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Euroleague Playoff Preview | AX Armani Exchange Milano vs Anadolu Efes Istanbul

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E’ arrivato quel momento dell’anno, quello in cui non c’è più un domani, quello in cui la magnifica crudeltà e la sadica magnificenza di questo sport assegnano sorti opposte a vincitori e vinti, dispongono ricompense e punizioni e premiano con la gloria le compagini che hanno avuto l’ardore di arrivare fino a questo punto.

La sfida tra il terzo e il sesto seed dei playoff di Eurolega trova il suo culmine nel percorso di avvicinamento di Eurodevotion, con la preview seguente, che prevede l’ambizione di indagare la forma delle contendenti e gli aspetti tecnici fondamentali, mettendo sul piatto tutti gli ingredienti di una delle sfide più attese.

LA STAGIONE

Se vogliamo mettere in rapporto in modo sintetico le annate di Armani Exchange ed Efes, lo possiamo fare con un semplice titolo: solidità contro incostanza.

Sono caratteristiche che sono state fil rouge del loro percorso, quanto nell’approccio ai singoli impegni, su tutti ne è simbolo lo scontro diretto di un mese fa.

I meneghini hanno cominciato benissimo la stagione e si sono mantenuti da ottobre ad aprile nelle primissime posizioni della graduatoria. A più riprese hanno dimostrato solidità, anche grazie a vittorie brutte, sporche e cattive e non hanno mai perso il timone, meritandosi il terzo posto conclusivo.

La forza del gruppo e la coesione difensiva sono stati baluardi di questi risultati e punti di partenza del loro approccio.

Di contro l’Efes ha condotto in porto un’annata altalenante, con un inizio disastroso, accompagnato da una risalita lenta, ma efficace, sebbene contrassegnata da diversi inciampi e favorita dalla dipartita delle russe, senza la quale il posto playoff sarebbe stato infinitamente più difficile da conquistare.

Nonostante i valori del gruppo, l’ancora vivido ricordo della squadra dominante degli scorsi anni impedisce di dirsi soddisfatti di una stagione in cui il vero potenziale è apparso soltanto a sprazzi.

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STATO DI FORMA

Perchè alla fine conta quello, in questi momenti. Se l’Efes o l’Olimpia mostrassero una faccia completamente distinta dall’atteso, tutte le considerazioni sul passato sarebbero vanificate.

L’Armani Exchange è reduce da un periodo travagliato, che l’ha vista perdere il primato italico contro la Virtus, ma soprattutto affrontare problematiche di organico non indifferenti. Dal caso Mitoglou, alle positività al covid di gente come Shields, Daniels, Rodriguez, fino agli infortuni di Datome prima e di Bentil poi.

Per Gara 1, le uniche assenze di rilievo dovrebbero essere quella certa del capitano azzurro e quella probabile dell’ala ghanese. Tuttavia, è chiaro che settimane del genere non abbiano garantito un avvicinamento sereno a un impegno così importante.

L’Efes ha invece dovuto fare i conti recentemente con i guai fisici delle ultime settimane di Micic e Beaubois. In particolare il serbo non gioca proprio dal 24 Marzo contro l’Olimpia, per cui la sua forma sarà sicuramente da verificare al rientro previsto questa settimana.

Entrambe le squadre hanno concluso la stagione con un 6-4 nelle ultime dieci partite, hanno fatto il loro per assicurarsi la postazione playoff, ma non arrivano sulle ali di nessun particolare onda marcatamente positiva o negativa. Per questo tanto scopriremo nei volti, nell’approccio e nell’aggressività che dimostreranno martedì, culmine di tutto il lavoro fatto in questi mesi.

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I TEMI TECNICI

Analizzare una partita è difficilissimo, una serie ancora di più. Soprattutto tentando di prevederne i significati prima che l’imprevedibilità del campo ci possa stupire con soluzioni e escamotage imprevisti. Tenteremo qui di indicare alcune possibili chiavi.

Cominciando dall’Olimpia, i ragazzi di Messina dovranno per prima cosa essere fedeli a sè stessi. E questo significa niente di meno che cominciare da una gara attentissima difensivamente.

Nonostante l’Efes abbia lunghi che per stazza possono creare qualche problema all’Armani Exchange, la loro forza è più che altro sugli esterni, da dove nasce tutta la loro manovra. L’attenzione meticolosa sugli 1vs1 e i giusti accoppiamenti potrebbero essere fondamentali e le scelte di Messina in questo senso saranno grande motivo di curiosità.

Su uno dei pericoli principali dei turchi, Micic, sarebbe possibile proporre tanto uno Shavon Shields, – soluzione cavalcata più di una volta in passato, per le suo ottime attitudini combinate a una fisicità che pareggia quella del serbo – quanto uno spunto più imprevisto come Nicolò Melli.

L’azzurro è stato schierato con una funzione simile su Teodosic, e potrebbe essere un tentativo 2.0 di quello sperimentato da Jasikevicius a Colonia con Claver. Su Larkin, invece, si potrebbe spendere Delaney, che, se concentrato, sa fare di un duello personale una missione.

Idee, illazioni, ipotesi…

Una cosa che invece è ben più certa è che l’Efes deve tentare in tutti i modi di insinuare incertezze nella retroguardia milanese, cercando di entrare in fretta nei giochi e liberando tutta la fantasia dei propri interpreti. Il controllo del ritmo garantirebbe anche di impedire break difensivi milanesi ormai proverbiali, che gli uomini di Ataman hanno già sperimentato essere letali.

Perchè funzioni l’attacco degli anatolici è inoltre molto importante la buona riuscita al tiro – che nasce ovviamente anche dalla capacità degli esterni di muovere la difesa -, dalla quale sono fortemente dipendenti. Sono la terza squadra per tentativi e la quinta per percentuale di realizzazione.

E’ interessante notare, di contro, che l’Armani Exchange è seconda per percentuale concessa dall’arco agli avversari. Non è un caso che entrambe le vittorie stagionali meneghine siano passate per una riuscita da fuori di dubbia qualità dell’Efes, visto il normalissimo 30% convertito all’andata e il secondo tempo da 1/10 imposto nella rimonta ad Istanbul (ben diverso era stato nella prima metà). Sarà un dato determinante l’andamento di questa statistica, nell’indirizzare a favore di una o dell’altra compagine.

Un’altra evidenza di rilievo che si può trarre dagli scontri stagionali è quella che deriva dagli assist smazzati dall’Olimpia, in entrambe le occasioni sono stati 22 (ben 6 al di sopra la media stagionale). L’attacco meneghino è andato in difficoltà più volte in stagione, ma in questi casi la circolazione di palla ha funzionato a dovere ed è stata viatico per il successo.

Per agire contro il terzo peggior defensive rating (115,4) della competizione, basterebbe la diligenza nel nutrire quei vantaggi, che si possono creare con buona probabilità se si produce una discreta qualità di manovra. L’obiettivo difensivo primario per l’Efes non può quindi che essere quello di far ristagnare il pallone, di indurre gli handler biancorossi in palleggi dispersivi e scoraggiare il ribaltamento del lato.

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CONSIDERAZIONI GENERALI E PREVISIONI

Per comprendere meglio che cosa aspettarci dalla serie, vi propongo un giochino.

Sun Tzu, generale e filosofo della Cina del VI secolo a.C., nella sua celeberrima opera L’arte della Guerra asserisce di poter prevedere per mezzo di sette considerazioni l’esito di un conflitto. Proviamo, con una contaminatio tra ambiti un po’ spericolata, a divertirci nell’organizzare tramite i suoi quesiti alcune considerazioni.

a) Quale dei due regni è imbevuto della Legge Morale?

Dove per Legge Morale s’intende il pieno accordo del “regno” con il proprio sovrano: in un contesto dove tale principio vige in modo cogente, la gente segue il proprio leader senza riguardo della vita. Se attribuiamo ad Ataman e Messina la carica di regnanti sulle rispettive aree di influenza, troviamo difficoltà a dire che entrambi non abbiamo fortemente in mano gli ambienti di riferimento.

L’allenatore turco ha incarnato con la sua eccentricità, la sua baldante arroganza e la sua personalità un ruolo da guru nelle zone del Bosforo. Il tecnico italiano invece ha compattato un ambiente provato dalle caotiche gestioni precedenti e personifica il mondo Olimpia nel duplice ruolo di presidente-allenatore. Pareggio?

b) Quale dei due generali è più abile?

Per questo punto assumeremo che sovrano e generale siano la stessa persona. Chiaramente parliamo dell’elité del basket continentale a livello tecnico, e ogni giudizio tranchant è improprio.

A livello di pedigree, l’ex assistente di Popovich ha sicuramente credenziali in più, lo stesso Ataman in passato dichiarò che Messina fosse uno dei suoi principali riferimenti quando ha cominciato ad allenare. Il record in Euroleague recita 146-162 per Ergin, 298-107 per Ettore, con l’aggiunta di un trofeo alzato dal turco contro i quattro raccolti dall’italiano.

Non è da trascurare, però, che negli ultimi anni a farla da padrone è stato il coach di Istanbul, che ha plasmato e guidato uno dei team più dominanti degli ultimi anni e ha vissuto a tutti gli effetti il fiorire della sua carriera nelle più alte sfere del gioco. Tuttavia, mi sento di concedere un piccolo vantaggio all’allenatore dell’Armani Exchange.

c) Dove risiedono i vantaggi derivanti dal Cielo e dalla Terra?

Il Cielo e la Terra, traslando Sun Tzu nel nostro contesto, li identificheremo nelle condizioni ambientali in cui si svolgerà la serie. Milano ha il vantaggio del fattore campo, ma in che termini questo può essere impattante?

L’Armani Exchange, tra LBA e EL, ha perso tra le mura amiche quest’anno appena quattro volte, l’Efes è invece soltanto ottavo in Eurolega per vittorie in trasferta, con un risicato 4-10.

Al Sinan Erdem i dati ci propongono invece una situazione più equilibrata, perchè gli uomini di Ataman sono una delle migliori squadre sul parquet amico (12-2), ma l’Olimpia è la squadra con più successi conquistati lontano da casa di tutta la lega. Il favore qui verte dalle parti di Assago.

d-g) Da quale parte la disciplina è maggiormente osservata? In quale esercito c’è maggiore fermezza al riguardo delle punizioni e delle ricompense?

Unifichiamo qui due diversi punti per comodità di metafora. Se parliamo della rigidità nella gestione del gruppo, abbiamo davanti due generali di ferro, che non le mandano certamente a dire ai propri giocatori se non rispettano i canoni richiesti.

Se ci riferiamo alla disciplina tecnica, i distinguo sono più chiari. Adoperando una piccola forzatura, potremmo applicare tra i due la stessa distinzione che fece Micic tra Ataman e Jasi, quando sottolineò la differenza tra il controllo scientifico esercitato dal lituano sulla squadra e la maggiore libertà concessa da Ataman.

Non significa parlare nè di cieco dogmatismo da un lato, nè di superficiale approssimazione dall’altro. Si tratta di approcci diversi che portano diversamente a ottimi risultati, e qui non c’è alcun giudizio da formulare.

e-f) Quale esercito è più forte? Da quale parte si trovano gli ufficiali e gli uomini meglio addestrati?

Domandona… Entrambe le rose hanno parecchie frecce nella propria faretra, così come anche alcune lacune. Ma in che misura si rapporta il talento delle due sfidanti? Bisogna prima accordarsi su cosa s’intende con questo termine.

Se parliamo di “talenti”, Milano ne ha tanti e ben diffusi: intelligenza cestistica, tecnica difensiva, pericolosità al tiro, e si tratta soltanto di sparuti esempi.

Se invece per “talento” intendiamo la pura potenza di fuoco, la semplice furia bellica, ovvero l’abilità realizzativa, l’Efes ha necessariamente qualcosa in più. Nessuno in Europa ha un duo come Larkin e Micic, la cui magnifica qualità, se espressa, sia nei singoli potenziali, che nell’armonizzazione della coppia, può difficilmente trovare alcun tipo di argine.

Io non sono il Maestro Sun, per cui mi limito a lasciare a chi legge un giudizio predittivo. Credo però che un reale favorito, tra la squadra campione d’Europa e un team così meritevole come quello milanese, non sia possibile indicarlo e questo pure renderà ancora più straordinario lo spettacolo.

Photo credit: olimpiamilano.com, Anadolu Efes Istanbul Facebook, euroleague.net

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