Ataman mantiene la promessa, il Panathinaikos è alle Final Four

Matteo Carniglia
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Ataman mantiene la promessa e conduce alla terra promessa il Panathinaikos dopo ben dodici anni, un successo costruito nel corso della stagione ed arrivato alla fine di una serie entusiasmante contro un grande Maccabi Tel Aviv. La maledizione della gara5 continua con la diciannovesima vittoria in altrettante gare delle squadre padrone di casa nella sfida decisiva di Eurolega, un sortilegio che almeno una tra Fenerbahce ed Olympiacos proveranno ad interrompere domani. Il primo tempo di Panathinaikos-Maccabi è l’esatta prosecuzione di una serie che ha avuto nel grande equilibrio il filo conduttore. 41-41 dopo venti minuti, una parità che nemmeno un grande giocatore come Nunn ha voluto rompere sbagliando un facile layup sulla sirena del secondo quarto. Wade Baldwin è il grande assente della sfida decisiva, Juancho Hernangomez l’uomo recuperato da Ataman per allungare un roster già profondissimo. “Bo Cruz” ricambia la fiducia con 6 punti in 8 minuti nella prima frazione, cifre interessanti che non descrivono a pieno l’ottimo impatto dello spagnolo. Il Maccabi, anche nei primi venti minuti di gara5, continua ad essere squadra gagliarda ed equilibrata, soltanto cinque palle perse a fronte di tredici assist, una regia lucida di Lorenzo Brown ed un Nebo fattore offensivo e difensivo come nei capitoli precendenti. Due i giocatori in doppia cifra all’intervallo, 12 di Sloukas da una parte, 10 da Nebo dall’altro. Dieci i rimbalzi offensivi del Panathinaikos ma Kattash si dimostra comunque soddisfatto nelle dichiarazioni all’intervallo. Male dal punto di vista statistico i greci nel tiro da due punti (7/20), meglio dalla lunga distanza anche perchè probabilmente aiutati dalla difesa, in molte parti del primo tempo, a zona degli ospiti.

Ataman mantiene

Il grido di Oaka non sblocca Lessort che manca il suo ottavo tiro libero consecutivo non rompendo un equilibrio (49-49) che ci racconta di due formazioni che meriterebbero probabilmente entrambe le Final Four. Il 2/12, a questo punto della sfida, dalla linea della carità del francese ricorda in maniera sinistra la prestazione negativa di Vesely nella finale del 2016. I soli due punti di margine (58-56) a dieci minuti dalla sirena sono divario che il Maccabi desiderava alla vigilia, un differenziale che rende ancora maggior merito agli israeliani pensando alla enorme differenza di giri in lunetta. Ben 27 i viaggi degli ellenici (con 15 realizzazioni), soltanto 6 per gli israeliani. Due recuperi, una schiacciata di Kalaitzakis sono l’istantanea dell’inizio ultimo tempo, fotografia di una energia che sembra superiore per il Panathinaikos.

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Il parziale di 6-0, nei primi tre minuti della frazione, sono la prima vera spallata interna della sfida. Un vantaggio di otto punti che costringe Kattash al time out, una sospensione in cui il tecnico sottolinea una volta di più la necessità di una grande difesa per provare a realizzare la terza impresa ad Atene della stagione. Il diciassettesimo rimbalzo in attacco di serata, convertito da un libero di Mitoglu scrivono il primo vantaggio in doppia cifra di serata (68-58) a cinque minuti dalla sirena. Due “triple” consecutive della stella Lorenzo Brown tengono il Maccabi in linea di galleggiamento ma è proprio Mathias Lessort, in difficoltà nella serata, a segnare i due canestri che rimettono a distanza di sicurezza le due contendenti. L’errore di Cleveland, il sesto canestro da tre punti di Nunn chiudono la serata. Il Panathinaikos torna alle Final Four dopo dodici anni, Ergin Ataman dopo soltanto due stagioni. Le dichiarazioni spavalde del tecnico turco sono diventate realtà, 26 punti di Nunn, 11 rimbalzi di Lessort, 15 punti, 6 rimbalzi, 2 assist per Sloukas che non ha chiuso la sfida per un infortunio al polpaccio. Esce a testa altissima il Maccabi, protagonista di una stagione difficile lontana da Tel Aviv. Ottime anche le ultime due recite stagionali di Brown e Nebo, rispettivamente a quota 19 e 14 punti.

Ataman mantiene
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