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Euroleague Players 2016/17: Bogdan Bogdanovic, l’arte di essere Zele in campo

Bogdan Bogdanovic
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Bogdan Bogdanovic è uno dei talenti più cristallini che abbiano mai calcato i parquet di Eurolega. Il 2026/17 ne è dimostrazione totale.

“Ho sempre amato stare qui, seduto sulla fortezza della mia città a rilassarmi e guardare la bellezza di Belgrado. Qui è dove sono cresciuto e diventato quello che sono oggi”.

Nato e cresciuto a Belgrado (classe 1992), Bogdanovic Bogdanovic in questa frase racconta la sua personalità che traspare sul campo e che emerge nei momenti di vita privata: un bravo ragazzo che di quelle mura ne ha assorbito la funzione principale, ovvero la capacità di rimanere in piedi di fronte agli attacchi per difendere ciò che gli appartiene.

Inizia a giocare nel campetto a Mirijevo III, Belgrado, dove passa intere giornate a tirare, giocare e confrontarsi con chiunque entrasse per giocare. La sfida è nel suo DNA e la necessità di migliorare è la sua proteina principale. Tuttavia, il suo primo sport e il calcio e si rende conto che, però, non è il suo vero amore. Così inizia a giocare a pallacanestro e cresce tra le fila della Zvezdara Belgrado e del Žitko Belgrado, mettendosi in luce per attitudine e imponenza sul campo da gioco e ricerca della perfezione nei fondamentali. Con lo Žitko Basket – sotto la guida di Dragan Jakovljević – Bogdanović faceva parte della squadra che nell’aprile 2010 ha conquistato il terzo posto nella Junior Serbian League 2009-10 alla fase finale del torneo 8 a Vršac, dopo aver battuto la compagine del Partizan nel quarti di finale e perdendo 89-86 contro Hemofarm juniors in semifinale, ma superando la squadra junior FMP 82-76 nella partita per il terzo posto.

Poche settimane dopo, nel maggio 2010, insieme a un altro giocatore dello Žitko, Luka Pajković, Bogdanović va nelle giovanili del FMP per il Nike International Junior Tournament (NIJT) a Parigi, dove c’è da difendere il doppio titolo del loro club dei due anni precedenti. Dopo aver battuto Treviso e Spalato, c’era bisogno di una vittoria sugli juniores di Málaga per vincere il girone ed arrivare in finale; è proprio Bogdan che decide il match con un “buzzer beater” per il 79-78. In finale arriverà la sconfitta contro l’INSEP senza Bogdanović assente per infortunio.

Può sembrare banale, ma allenarsi per migliorare i fondamentali quando hai già acquisito tecnica e memorizzato i movimenti diventa sempre più difficile e riuscire a perfezionarsi è virtù di pochi, dei pochi che poi diventeranno professionisti.

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LA CARRIERA

Nel settembre 2010 arriva il primo contratto da professionista col Partizan, ma il 18enne Bogdanović nelle sue prime due stagioni sotto coach Vlada Jovanović non gioca molto.

Nell’estate 2012 torna sul pino Duško Vujošević e l’allora 20enne Bogdanović vede crescere il suo utilizzo e la sua importanza nel sistema: l’addio di Danilo Anđušić è conferma di tutto ciò. Il 2012-13 segna il suo debutto in EuroLeague: 5 punti ed 1,8 rimbalzi a partita in 6 presenze.

Arriva la prima convocazione con la nazionale serba nell’estate del 2013 e tutto sale di tono nella carriera del giocatore.

27 punti, il record in carriera, tirando 10 su 16 dal campo. E’ il fatturato nella vittoria europea in Top 16 contro il Cska di Ettore Messina, la stessa squadra contro cui solo due mesi prima la caduta era stata fragorosa (88-46). E chi poteva mettere i due liberi del sorpasso per il 73-72 finale? Non serve dirlo…

Sasha Djordjevic ne parla come di uno dei prospetti continentali più interessanti.

I record iniziano a cadere ed arrivano i 32 in ABA League contro il Cibona.

14,8 punti, 3,7 rimbalzi e 3,7 assist di media in 23 uscite vogliono dire già eccellenza in Eurolega.

Nel maggio 2014 è stato votato RISING STAR della stagione di EuroLeague dagli allenatori di 24 squadre. Ricordiamo proprio in quella stagione che molti addetti ai lavori italiani lamentassero come quel premio dovesse appartenere ad Alessandro Gentile, autore anch’egli di una stagione straordinaria.

Sono i giorni del titolo (il tredicesimo di fila) in lega serba: chi poteva essere MVP delle finali dopo averne messi 30,8 a serata nel 3-1 sugli eterni rivali della Stella Rossa? Non bastasse il trentello di media, c’era il contorno di 4,8 rimbalzi e 4,2 assist.

E’ l’estate che lo porta al Fenerbahce e fa esplodere Vujosevic, che lo accusa di non aver rispettato il loro patto d’onore siglato verbalmente nel 2012, alla presenza dell’agente e dei genitori dell’atleta. Vujosevic sosteneva che, a fronte di un ampio utilizzo immediato del giocatore, egli si sarebbe impegnato a restare per tre stagioni.

L’11 luglio 2014 Bogdanović ha firmato ufficialmente un contratto quadriennale con il Fenerbahçe: il “buyout” a favore del Partizan, che non si era qualificato per la successiva Eurolega, ha superato abbondantemente il milione. E Vujosevic ha dovuto arrendersi, di fronte ad una tale somma e, soprattutto, di fronte alla prospettiva… Obradovic.

La fiducia di Obradovic è ampia sin da subito, sebbene perfettamente nel suo stile che non perdona nulla, ancor più a quelli in cui credo ciecamente.

Oltre 28 minuti di utilizzo medio che producono 10,6 punti, 2,9 rimbalzi e 2,8 assist per un 10 di valutazione che non è comunissimo per un 22enne in questa manifestazione.

Il 20 marzo arriva il record stagionale di 25 punti, cui aggiunge 4 assist, nella vittoria per 98-77 sull’Emporio Armani Milano. E grazie a questa prestazione viene nominato MVP del Round.

Le Final Four di Euroleague 2015, le prime nella storia del club, sono realtà dopo una serie col Maccabi in cui il serbo fatica molto al tiro.

Ma a maggio è tempo, per la seconda volta consecutiva, di RISING STAR. Solo Nikola Mirotić aveva ricevuto il riconoscimento due volte in precedenza.

E quelle Final 4 2015 sono parte del processo di crescita del club e del giocatore. Il quarto posto finale, che può apparire deludente, è l’inizio della grande era Fenerbahce che sarà.

Ed è il 2015/16 a testimoniare tutto ciò. Diventa un leader, spesso uomo cui vengono riservate le responsabilità maggiori nei momenti caldi delle gare.

Crescono la produzione e le percentuali, così si giunge all’atto finale di Berlino, uno dei più belli di sempre.

La delusione è grandissima in quel 96-101 al supplementare, ma proprio in quello spogliatoio nasce il patto tra i giocatori di Obradovic che porterà al trionfo di Istanbul 2017. Ce lo raccontò Gigi Datome: «Ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo deciso di tornare tutti insieme per vincere l’Eurolega, nonostante molti di noi avessero offerte importanti».

Il 26 ottobre 2016, nella partita contro lo Žalgiris Kaunas, Bogdanović è vittima di un infortunio che pare cosa di poche settimane, ma che in realtà lo tiene lontano dal parquet sino ad inizio gennaio.

E’ una stagione molto complicata dal punto di vista degli stop fisici per tutta la squadra, tanto che la classifica alla vigilia dei Playoff, dice quinto posto ed una serie col fattore campo in mano ai “greens” di opaca, non il posto più semplice dove andare a guadagnarsi le Final 4.

Proprio in quelle prime due partite contro il Panathinaikos, Bogdanovic si dimostra sempre più leader, nonchè realizzatore inarrivabile. Pana spazzato ed eccoci alle Final 4.

La vittima di semifinale è il Real Madrid, sconfitto 84-75 con 14 punti e 6 rimbalzi di “BB”.

La finale con l’Olympiacos non inizia nemmeno: trionfo 80-64 e quelle benedetta Eurolega prende per la prima volta la direzione di Istanbul.

Arriverà poi la seconda vittoria consecutiva nelle finali della Super Ligi, superando il Beşiktaş Sompo Japan, con tanto di MVP delle finali.

Il primo sogno, quello continentale, è realizzato, ma a stretto giro di posta se ne realizza un secondo, ovvero la chiamata in NBA da parte di Phoenix. Pochi minuti ed una trade lo porta a Sacramento.

Bogdanovic entra di diritto nell’Olimpo di Eurolega e l’attestazione arriva con la nomina nell’All Decade Team 2010/20.

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BOGDAN & ZELIJKO

Entrambi serbi, con la stessa cultura del lavoro e con la stessa cattiveria agonistica di vincere, i due hanno rappresentato perfettamente un amore paterno e un punto di riferimento (cestisticamente parlando). Zelijko ha voluto fortemente Bogdan e Bogdan si è affidato al migliore per crescere e per diventare un giocatore pronto per l’oltreoceano.

Obradovic ha sempre detto che Bogdanovic era il suo pupillo, ma non lo ha mai favorito a nessun altro, gli ha sempre fatto sudare i minuti sul campo e ogni singolo errore è pesato il doppio. Eppure Zele sapeva perfettamente che ogni suo pensiero sarebbe stato concretizzato da Bogdan sul campo e che, nessuno come lui (forse Pero Antic), era in grado di mettere quella cattiveria agonistica nei momenti in cui nessuno era in grado di farlo, nei momenti in cui le regole devono lasciare il posto all’istinto sanguinoso per la vittoria.

Dopo 3 anni stupendi insieme, Bogdan ringrazia il suo maestro per la chiamata in NBA e Zele ringrazia Bogdan per avergli regalato l’ennesimo trofeo in bacheca, questa volta condiviso con quello che possiamo definire suo figlio sportivo.

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