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Euroleague Players 2009/10: Juan Carlos Navarro, il dominatore

Juan Carlos Navarro
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Juan Carlos Navarro è l’assoluto dominatore della stagione 2009/10. E non solo, in una carriera per la quale la parola leggenda non è per nulla un’esagerazione.

LE ORIGINI

13 giugno 1980, Sant Felix de Llobregat: sulla sponda sinistra del fiume, nel comune sede dell’omonima diocesi, vede la luce il piccolo Juan Carlos.

Sarà “la bomba”, sarà “el rey”, di certo sarà uno dei più grandi campioni della straordinaria generazione “dorada” spagnola che ha dominato il primo ventennio del nuovo secolo.

193cm per 91 kg che riscriveranno la storia del basket spagnolo ed europeo, nonchè mondiale, visto l’impatto sulle manifestazioni nelle quali è stato protagonista con la sua nazionale.

Ad 8 anni si comincia. Il Club Basquet Santfeliuenc non poteva immaginare cosa sarebbe stato quel piccoletto che iniziava a correre dietro alla palla a spicchi. ma lo capì con un certo anticipo il Barça, che lo fece suo 4 anni dopo.

Percorso giovanile in “blaugrana” che porta a quel 23 novembre 1997 in cui arriva il debutto con la prima squadra. “La bomba” ci mette poco ad esplodere: 10’43” e 10 punti. Non passerà alla storia la vittoria catalana, un 99-75 contro il Coviran 75 allenato da Pedro Martinez, ma certamente una storia più grande comincia proprio lì.

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LA STAGIONE 2009/10

La stagione più grande? Impossibile dirlo per chi in Eurolega ha segnato 4152 punti in 341 partite: 14 stagioni in doppia cifra con la sola eccezione dell’epilogo tra il 2015 ed il 2018, quando comunque ne ha messi rispettivamente 9, 5,7 e 6,9, roba che molti interessanti profili odierni si sognano.

Se il 2003 era stata redenzione, 19 anni dopo l’ultimo trofeo continentale, il 2010 è una sorta di consacrazione totale, culminata nel trofeo di MVP delle Final 4 dopo i 21 rifilati all’Olympiacos in una finale dominata.

Quella finale e l’impatto di Navarro vengono splendidamente raccontati da Marco Arcari, giornalista di Discovery +, in un pezzo per Basketinside del 2019:

«Davanti a mezzo Barça, versione calcistica, e a un palazzetto stracolmo, non solo di appassionati, ma anche di autorità, l’arcobaleno si palesa però ancora una volta. Non tanto in qualità di fenomeno ottico e meteorologico, quanto sotto forma di parabola arcuata dopo ogni uscita dai blocchi o dopo qualsiasi movimento a ricciolo del numero 11 in maglia blaugrana. La coppia Trigari-Peterson, in commento per Sportitalia, è la più diretta ammiratrice di uno show balistico che rimarrà nella memoria di molti: perché, per quanto Rubio impressioni per visione di gioco e qualità nella gestione di ogni singolo possesso, quelli di Navarro sono movimenti stra-conosciuti eppure sempre così abbacinanti, che siano floater dopo aver battuto il closeout avversario, o destro-sinistro nel sistemare i piedi (e il corpo) prima della tripla. E pensare che la finale del “Re” comincia con un fallo speso immediatamente e uno 0/3 al tiro che sembra far presagire un’altra serata incostante al tiro. Poi 5 punti in fila e l’assist per la tripla di Rubio, con cui il Barça comincia a spezzare un po’ la difesa biancorossa dell’Olympiacos (28-19 dopo 10′ di gioco). Nel 2° quarto le bombe permettono ai blaugrana di allungare ulteriormente e, manco a dirlo, protagonista è ancora Navarro (2 triple e 1/2 ai liberi nel periodo), autore anche del canestro che vale il provvisorio +14 a 1′ dalla fine del 1° tempo».

I Playoff contro i rivali storici del Real erano già stati straordinari. 15 di media nel 3-1 della serie con tanti segnali che spiegavano l’importanza del “re”. 0/10 dall’arco nelle prime due gare e la serie si sposta a Madrid sull’1-1. 8/14 nelle due gare seguenti vuol dire Final 4 e gli oltre 13500 del Palacio Vistalegre che devono far fatica a non alzarsi in piedi per un catalano che la spiega in quel modo.

Spiega sempre Marco Arcari:

«La storia di quel 2010 inizia proprio in un doppio confronto col Real, a Madrid. Sono Gara-3 e Gara-4 dei Playoffs, dopo che in Gara-2 il Barça aveva perso parte del fattore campo, venendo sconfitta 63-70, segnando solamente 8 punti nel 1° quarto della sfida e trovando davvero poco da “LaBomba”: 1/9 al tiro – 2 di valutazione. Una giornata così storta che, per ritrovare un ranking talmente negativo del giocatore, bisognava risalire al 4 aprile 2006, sempre in un Clasico coi madrileni (allora -7 di valutazione, ma +14 finale per il Barça). Rispetto a quel 2006, Navarro era ora un punto fermo delle rotazioni di coach Pascual, un giocatore che l’anno prima era stato incoronato MVP dell’intera campagna europea. E il tradimento, quello, se in Spagna non te lo perdonano granché, in Catalogna non te lo graziano mai. Navarro lo sa bene e al Palacio Vistalegre fa piangere circa 13.500 spettatori di fede madridista. In Gara-3 piazza 24 punti in meno di 30′ giocati, vanificando la grande prova di Tomic (allora centro del Real) e rispolverando un campionario di scelte offensive semplicemente abbacinante. In Gara-4 si ferma “solamente” a quota 21, tirando peggio (sic!) da 3 (4/8, contro il 4/6 della partita precedente), ma Rubio e Lorbek gli danno una gran mano e la squadra allenata da Ettore Messina è costretta ad alzare bandiera bianca. 3-1 Barça. Final Four. Si vola a Parigi»

La Top 16 è abbastanza silente ma anche qui non è un caso che nella sua peggior esibizione stagionale, il Partizan raccolga la W, che è una delle uniche due sconfitte del Barça durante tutta la stagione. Il 3 febbraio al Pionir finisce 67-66 e Navarro si ferma a 7 punti con 1/7 dal campo ed un PIR negativo (-1).

Nell’immacolata stagione regolare arrivano due “ventelli”, sempre contro il Cibona, mentre la media della valutazione è sempre eccellente a 13.

In sostanza ciò che impressiona di più della stagione della “bomba” è l’impatto sulle gare. Il suo Barça vola quando lui vola, ovvero quasi sempre, e tutti i sistemi difensivi avversari devono creare qualcosa per arginare la sua potenza di fuoco.

“El rey” è un poeta del gioco i cui versi sono musica per le orecchie degli appassionati. In giro per l’Eurolega è tutto chiaro ai tifosi: arriva il Barcellona? Compriamo i biglietti, c’è Navarro.

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LA CARRIERA

Detto degli inizi e di quel magico 23 novembre 1997 in cui la Liga vede l’alba di una nuova era, la svolta è probabilmente datata 2001.

Il ragazzo di Sant Feliu comincia a giocare con continuità, i minuti in ACB salgono a 22, in Eurolega addirittura 27’48” di media e le retine di tutta Europa cominciano a frusciare.

C’è Pau Gasol con lui, sfortunato in quella stagione per i gravi infortuni: cosa sarebbe stato il Barça se il campionissimo che ha appena concluso la sua carriera con la nazionale fosse rimasto in Catalunya? Facile dirlo, inarrestabile.

Ma Pau vola in NBA, dove ritroverà l’amico a Memphis, nel 2007/08. Anche qui le retine riceveranno un trattamento setoso da Juan Carlos, che ne mette 10,9 in 82 gare, ma il richiamo del play è troppo forte e culminerà nel 2010 di Parigi, appunto, la consacrazione.

La carriera prosegue ad altissimo livello ma il Barça non è la squadra dominante in Europa di oggi o di inizio millennio, quando nel 2003 fu servito un memorabile “grande slam” con Liga, Copa del Rey ed Eurolega.

La lista dei trofei con il proprio club continua comunque ad arricchirsi: 8 Liga, 7 Copa del Rey e 5 volte la Supercopa, nonchè i due successi in Eurolega sono quasi nulla rispetto alle decine e decine di riconoscimenti individuali.

Ma “la bomba” è un vincente, dei premi individuali si interessa poco, ed ecco che allora arrivano anche i trionfi della dominante generazione spagnola con la maglia della nazionale.

Lo sappiamo, un catalano si sente catalano prima che spagnolo, ma la “roja” non può prescindere da uno come JC.

E’ ancora Marco Arcari a chiarirci il rapporto con la maglia della nazionale:

«Perché se c’è un qualcosa che ha diviso e, al tempo stesso, unito la Spagna, per lo meno quella sportiva, quello è stato Juan Carlos Navarro. Odiato sportivamente dagli amanti della camiseta blanca quando “El Rey” difendeva i colori blaugrana del suo unico amore; idolatrato quando portava in giro per il mondo i vessilli della monarchia cattolica, anzi cattolicissima, di Spagna, seppur con un numero di maglia diverso (il 7, anziché l’11)».

Il 2008 ed il 2012 olimpici sono il punto recente in cui gli USA sono stati più vicini alla sconfitta: la finale di Pechino resta una delle più belle partite di sempre. Non esiste argento che sia quasi oro, ma esiste la grandezza di un gruppo di cui “el rey” è uno dei leader assoluti. Sarà poi bronzo anche a Rio.

L’apice arriva però nel 2006, col titolo mondiale. E’ proprio la splendida Saitama Super Arena, teatro dei giochi appena conclusi, a celebrare il successo spagnolo. Nel 70-47 finale Navarro ne mette 20, al solito miglior realizzatore con Garbajosa. La Grecia, quella che aveva sorpreso il mondo battendo gli USA in semifinale, non può nulla.

Eurobasket è terra di conquista abituale per quella nazionale: oro 2009 e 2011, argento 2003 e 2007, bronzo 2001 e 2017. Già con le rappresentative giovanili era stato oro nel 1998 con l’U18 e nel 1999 con l’U19.

Juan Carlos Navarro, “la bomba” o “el rey” che dir si voglia è secondo per numero di punti totali nella storia dell’Eurolega moderna, con 4152, dietro a Spanoulis e con il solo De Colo potenziale minaccia alla sua posizione. Con 623 detiene il record di triple segnate, ben difficilmente battibile da chiunque, forse Sheved…, mentre guida anche a livello di tentativi dall’arco, con 1669. Soltanto Jankunas (375), Spanoulis (358) e Reyes (357) hanno giocato più gare di lui nel massimo trofeo continentale: qui la minaccia è concreta da parte di Printezis (340), Hines (321), Llull (309) e Rodriguez (299), nonchè da uno Sloukas fermo a 280 ma decisamente più giovane ed in grado di superare tutti.

L’ultimo ballo in Eurolega è datato 5 aprile 2018: “la bomba”, a che se non sa ancora di essere fuori dal progetto della stagione seguente, saluta con… 5 bombe. Quella retina, quando alza la mano “el rey”, non smetterà mai di frusciare.

La cerimonia di ritiro del suo numero 11, ad inizio 2019, lo rende definitivamente immortale. Il ruolo attuale di dirigente del club ne è chiara testimonianza.

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