Dimitris Itoudis: L'Hapoel è un'immensa sfida. Dietro di me un'organizzazione perfetta
Conferenza stampa di presentazione per Dimitris Itoudis, nuovo Coach dell'ambiziosissimo Hapoel Tel Aviv
Da pochi minuti si è chiusa la conferenza stampa di presentazione ufficiale per Dimitris Itoudis, nuovo allenatore dell'Hapoel Tel Aviv, club che non nasconde le ambizioni europee di massimo livello, oltre che lanciare la sfida nazionale agli abituali dominatori, i rivali cittadini del Maccabi.
Ringraziamo l'ufficio stampa dell'Hapoel per averci invitato all'evento, ovviamente da remoto, permettendoci di porre qualche domanda al Coach.
LA PRESENTAZIONE DI DIMITRIS ITOUDIS
Ofer Yannay, proprietario, apre deciso: «I tifosi dell'Hapoel sono il meglio da tempo, oggi abbiamo anche il meglio in panchina».
LE PAROLE DI COACH ITOUDIS
Tocca a Coach Itoudis…
«Passione e visioni di Ofer mi hanno colpito nel nostro incontro a Berlino. Costruire qualcosa dalle fondamenta è assai coinvolgente, sebbene qui ci sia già una squadra molto ben assortita».
Sull'allenare una squadra che era guidata da un suo amico come Stefanos Dedas…
«Il basket in Europa è un gigante che dorme e deve essere risvegliato perchè è lo sport più coinvolgente ed eccitante. Dal primo contatto di Berlino non abbiamo mai smesso di parlare con Mr Ofer riguardo qualunque cosa che riguardasse il basket. Qui c'era già un mio storico assistente ed abbiamo deciso di stare insieme, lui lo ha voluto come me. Qualcuno deve decidere e se hai questa responsabilità affiancato da chi può darti il quadro migliore per farlo allora sei nel posto giusto»
Sulle ambizioni del nuovo Hapoel…
«Non dirò nulla di strabiliante o clamoroso oggi, anche perchè devo vedere ancora tutti i giocatori a causa della finestra per le nazionali. Posso promettere lavoro duro, un gruppo motivato ed una grande attenzione ad ogni dettaglio cestistico».
«Ci porremo dei piccoli obiettivi quotidiani e raggiungendo quelli proseguiremo il lavoro sulla base della nostra chiara catena di comando. Voglio essere un leader con l'esempio, come ho imparato durante la mia carriera»
Sui problemi legati alla guerra ed a giocatori che non vogliono venire in Israele…
«Tel Aviv è una grande città per vivere, cercherò di produrre coi miei assistenti un ambiente che sia legato allo sport. Sappiamo bene cosa succede ma voglio pensare al nostro sport come mezzo di unione».
Al propietario vine chiesto della situazione di Motley…
«Aspettiamo il ritorno di Motley, che è un grande giocatore ed ha un contratto valido con noi».
Riecco Dimitris, al quale abbiamo chiesto quanto sia diversa questa sfida rispetto alle sue due avventure precedenti in realtà che erano già di alto livello.
«Una grande sfida ed io amo le grandi sfide. Ho le spalle coperte da una proprietà ed un club che lavorano con me. Riguardo i tempi, sappiamo che ce ne vorrà, non sono qui a nascondermi, ma è un lavoro che mi eccita».
Sull'eventuale nuova arena…
«Ottimo se accadrà, ma nel frattempo l'idea di 11 mila tifosi magari alla Menora Mivtachim non sarebbe male».
Riguardo il suo eventuale impatto sulla costruzione della squadra l'estate scorsa…
«Come ho detto, dall'incontro di Berlino non ho mai smesso di parlare di basket con Ofer…»
Il paragone con Zeljko al Partizan…
«Un uomo che io adoro come un fratello. Non mi piace fare paragoni, per lui il Partizan è il suo club. Se si può cercare un percorso comune sarebbe bello che fosse il rispetto e l'amore dei tifosi in qualunque situazione, come si vede a Belgrado nonostante i risultati fatichino ad arrivare».
Vincere l'Eurocup per andare in Eurolega?
«E' difficilissimo, Valencia ad esempio, allenata dal mio amico Pedro (Martinez) è una grande squadra, ma non posso dire nulla ora senza aver ancora allenato veramente il gruppo».
La pressione…
«Amo la pressione, è parte di questo ruolo. Se un giorno mi alzassi e non avessi voglia di andare in palestra sarei nel posto sbagliato. Ed è normale che vi sia questa pressione».
Ora la parola passa al campo, al solito giudice supremo.