Olimpia, sul Bosforo è capolinea. L'Efes fa il vuoto nel terzo quarto
L'Olimpia scrive un altra frase sul lento ma progressivo epilogo della sua Euroleague
"Istanbul è il punto di un romanzo lungo e complesso, con tanti capitoli e senza troppi colpi di scena", scrivevamo queste parole poco meno di un anno fa. Era un giorno di fine marzo 2023 e l'Efes aveva appena escluso l'Olimpia 22/23 dalla sua folle rincorsa playoff.
Oggi il trionfante terzo quarto dei turchi è stato un fendente altrettanto letale nel fianco dell'Olimpia e, purtroppo, altrettanto poco sorprendente. Milano si è inchinata per 79-73.
Dominio degli spazi
L'inizio dell'Olimpia è esecuzione attenta, posata e concreta. La squadra nelle prime azioni entra nei giochi con rapidità, muove bene il pallone e manovra l'insipiente retroguardia dell'Efes.
L'Efes pian piano però entra in partita, lo fa senza brillare, ma sfruttando la poliedricità di Tibor Pleiss, capace di ferire sia vicino che lontano dal ferro.
L'Olimpia verso fine quarto torna a schiacciare leggermente sull'acceleratore, infila qualche giocata di fronte alla mediocrità degli avversari, che riescono però a riacciuffare Miilano nel punteggio e a chiudere i primi 10' sulla parità per 15-15.
Milano inizia il secondo quarto con grande trasporto, dimostrando capacità di utilizzare gli spazi, gestirli e attaccarli. McGruder è il grande beneficiario di questa fase di partita, spalanca il campo e punisce la coperta corta della difesa poco reattiva dell'Efes.
A stretto giro di posta sale in cattedra Mirotic, maestro nel mettersi nella posizione giusta per mettere punti a tabellone. Il montenegrino spinge l'Olimpia verso la doppia cifra di vantaggio, mentre la guardia ex Pistons continua a non sbagliarne una. È un fromboliere d'oro con l'arco cosparso di diamanti.
I padroni di casa sono disorientati e inconcludenti, pallidi in attacco e impalpabili in difesa.
È solo Shane Larkin e il suo piglio d'un tratto così fiero ed aggressivo a limitar i danni e mette le basi per il futuro della partita.
Terzo quarto
Al rientro dall'intervallo i riccioli più famosi dell'Eurolega, quelli del folletto americano, seminano il panico nella metà campo ospite. L'Efes accorcia le distanze e prova a spaventare l'Olimpia.
Milano da lì si imbambola e si sgretola. Non ha più alcuno spunto in attacco, nessun guizzo, né sprazzo. Al diavolo per capello di nome Shane Larkin si unisce ancora la minaccia di Pleiss, che frusta per due volte in rapida sequenza dalla lunga distanza e infila il dito nella piaga biancorossa.
I due reduci dell'Efes bicampione duettano magistralmente, come ai vecchi tempi. L'Efes decolla, l'Olimpia sparisce.
Senza saper proporre nessun tipo di aggressività offensiva, Milano si sgretola e il 30-7 impietoso dei primi 10' del secondo tempo è la tomba della partita.
Nell'ultimo quarto le scarpette rosse danno qualche segnale di vita, riprovando a farsi sotto, costruendo anche un parziale che, se preso singolarmente, è anche credibile e sostanzioso. Ma, per l'ennesima volta, è troppo tardi.
L'Efes tiene alle scosse e chiude vittorioso, ritrovando il sorriso dopo l'ultima sconfitta e l'esonero di Erdem Can.
Olimpia, marmotte e urgenza
La sconfitta con l'Efes è l'eterno giorno della marmotta, l'eterno ritorno di temi, momenti, pensieri e riflessioni di una stagione e, ormai, di un biennio. L'Olimpia cade ancora, compromettendosi un'altra settimana di più sulla via di una stagione europea sempre più sbiadita.
La seconda sconfitta consecutiva, con un terzo quarto rovinoso almeno quanto il netto ko di Atene, lascia per l'ennesima volta poche parole per commentare. Messina ripete per l'ennesima volta cose molto simili in conferenza stampa, dicendo che "ne parleranno" e cercheranno di lavorarci su.
Quello che è impressionante di queste settimane di Olimpia è la totale assenza di urgenza di una squadra che, oggi, anche con tutti i limiti, ha tutto per rispettare sé stessa.
Una compagine che annovera alcuni dei migliori giocatori di questa competizione, ha veterani e talenti nel pieno della maturità, qualità di ogni tipo, un allenatore tra i migliori della storia dell'Euroleaga e, nel momento in cui dovrebbe riscattarsi, produce ancora questa povertà tecnica e caratteriale negli snodi cruciali per il suo futuro.
Il tono comunicativo ed emotivo con cui la squadra e il suo allenatore stanno affrontando questo momento non è all'altezza dell'urgenza che imporrebbero gli impegni che ha davanti e la disillusione che aleggia sull'Olimpia d'Eurolega ne è al momento l'ovvia conseguenza.
Photo credit: Olimpia Milano Facebook, Anadolu Efes X