personalità di Blatt e allo straripante contributo di Jaleen Smith protagonista di striscia nelle folate decisive.

Quelle sinistre costanti biancorosse

Le avevamo un po’ messe da parte, erano rimaste sullo sfondo, ma le costanti negative erano state il refrain dell’interminabile serie di sconfitte. Eccole che ricompaiono, in vari ambiti e modalità.

La sofferenza a rimbalzo offensivo (16 concessi) e quella nelle palle perse (ben 17) sono elementi che innumerevoli volte quest’anno hanno sancito le sconfitte milanesi e che, più di altri, sono settori del gioco che evidenziano lo smarrimento che ammanta questa squadra in troppi casi.

Non c’è il quarto in singola cifra, ma ce ne sono ben due a soli 12 punti, con una fatica enorme a creare vantaggi ed una manovra offensiva che ha arrestato la crescita intrapresa nella recente serie vincente. Epitome ne è l’irriguardoso dato del rapporto assist/perse che recita 10/17.

In conseguenza di tutto questo, i meneghini hanno prodotto una pessima percentuale dall’arco, un 5/26 (19,2%) che segue il delizioso 2/21 (9,5%) di Napoli ed il mediocre 7/22 (31,8%) del Pireo, di cui la dignità percentuale hanno salvato le tre triple nel garbage time, in piena continuità con la terz’ultima squadra per precisione dai 6,75.

Ancora una volta poi, come con l’Olympiacos, l’Olimpia si è dimostrata totalmente incapace di prendere di petto la propria partita. Ci ricordiamo il -3 con aggancio fallito, che ha poi visto il dilagare dei reds? Ieri sera un copione identico si è ripetuto sul 35-33 del secondo quarto e sul 62-57 nell’ultimo.

Momento positivo, recupero basato prima su Davies, poi su Baron, controllo del ritmo, giocate difensive convincenti, Olimpia ad un passo dal ribaltone. Risultato? Nel primo caso scucchiaiata vincente di Smith dopo un’ottima difesa squadra, fallo in attacco del centro USA e 10-0 tedesco a chiudere il quarto (peraltro nel solco del solito vizio di perdersi completamente negli ultimi 5′ del secondo quarto). Stesso fulmineo parziale avviene 20′ dopo, la tripla di riavvicinamento della guardia ex Zenit è vanificata immediatamente da un altro 10-0, che si tradurrà nel complessivo 21-6 degli ultimi 7′ di partita.

Una mancanza di mordente, di durezza e di presenza che non ha diritto di cittadinanza nel tentativo di scalata che Milano ha promesso a se stessa da Belgrado in poi. Sinistra costante, quindi reiterata condanna.

Il cielo sopra Berlino

Nel suo celebre film Wim Wenders tratteggia una Berlino velata di malinconia, dall’anima tormentata nel profondo. E’ questa la realtà che si presenta all’Olimpia di ieri, quando si specchia nel firmamento berlinese.

Il cielo era, nella metafora del regista tedesco, ciò che univa una città al tempo divisa nelle tensioni della cortina di ferro. Quel cielo che rimane lì, placido, anche dopo questa sconfitta, che coniuga da mesi gioie e dolori biancorossi, ma che l’Olimpia sente oggi, ancora, crollarle tutto addosso. Un moderno Atlante provato, sofferente e incerto.

Era soltanto poco più di una settimana fa che celebravamo il nettissimo successo milanese alla Segafredo Arena. Pareva prologo di un 2023 di rivalsa, conferma di una vibrante parabola ascendente.

Si potrebbe da un lato rivalutare la portata di quei momenti, ma dall’altro non si può non riconoscere che qualche passo in avanti era stato fatto, al di là di limiti strutturali di organico che a questo punto sono quelli che sono. La memoria corta è sempre un errore e mancare di equilibrio tentazione da scampare in stagioni lunghe e imprevedibili.

Nulla toglie che stiamo parlando di due brutte sconfitte europee consecutive. Se contro l’Olympiacos poteva essere impatto goffo con l’élite consolidata della competizione, che si trovava, anche nel migliore dei casi, passi avanti a Milano in molteplici settori del gioco, l’insuccesso di Berlino ha decisamente poche scusanti.

Davies e Baron, oggi non troppo lucidi, – ma, per combinazione, ai loro sussulti sono coincisi con i momenti della rimonta – rimangono le uniche fonti di attacco. TLC ha ottime caratteristiche e si è reso utile in più di una cosa (in penetrazione, a rimbalzo o dall’arco), ma continua a gestire troppi palloni (5 perse), così come seguono ad essere dubbi e inaffidabili gli apporti di tutta una serie di altri giocatori. Sulla gestione della rosa e di molte individualità Messina deve trovare il modo di svoltare, perché quanto fatto finora evidentemente non è stato sufficiente.

Avevamo indicato il trittico Alba-Zalgiris-ASVEL come una sfida di maturità da non mancare. La prima prova è stata fallita, la prossima è contro una squadra che sembra essersi già più che mai ripresa dalla perdita di Evans e l’EA7 si trova ad oggi all’ultimo posto. Vedere tutto nero sembra l’unica via, ci riserviamo giudizi più definitivi alla fine del mini-ciclo di cui sopra.

Nella speranza che, come nella pellicola di Wenders, ci sia qualche angelo che segua da vicino le vicissitudini dell’Olimpia.

Photo credit: Olimpia Milano Facebook, Alba Berlin Twitter, olimpiamilano.com

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