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Nunn va a canestro contro Tavares nella finale di Eurolega 2024

Fiba vs Eurolega: il problema alla fonte

Si è chiusa la pausa Nazionali. Anche se parlare di pausa per Eurolega, soprattutto per i protagonisti, rimane un concetto meramente teorico. E proprio loro, gli attori in primo piano, hanno alzato la voce, o per lo meno messo il focus sulla questione calendario. 

Un'annosa questione che è semplice corollario del quasi decennale scontro tra FIBA e ECA, che al netto di alcune dichiarazioni di apertura del recente passato, pare ancora lontana dall'esser risolta. Può esser normale, o addirittura accettabile che Toko Shengeila, giochi nel giro di 48h due partite, con in mezzo un Bologna-Helsinki, per due competizioni diverse? O che il coach della squadra campione d'Europa, Ataman, venerdì 22, sia sulla panchina della sua nazionale e non su quella del Pana in trasferta a Kaunas? E non sono gli unici due casi.

Shengeila con la Georgia
Toko radar tra 20 e 21 novembre - Photocredit Basketnews X

La finestra delle nazionali, è così diventata più una finestra sull'inadeguatezza dell'attuale status quo del basket europeo, non di certo alla prima disputa “politica” della sua storia. E se ora trovare responsabili è esercizio futile, crediamo sia tempo di convergere invece su una soluzione, che ridia unità e coerenza alla pallacanestro continentale che tanta passione smuove in lungo e in largo per tutta Europa. E se noi siamo una voce dalla minima autorevolezza, Spanoulis, Trinchieri, Hezonja e Campazzo tra gli altri, speriamo abbiano maggior presa per portare sul tavolo questa necessità come una priorità.

 

Eurolega, cosa non funziona

Uscendo dalle logiche di potere, l'Eurolega così com'è sicuramente è una competizione che appassiona, che piace, in primis a chi vi scrive, ma che presenta lati oscuri. Il Format a girone unico, andata e ritorno,  adottato nell'annata 2016-17, ha probabilmente livellato verso l'alto, la qualità e soprattutto la lunghezza di gran parte dei roster, rendendo ricorrente la frase “l'Eurolega più competitiva di sempre” tra addetti ai lavori e fan.

Ma è tutto oro quel che luccica? Non esattamente. Mettiamo da parte, seppur non secondari, gli aspetti economici. Rispetto ai quali si è deciso di introdurre un non ancora chiarissimo “Cap”, o dove è complesso pensare come aumentare ricavi, premi, sostenibilità del prodotto.

Primo punto, ben più che accennato in precedenza, il calendario. L'attuale schedule si snoda su 34 giornate di regular season, da giocarsi in 28 settimane (ottobre-aprile), con play-in e play-off concentrati dalla seconda metà di aprile fino a maggio. Difficile far convivere, campionati, coppe nazionali e appunto le finestre nazionali.

Tra spostamenti e assenza di allenamenti, si accresce un doppio rischio: infortuni e load management. Il tema infortuni è sempre caldo e di difficile risoluzione. Soprattutto quelli traumatici non posso esser imputabili per forza all'elevato numero di partite. Dall'altro lato, il tema load management di derivazione NBA. Il motto “Every Game Matters” vale ancora, ma è normale che molte squadre potrebbero iniziare a "selezionare" alcune partite dove provare a gestire maggiormente le forze, o in caso contrario, possono capitare casi simili alla Virtus 23-24, scoppiettante sorpresa della prima metà di stagione, in riserva nei momenti caldi. Ora come ora, è più probabile che a subire tale selezione possano essere le leghe nazionali. Le scorie della probante stagione europea, sono spesso ingestibili e corroboranti. Ricordiamo la finale di LBA 4-0 per la Virtus nel 20-21. Un trionfo meritato sicuramente, ma contro una Milano svuotata dalle Final Four di Colonia. Insomma qualche campanello d'allarme, forse in lontananza, suona. E forse, la regular season NBA non è un modello virtuoso per il basket nostrano.

Legato al discorso del format si può introdurre un altro punto. Va fatto notare appunto, che EL ha perso occasione di esser una vetrina importante per talenti molto attrattivi anche oltreoceano. Basti pensare al caso Wembanyama, un anno in lenta crescita all'Asvel, per poi virare su un progetto praticamente costruito ad hoc (polverizzato una volta partito il ragazzo), come quello dei Metropolitans. Meno stressante a livello fisico e di load management, ma che sin da subito aveva attirato le luci della ribalta del pubblico NBA, che era arrivata a trasmettere le sue partite via app.

D'accordo, Wembanyama, da bravo unicorno, è un unicum anche per attenzione mediatica, ma molti talenti nel radar NBA non sembrano prediligere la competizione più sfidante europea, e qualche motivazione valide potrebbe effettivamente esserci. Risacher, Sarr, Salaun,  rispettivamente prima, seconda e sesta scelta dell'ultimo draft, non son stati protagonisti EL, con il solo ex Asvel ad aver avuto scarso minutaggio due anni fa, prima di trovare spazio e ottime performance nella più gestibile Eurocup con Bourg. 

E anche quest'anno, non sembra che molti talenti sui taccuini degli scout NBA, stiano privilegiando il testarsi in Eurolega. Nolan Traore, Ben Saraf, Noah Essengue, Egor Demin, Kasparas Jokucionis, tutte first round projected pick, chi tra competizioni europee di livello minore, chi addirittura in Ncaa, hanno preferito proseguire il loro percorso, evitando lo step Eurolega. E vista la struttura, e di conseguenza, la schedule, così vincolante della lega presieduta da Bodiroga, difficile dar loro torto.

Wembanyama, Asvel applaude il pubblico
Un giovanissimo Wembanyama in maglia Asvel - Marco Pagliariccio X

Una lega chiusa, una lega difficile, impegnativa, anche crudele. Eurolega come un'isola. Può essere un problema più esterno che interno. L'Eurolega risponde fondamentalmente a sé stessa, nella figura dei club. Stabilire le proprie tempistiche, le proprie regole e anche i propri partecipanti, se da un lato rende prevedibile il futuro per chi è sicuro del posto, sicuro non attira realtà di alto livello al di fuori di essa (sì, stiamo pensando a Malaga) o in sviluppo che potrebbero magari non esser mai selezionate (Londra, Cluj come esempi recenti). Rischiando così anche di non rappresentare una vero obiettivo come approdo, anzi addirittura un possibile ostacolo insormontabile a cui rinunciare (sì, stiamo pensando a Gran Canaria).

Anche perché una volta raggiunta, le richieste per restarci non sono banali, e le alternative sono poche. Budget elevato o risultati eccellenti. E se per pochi (Monaco) può funzionare, per altri non è lo stesso. Virtus, Valencia, le due belgradesi, tutte situazioni in divenire, nonostante la grande tradizione delle piazze citate.

Guardando all'interno, invece questa chiusura può consentire a certe squadre di non preoccuparsi troppo dei risultati o di esser altamente competitivi, rischiando di far perdere di valore la partecipazione stessa ad una lega per sua natura esclusiva. E questo nonostante non ci siano incentivi o diciamo, correttivi che possano intervenire in stagioni perdenti (come ad esempio accade con la lottery draft NBA). 

Eurolega, delle idee per il cambiamento

Disclaimer. Non abbiamo la pretesa di aver trovato una soluzione miracolosa. Il nostro vuole esser un attirare l'attenzione su un tema fondamentale per una competizione di cui siamo a pieno titolo degli addicted. E quindi ci piacerebbe che le critiche finora mosse siano più uno spunto per poterne discutere e risolvere, a chi compete questo onore, ma anche onere. 

Detto ciò, abbiamo “giocato” preparando un questionario, per sentire anche le opinioni di altri appassionati come noi, rispetto ai topic sviluppati nei precedenti paragrafi, e provando a delineare come sarebbe una Eurolega simulata secondo le nostre “proposte”. 

Abbiamo provato a dare qualche visione rispetto a tre grandi questioni: Format, Licenze e Final Four. Per il Format abbiamo provato ad immaginare, diverse strutture, ripescando dal passato o da altri campionati. Partendo da un parco partecipanti maggiore, per poter includere diverse compagini anche da altri campionati (almeno 24 squadre), le soluzioni proposte (dettagliate nel questionario), spaziano.

  • 2 gironi da 12 e playoffs a 16 con almeno due serie per poter arrivare fino in fondo. Ispirata alla Suproleague, e alla sua unica edizione vinta dal Maccabi, proprio nata da un precedente dissidio Fiba vs Uleb.                                                                                                                                                                         PRO: calendario più sostenibile CONTRO: possibile assenza scontri storici

 

  • 3 o 4 gironi, da 8 o da 6, per poi formare altri 2 gironi, le vecchie TOP16. Un ritorno al passato.                         PRO: calendario più sostenibile. CONTRO: Format già abbandonato in passato.

 

  • una NBA Europe, ipotesi peraltro tutt'altro che utopica, dividendo le partecipanti (probabilmente meno delle 24 delle altre ipotesi), in due conference.                                                                                                   PRO: Centralità delle rivalità  CONTRO: Equilibrio delle conference, criterio di divisione conference.

 

  • una simile a quella attuale, a girone unico, con un numero anche maggiore di squadre, ma con un girone di sola andata come regular season.                                                                                                                           PRO: affinità all'attualità  CONTRO: Mancanza di obiettivi a stagione inoltrata.

Tutti “progetti” imperfetti, ma ognuno con la sua buona dose di lati positivi e altrettanti dubbi. 

 

Un giovane Jasikevicius, in maglia Olimpia Lubiana contro l'Olympiacos nelle top16 anno 2000, precorre la super prestazione di Obst contro il Barca

 

Passiamo al tema LICENZE. Non si sfugge tra la grande questione. Merito sportivo o Licenze appunto. Tra chi non vede di buon occhio, “licenziare” un determinato numero di squadre, a prescindere dai risultati, privilegiando le performance e ovviamente il viceversa. 

Mike James, sul tema 

3 in questo caso le alternative abbozzate:

  • Lo status quo, con licenze di diversa durata.
  • Meriti sportivi, quindi con qualificazioni derivanti dai campionati
  • Meriti sportivi mitigato, quindi con qualificazioni derivanti dai campionati + ranking

Abbiamo provato ad immaginare le ultime due stagioni, se fossero state composte dai risultati ottenuti nei confini nazionali. Per comodità abbiamo preso in prestito la classifica stilata annualmente, da oltre un decennio, da Eurohoops. Insomma pane per i nostalgici di Zielona Gora, Prokom, Olimpia Lubiana, Lietuvos Rytas, Cibona e compagnia. 

Tabella con partecipanti eurolega reale vs eurolega con meriti sportivi
What if con meriti sportivi vs Licenze delle ultime due edizioni di EL

Potrebbe anche esser rispolverato un qualifying round (l'ultimo nel 2014-15), da giocare nella stagione precedente, che assegni un numero di posti stabilito, tra vincitori di leghe minors, sia per permettere di programmare un tale impegno sia per allargare la platea del prodotto Euroleague. Attendendo tempi migliori per la VTB League, storicamente un bacino dal quale attingere diverse squadre.

L'ultima tematica, è una dicotomia che da qualche tempo circola rispetto al main event della stagione. Le Final 4. Circoletto rosso da calendario, ma anche crudele finale di una stagione massacrante dove la costanza è il fattore chiave. E forse questa incoerenza di fondo ha dato adito al dibattito, portando a chiedersi se non fosse più “giusto” una serie finale, di stampo NBA Finals, per decretare il vincitore del titolo. 

Final 4, finale non in linea con i play-offs, che stabiliscono le partecipanti appunto, per i critici del corrente finale di stagione. Le emozioni delle tre partite secche in programma a maggio, sarebbero sostituite da una serie, che dovrebbe esser più equa dei valori in campo, dimostrati durante il corso di tutta la stagione. Due filoni con valide ragioni, un domanda senza una risposta perfetta, un essere o non essere declinata in salsa Devotion.

Itoudis, un pozzo di idee sul futuro della lega, che chissà, potrebbe riaccoglierlo, ora nelle vesti di Head Coach dell'Hapoel Tel Aviv

Le nostre conclusioni

Abbiamo “testato” le domande su noi stessi. Ecco di seguito quindi l'output dalla redazione di Eurodevotion.

Per quanto riguarda il Format, nessun voto per la continuità rispetto all'attuale situazione. Le opzioni preferite, risultano due richiami dal passato. Una EL secondo modello Suproleague (40%) vince il duello con il modello sempre a gironi, che qualifica alle TOP16 (30%). Intriga anche il modello NBA (20% dei voti).

Sul tema Licenze, la maggioranza redazionale si divide sui due sistemi di Meriti sportivi. 80% per totale per i due sistemi, con un 50% per il mix tra merito sportivo e ranking. Ma il 20% di Eurodevotion rimane più mikejamesiana del re, apprezzando l'attuale sistema di Licenze.

Infine, F4 vs Finals. Al netto della felicità di poter godere di una serie finale su più partite, Eurodevotion con 80% dei voti, cede ancora al fascino delle F4. 

Queste le nostre preferenze. E voi? Invitandovi a partecipare alla conversazione, anche tramite il nostro questionario, speriamo di aver dato qualche interessante spunto, che speriamo invecchierà velocemente, con una soluzione alla richiesta di Campazzo, che abbiamo fatto nostra nell'incipit e che ribadiamo anche in conclusione.

 

 

photocredit: BasketUniverso.com 

 

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