Site icon Eurodevotion

L’Eurolega dell’Olimpia, giocatore per giocatore

Annunci

Dopo esserci immersi in una generale analisi sulla prima parte di stagione di Milano, rilanciamo la riflessione sull’Olimpia in un’indagine puntuale che vada ad approfondire il contributo di ognuno dei giocatori biancorossi agli obiettivi e alle ambizioni della squadra del patron Armani.

L’approccio non sarà “pagellistico”, né si propone di offrire giudizi definitivi quanto grossolani, bensì di proporre un quadro complessivo dell’impatto avuto dal profilo preso in esame sulla squadra in relazione alle aspettative, e di conseguenza di abbozzare le attese e le sfide che coinvolgeranno ogni elemento della rosa di Messina nel prosieguo dell’annata.

Il roster allestito in estate dal coach catanese e dal gm Stavropoulos ha conseguito risultati importanti con un record di 9-0 in Serie A e di 8-4 in Euroleague, ma comunque ha destato e desta tutt’ora alcune perplessità nell’opinione del tifo milanese. Passeremo quindi in rassegna uno per uno tutti i suoi elementi, in rigoroso ordine di numero di maglia, e andremo a chiudere il tutto con il grande deus ex machina meneghino, Ettore Messina.

(1/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Nicolò Melli #9

Non si può che partire da lui, uomo copertina della campagna acquisti estiva di Milano e neo-capitano della corrente edizione dell’Olimpia.

Per Nik si è trattato di un doppio ritorno, in Europa, dopo gli anni agrodolci oltreoceano, e in Italia, dopo le altrettanto agrodolci annate trascorse sotto l’ombra della Madonnina.

L’hanno accolto dubbi esagerati, motivati dall’addio inaspettato per fargli posto di un fan favourite come Zach LeDay e da un’estate azzurra con qualche ruggine di troppo. Quello che si è presentato è, invece, un giocatore fin da subito capace di riprendere da dove aveva lasciato, ovvero l’élite del ruolo nel Vecchio Continente.

Senza numeri clamorosi, è l’apporto nelle piccole cose, quelle che alla fine si rivelano più importanti, ad essere fragoroso: nella comprensione del gioco, nel tonnellaggio e nella protezione del canestro, nella facilitazione offensiva, il passo avanti che ha regalato all’Olimpia è assolutamente determinante.

Un esempio è stato nella rivincita con il Barcellona, dove la grande differenza con la Milano di maggio è stata proprio la sua capacità di impedire il gioco interno di Mirotic, cruciale per i catalani.

L’unico piccolo neo che si può trovare è un tiro da fuori che ancora non ha trovato la consueta fiducia, con un 22% che non replica per ora quel 40% che ha tenuto in carriera. Ma è una situazione che non può che essere momentanea.

Un uomo più maturo, che ha ritrovato una Milano più matura, il perfetto momento per rincontrarsi e far sbocciare qualcosa di speciale. Qualcosa di talmente speciale per cui quel 2014 sia solo il più goloso degli antipasti…

(2/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Jerian Grant #10

Uno dei giocatori più discussi della rosa è proprio il playmaker di Silver Spring. Arrivato da una stagione interessante con il Patrasso per dare man forte al duo Rodriguez-Delaney, non si è rivelato essere quel terzo trattatore di palla spendibile che si era compreso essere necessario per poter supportare le fragilità dei due “autisti” del bus di Milano.

Sembra al contrario aver trovato una parvenza di collocazione come secondo piccolo, capace di portare energia difensiva, sempre però affiancato ad un’altra guardia che sappia produrre gioco.

Problemi in regia, nell’1vs1, nel ball-handling, al tiro. Le sue doti fisiche e la buona attitudine gli hanno permesso di rendersi utile in difesa e, in assenza di Delaney, racimolare minuti, ma non è una risorsa che ha realmente trovato un ruolo in squadra e saputo adattarsi al sistema di Milano.

Difficile al momento comprendere come la sua posizione si possa evolvere in senso positivo con l’andare della stagione.

(3/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Sergio Rodriguez #13

Da un playmaker a un altro. Il Playmaker, con la “P” maiuscola.

Divenuto capitano insieme a Melli, il Chacho è il vero volto della Milano del corso Messina e il generale in campo delle scarpette rosse. Il contributo emozionale è quasi più evidente del suo sublime apporto tecnico. Vederlo arringare la folla e portare in partita il Forum, essere anima di rimonte e ciliegina sulla torta di grandi prestazioni è una gioia per gli occhi e per il cuore.

Il suo è un avvio di stagione in linea con l’atteso, la chiave quando si parla di lui è come al solito la gestione. Far sì che il minutaggio non gravi sul chilometraggio del funambolico canario è l’unica condizione per godere il suo talento in distillati di magica poesia. Purtroppo questa è un’incognita ancora pendente sul percorso meneghino date le difficoltà dei compagni di reparto.

Che dire, quando un campione del genere si conferma tale ancora a 35 anni?

(4/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Kaleb Tarczewski #15

Capitolo spinoso quello del ragazzone di Claremont, il giocatore più unico per profilo tecnico – un 5 tradizionale – e quello più palesemente avulso dal generale contesto d’eccellenza milanese da due stagioni a questa parte.

Mi preme però concedere un filo di complessità in più a un giudizio che è spesso fin troppo semplicistico nei confronti di questo giocatore.

Il miglior periodo del prodotto di Arizona a Milano lo possiamo collocare dal 13° round al 28° della stagione interrotta 19/20, qui ha prodotto 9,93 pt, 6,43 rim e 14,06 di valutazione di media. Numeri simili nell’Eurolega di oggi li registrano giocatori molto ben considerati come Donta Hall o Vincent Poirier.

Non c’è alcun intento di comparazione: sono atleti dal profilo completamente opposto, ci riferiamo a contesti tecnici del tutto differenti, momenti diversi e soprattutto dati relativi a singoli spezzoni di stagione. Si tratta qui solo di richiamare l’impatto che il numero 15 aveva su quell’Olimpia e l’opinione che se ne aveva al tempo, spesso dimenticata.

Oggi, nella stessa squadra e con lo stesso allenatore, “Tarcisio” è un elemento sfiduciato e ai margini del progetto.

Parliamo quindi di un fenomeno a cui sono state tarpate le ali? No. Senza dubbio no, parliamo di un giocatore che non si è saputo evolvere in nessun modo, che non ha saputo adattarsi e crescere in una squadra che ha puntato con forza su di lui e sul suo potenziale. Ma parliamo anche di un giocatore che non è, secondo chi scrive, impresentabile tanto quanto l’opaca versione che stiamo vedendo ci fa credere.

La stagione di Kaleb è nettamente insufficiente, nei numeri e nelle prestazioni. Semplicemente però in un sistema che cambia sistematicamente, non sfrutta il roll per una finalizzazione immediata e che lo vede spesso partire in quintetto con un Delaney che non è il più fine dei passatori, si rende disattesa la scommessa di qualche estate fa su una sua crescita, quanto inefficace la sua presenza. E, intendiamoci, l’Olimpia non fa bene, fa benissimo, a credere in un’organizzazione che è a tutti gli effetti vincente.

Il mancato passaggio a uno step successivo non rende però un giocatore un incapace, ma soltanto ne evidenzia i limiti. La triste versione del pivot statunitense è un prodotto a cascata della perdita delle certezze tecniche, così della fiducia del coach e dell’ambiente, fin delle voci di mercato, che ce lo fa apparire persino più goffo, impacciato e falloso di quanto sia.

La sua stagione è destinata a proseguire con una convivenza forzata che lo rende punto debole dell’Olimpia, sia perchè fa mancare un alter ego credibile di Hines, sia perchè non lo si può usare come corpaccione da mettere addosso ai colossi del continente.

(5/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Giampaolo Ricci #17

La storia di Ricci è la storia di un’asticella personale sempre più alta, una storia in cui l’asticella viene puntualmente saltata.

L’inizio di stagione dell’ex capitano delle Vnere è quello di un giocatore di energia e coraggio, che ha i suoi limiti, ma sa rendersi utile in ogni occasione. Che sia giocare 20′, oppure dare pochi minuti di grinta, il suo contributo è quasi sempre incisivo.

I dubbi su di lui erano tanti, anche del sottoscritto, tra l’altro in corrispondenza di una sua scelta estiva che ha fatto discutere, ma Ettore Messina lo ha voluto fortemente in un inseguimento durato due estati e Pippo sta ripagando questa fiducia con la più grande dote che un italiano di rotazione possa garantire a questa Milano, la capacità di adattarsi: non si scoraggia di fronte a minutaggi bassi e sa rendere anche in brevi comparizioni.

Dopo il battesimo eccelente con il Cska, è istantaneamente diventato idolo del tifo biancorosso. Il suo ruolo è già ben incastrato anche con la nuova collocazione da 3 tattico, per cui crediamo possa dare alla grande il suo contributo al percorso prossimo di Milano.

(6/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Paul Biligha #19

Poco da dire per il centro bonsai di Perugia. Il suo impiego in Euroleague è limitatissimo, si tratta soltanto di 9′ 43” complessivi suddivisi tra Unics, Zenit e Fenerbahce. Persino in Serie A, con l’aggiunta di lunghi versatili come Mitoglou e Melli, spesso i minuti da 5 di riserva gli sono sottratti.

Si tratta di un giocatore che è entrato nelle grazie di coach Messina fin dai tempi degli Europei del 2017, un professionista esemplare, mai fuori dalle righe, e amato da tutti i compagni. Non farà mancare il suo apporto se verrà chiamato in causa.

(7/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Devon Hall #22

Una pescata davvero molto particolare quella del 26enne della Virginia, l’atleta che più ha sorpreso nello spezzone di stagione fin qui disputato. Le sue capacità erano intriganti, ma nessuno si poteva immaginare che avrebbe potuto dimostrarle fin da subito in un contesto molto più competitivo di quelli che aveva finora affrontato.

Grazie all’assenza iniziale di Daniels, ci ha messo poco a prendersi il ruolo di guardia titolare dei biancorossi. Con lo stop di Delaney si è addirittura inventato playmaker ed è riuscito, anche facendo risentire un po’ il suo gioco della parte realizzativa, a superare a pieni voti questa prova. Un Roll potenziato e più fresco, insomma: un tuttofare di intelligenza e di servizievolezza, con più volume.

Il dato più interessante registrato è senza dubbio la percentuale al tiro con un 43,6% di qualità purissima, mentre l’elemento del suo gioco che più mi ha colpito è la sua capacità di lottare incredibilmente sui cambi contro il lungo avversario e di non permettergli mai una ricezione facile. Preziosissimo per il sistema difensivo di Milano.

Allora sky is the limit per un ragazzo serissimo che ha solo da migliorare. E’ errore però credere che Hall possa rilevare pienamente il ruolo di Punter, semplicemente perchè quella capacità di scoring a giochi rotti non è, al momento, nelle sue corde.

(8/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Malcolm Delaney #23

Il buon Foe, amante della polemica e allo stesso modo al centro di polemici dissidi nell’ambiente meneghino da quando è sbarcato sotto la Madonnina, è ancora croce e delizia per l’Olimpia.

Il suo avvio di stagione è stato un crescendo, dopo una prima parte parecchio al di sotto degli standard per questioni fisiche, nella seconda il play di Baltimora è salito di colpi, sia offensivamente, che difensivamente dove è stato lock-down defender contro alcuni dei piccoli più talentuosi della lega. Poi, di nuovo, la sorte lo ha colpito ed è arrivato l’ennesimo stop nel calvario di MD23.

Ci riferiamo a uno degli uomini chiave del ciclo messiniano, il punto di partenza spesso e volentieri della difesa biancorossa e imprescindibile nella dicotomia con il pariruolo spagnolo. Le incognite fisiche continuano a tormentarlo, ma non lo rendono, con tutti i suoi limiti di polemismo ricorrente e di playmaking macchinoso, meno essenziale per il team biancorosso. Che Dio te la mandi buona, Malcolm!

(9/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Kostantinos Mitoglou #24

Azzeccatissima presa estiva, ha rappresentato il non plus ultra per le esigenze di Milano, vista la combinazione di stazza, (210cm x 100kg) velocità di piedi e capacità di tiro, che rappresenta un mix perfetto per le necessità tecniche dell’Olimpia.

Un quattro interessantissimo con capacità che raramente coesistono in un solo atleta, che si è calato nel ruolo ed è diventato da subito terzo lungo dietro agli intoccabili Melli e Hines. Capace di giocare in accoppiata con tutti i big-man della batteria dell’Olimpia, la sua versatilità e il suo talento sono stati frenati talvolta solo da una mancanza di malizia e di presenza nei momenti della gara che, però, stavano crescendo con l’andare delle partite.

Già ribattezzato “Dino”, dopo la rievocativa sfida con il Maccabi, che l’altro Dino, quello vero, aveva già caratterizzato, è un giocatore che ha fatto breccia nei cuori del tifo milanese.

Tutte queste bellissime premesse per The Greek Deak non prevedono però una prosieguo facile. I tre mesi ai box imposti dall’infortunio di Kazan rischiano di privare Milano di un elemento fondamentale e di interrompere la sua crescita sul più bello. Non c’è dubbio comunque che il suo futuro in Olimpia rimanga luminoso.

(10/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Troy Daniels #30

Il tiratore di VCU, il terzo degli “incompiuti” del roster Olimpia.

Il peccato originale della sua stagione è stato l’infortunio in pre-season, per niente opportuno per qualcuno che sta lavorando per inserirsi in un mondo nuovo, in un continente diverso, in un basket differente, e per giunta dopo un anno di inattività.

Dal suo ritorno in campo ha collezionato una serie di minutaggi risicati e, delle 7 gare in cui ha calcato il parquet in Eurolega, in ben 4 la sua valutazione è andata in negativo.

Qualcuno si chiede perchè non gli venga data maggiore fiducia per entrare in ritmo: la risposta sta secondo me, inevitabilmente, nel fattore difensivo, che con Messina non può mancare. Troy ha messo in campo finora una difesa alquanto spaesata, sia sull’uomo, sia di squadra, che è nettamente al di sotto degli standard. Difficile da sopportare visto un contributo offensivo limitato al tiro, tra l’altro fin qui non eccezionalmente efficace.

Sarebbe folle però giudicare un giocatore con le sue premesse, di inattività e di carriera oltreoceano, dopo un solo mese in cui realmente è stato a disposizione. La crescita della condizione e un maggiore ambientamento potrà portarlo in una posizione nettamente migliore di quella attuale.

Quello che invece è già chiaro, e forse lo era già dall’estate, è che non si tratta di un giocatore che possa garantire una dimensione realizzativa di volume, poichè limitata a un unico fondamentale e soprattutto difficile da suffragare con continuità da un adeguata tenuta difensiva.

(11/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Shavon Shields #31

Stagione di conferma per l’ex Trento. Dopo la break-out season dell’anno scorso, non era scontata – ma era nelle attese – la ratifica dell’essere uno dei migliori 3 della competizione.

Se dobbiamo essere puntigliosi l’efficienza è in calo, probabilmente perchè è l’unico giocatore che si può sobbarcare una dimensione realizzativa di livello tra quelli a disposizione di Messina. Infatti è stato incoronato, dopo l’addio di KP0, come unico go-to-guy milanese, pur in una squadra che fa sempre del collettivo la sua forza.

Ci sarà qualche difficoltà in più ora che il suo nome è così ben conosciuto dagli staff di tutt’Europa, ma Milano saprà sempre trovare in lui la sua risorsa principale, in lui che è, Melli permettendo, il miglior giocatore nei ranghi dell’Olimpia.

(12/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Davide Alviti #40

Per l’ala nativa di Alatri non siamo nemmeno ai livelli di Biligha, in quanto a impiego europeo. Qualche volta in panchina, infatti, non ha ancora esordito nella massima competizione continentale.

Per ora Messina non gli ha concesso una grande fiducia nemmeno in campo nazionale. Le richieste del presidente-allenatore sono molto severe e l’unica possibilità per Alviti di ritagliarsi un ruolo è quella di comprendere come farsi trovare pronto nei pochi minuti che gli saranno concessi.

Se non lo farà, è desinato a scivolare sempre di più sul fondo della panchina milanese.

(13/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Kyle Hines #42

Vedi sopra, all’altezza del commento sul Chacho. Non farò copia e incolla solo perché sarebbe del tutto ingeneroso non concedere uno spazio originale al più grande americano della storia di Eurolega.

E’ ancora lì, a spiegarla a chiunque, alla veneranda età di 35 anni. Il suo contributo alla causa dell’Olimpia si rivela sempre di qualità meravigliosa, con un numero di presenze in Serie A che sta consentendo pure di centellinarlo al meglio per le grandi notti d’Eurolega.

L’unica variante inedita di questa stagione è che lo possiamo vedere schierato insieme a Nik Melli, in un’accoppiata clamorosa, per intelligenza e impatto su entrambi i lati del campo, che regala gioie a tutti gli appassionati.

L’unico auspicio rimasto è che questa non sia l’ultima stagione dello show di SirHines…

(14/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Luigi Datome #70

Se per la grandezza degli altri due vecchi saggi di Milano spendere parole è superfluo, per Gigi c’è invece tanto da dire nei confronti di una situazione in cui si credeva colpevolmente che quella grandezza fosse svanita.

Dopo l’avvio diesel, prodotto di un’estate travagliata, l’ala sarda ha risposto con uno dei suoi migliori momenti in maglia milanese, di cui l’esiziale prova con il Barcellona è stata l’esempio più clamoroso.

Ventelli in campionato, dove il suo apporto da italiano è decisivo, hanno accompagnato il ruolo di guida spirituale in Eurolega, nella quale ha fatto valere tutte le sue doti, tecniche e mentali.

Recentemente infatti ha superato Gianluca Basile per punti a referto di un italiano nella storia della competizione, scusate se è poco… Se il fisico lo assisterà, l’obiettivo di vincere da protagonista con una squadra italiana non è per nulla qualcosa che si consentirà di mancare.

(15/16, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Ettore Messina

La conclusione di questo viaggio non può che riguardare il grande condottiero. L’analisi che si propone è quindi duplice, perché investe sia il lato di costruzione della squadra, sia quello invece puramente tecnico.

Come abbiamo visto, la costruzione estiva ha determinato un rosa non più o meno forte dell’anno scorso, ma diversamente forte. Ci sono state in questa chiave prese oculate che hanno rappresentato un passo avanti decisivo nei termini preposti di fisicità e hanno elevato il potenziale difensivo dei biancorossi: dalle magate Hall e Mitoglou, al colpo Melli. Pesano di contro le scelte di profili come Grant e Daniels che non sembrano trovare una collocazione nel quadro meneghino, oltre alla spinosa questione Tarczewski, che però non ha radici solo nell’estate 2021.

Lato tecnico parliamo di una squadra che è perfettamente in linea con le aspettative stagionali.

La campagna europea racconta di un’Olimpia che è stata per due settimane la migliore della competizione, cosa che non accadeva a una squadra italiana da tempo immemore, e che è, nonostante i recenti scivoloni, pienamente in proiezione playoff, ma, soprattutto, nel gruppo di testa di chi se la andrà a giocare a Berlino.

In Serie A parliamo di un 9-0 che sa di dominio. Quest’egemonia ha spesso consentito anche di dosare le forze, senza però che fossero coinvolti esageratamente con minuti importanti gli elementi di contorno. Vedremo se questi si conquisteranno la fiducia dell’ex vice di Pop con l’andare della stagione.

Se per rimanere ad alti livelli nel corso dell’anno servirà una crescita nel sistema, offensivo in particolare, in ogni caso per coronare il triennio alla guida di Milano tutti si aspettano da Messina qualcosa di molto più lineare e semplice: conquistare trofei.

Photo credit: euroleague.net / Olimpia Milano Twitter

Exit mobile version