Cronaca di un disastro annunciato. Così il basket italiano non ha alcun senso

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Basket italiano che sta vivendo, in occasione della Supercoppa, l’ennesimo fallimento strutturale e organizzativo che non lascia nessuna speranza per il futuro.

Anni che se ne parla senza fare nulla, fiumi di parole inutili e senza lo straccio di un minimo di programma, organizzazioni del tutto deficitarie di fronte alle quali restare zitti vorrebbe dire complicità.

Il basket italiano, così come è strutturato oggi, non ha alcun futuro degno di quella parola. Vogliamo ancora stare a sentire espressioni di interesse risibili da parte di chi ci racconta un mondo che non esiste, progetti che vengono regolarmente presi a pallate dalla realtà e manifestazioni di un entusiasmo che francamente non ha nessun diritto di cittadinanza nella pallacanestro italica odierna?

La misura è veramente colma e la Supercoppa di questi giorni ci ha definitivamente portato verso lo sdegno più totale. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, ma ci sarebbe soprattutto da mandare a casa i responsabili di tutto ciò qualunque poltrona occupino.

Lo dico e lo scrivo in prima persona, poiché deve essere chiaro che si tratta di un’opinione personale espressa da chi di questo gioco è un semplice ma profondo appassionato e che prova disgusto totale nel vedere come viene trattato nel nostro paese. Paese che fatico ormai a sente anche minimamente mio.

Reduce dall’abituale trasferta iberica per i trofei che si giocano da quelle parti, in questo caso la Supercopa vinta dal Real Madrid per la quinta volta consecutiva, ho avuto la disgrazia di imbattermi (solo televisivamente, per fortuna) nel desolante spettacolo che ha accompagnato la prima semifinale tra Tortona e Sassari, giocata di fronte ad uno sparutissimo numero di spettatori, che la Lega ha indicato (genericamente per le due semifinali) in 2152. Guardando gli spalti del dell’impianto bresciano francamente si faticava a contare fino a 2152, probabile che tale cifra sia stata raggiunta durante il secondo incontro tra Milano e Bologna. O si tratta solo della somma di spettatori per le due gare?

C’è per caso qualche bipede vagamente pensante che riteneva di poter raggiungere risultati migliori in termini di pubblico con la prima gara in programma nel pomeriggio lavorativo di metà settimana?

Qualcuno ha mai pensato che copiare chi ha maggior successo da un ventennio può anche essere un’umile e significativa idea? Invitare sia per la Supercoppa che per la Coppa Italia la squadra ospitante di diritto è così difficile da pensare? La presenza di quello che gli spagnoli chiamano “anfitrion” (solo se nella massima serie) ha portato al San Pablo di Siviglia quasi 7000 persone sabato nel tardo pomeriggio, replicati per il “clasico” di domenica . E così sarà anche a febbraio con la Joventut che ospiterà la Copa del Rey al Palau Olimpic già certa di essere della partita.

La scelta della data infrasettimanale a chi è attribuibile e quali sono le ragioni che l’hanno consigliata in maniera così illuminata? Mi hanno riferito di una decisione legata ad Eurobasket ed al rientro dei giocatori impegnati in quella manifestazione. Ora voglio pensare che sia una battuta infelice, perchè mi chiedo cosa si crede abbiano fatto i vari Rudy, Parra, Vesely, Satoransky, Kalinic, Yabusele, Poirier, Hezonja, Jokubaitis etc, forse dimenticando qualcuno, nella prima metà di settembre. Posso confermare di averli visti vivi e vegeti nel weekend andaluso e che nessuno ha chiesto assistenza particolare per aver vissuto l’onore di partecipare ad un torneo con la maglia della propria nazionale.

Vengono già i brividi a pensare al deserto di Torino per la Coppa Italia, soprattutto grazie all’altra illuminazione divina che ha portato al giorno di riposo. In sintesi, il meglio possibile per tutti i tifosi…

Qualche giorno prima, lunedì, è accaduto che si sia presentata, a Bologna, la stagione di LBA con parecchi toni trionfalistici riguardo un campionato che, ed è l’unica verità, oggi è di livello superiore rispetto a qualche anno fa.

A proposito di presentazione del campionato, giovedì scorso è andata in scena quella spagnola (sì, se volete dirmi che sono esterofilo e filo-iberico va benissimo, non ribatto se non con dati di fatto) con la presenza di un grandissimo numero di giocatori in rappresentanza di quasi tutte le squadre. Ai media partner è stato comunicato con largo anticipo che quegli atleti, con l’aggiunta per la prima volta di alcuni arbitri, sarebbero stati a disposizione della stampa a partire da un certo orario, dopodiché si sarebbe svolta la cerimonia, ovviamente in diretta sui canali social della Liga.

Quanti giocatori c’erano a Bologna in rappresentanza delle squadre? Sì, dai che lo sappiamo tutti, zero. In effetti viene da pensare che la città felsinea sia difficilissima da raggiungere, sia in treno che in auto, da località lontanissime come Milano, Pesaro, Tortona, Venezia, Varese e così via. Era impossibile rinunciare a mezza giornata o forse ad un allenamento per promuovere il torneo che è una delle fonti di guadagno dei protagonisti stessi? Vale anche per i Coach, sia chiaro.

Sempre a livello di disponibilità con la stampa, a Siviglia è stato comunicato con 48 ore di anticipo ai media l’orario in cui il giorno precedente le gare sarebbero stati a disposizione (chi a palazzo, chi nell’albergo che ospitava le squadre) l’allenatore ed almeno un giocatore di ogni squadra. Mi sbaglierò ma non mi pare di aver ricevuto comunicazioni di un questo tipo per Brescia.

Media? Sì, ancora perchè è pazzesco. La conferenza stampa dopo Milano-Bologna ha registrato la bellezza del totale di una sola domanda ad Andrea Diana, mentre il nulla a Sergio Scariolo ed Ettore Messina, due che da trent’anni scrivono pagine gloriose della pallacanestro e non solo entro i nostri confini. Responsabilità dei media? Certamente, ma che interesse volete che abbiano gli stessi di fronte a disponibilità pressochè nulle dei protagonisti ed al fatto che la Lega stessa non faccia nulla per spingere in questa direzione. Tre giorni prima (già raccontato in un post ma giova ricordarlo) la responsabile della comunicazione di Liga mi chiedeva se avessi intenzione di fare domande in conferenza ai Coach in inglese o in spagnolo, per facilitarne la comprensione ai giornalisti locali che non fossero troppo pratici della lingua inglese. Siamo al “trova le differenze”…

Perchè non si stabiliscono regole precise in entrambe le direzioni, ovvero responsabilità dei mezzi di comunicazione ed altrettante dei club che sono parte della Lega? Difficile arrivare a capire che ne gioverebbe il movimento intero? I mezzi di comuncazione che vogliono accrediti e materiale vario (interviste etc) devono garantire una presenza costante e così, di contro, i club devono garantire disponibilità dei propri tesserati in modo continuo.

Si potrebbe continuare all’infinito perchè ormai dal 2004 questo favoloso gioco è preso a calci da chi lo gestisce in Italia ed il grido di dolore di Charly Recalcati, da allora, non è mai stato minimante preso in considerazione.

Attendersi qualcosa di diverso è orami impossibile la sfiducia è totale. D’altro canto cosa ci si può attendere da un movimento a capo del quale c’è un presidente che rilascia dichiarazioni come quella degli ultimi giorni, dopo che solo qualche mese fa era divampato un incendio di polemiche durante e dopo la finale di campionato? Ricordo sommessamente che è la stessa persona che, oltre a svariate esternazioni fantasiose negli anni, in pieno Covid dichiarò che in Spagna era più facile pensare ad una “bolla” per chiudere la stagione perchè vi erano palazzetti più piccoli. Non serve che vi dica di guadare le capienze degli impianti di Liga perchè lo sapete già e soprattutto che la stagione iberica si chiuse a Valencia, non in dei “piccoli palazzetti con l’aria condizionata”.

Scordavo di aggiungere come sia inutile parlare del presidente federale, il quale ha più volte ribadito che con “i siti” (diavoli!) lui non parla. Effettivamente la netta supremazia e la costante crescita della carta stampata rispetto al mondo web e social è chiarissima a tutti in questi anni.

Incredibile Petrucci (giugno 2020)

Tralasciando le questioni federali, una domanda mi sorge spontanea da tempo: come può il Dott. Gandini, persona con una carriera professionale di notevole livello, accettare tutto ciò essendone ritenuto responsabile vista la carica che ricopre? Dottore, noi siamo qui, pronti ad ascoltarla se mai volesse spiegarcelo.

Quello che fa più arrabbiare e che porta allo sconforto più totale è che basterebbe veramente poco per ripartire, con un programma a lungo termine che fosse però affiancato da piccole-grandi cose che avrebbero un immediato effetto benefico.

C’è la Supercoppa? Ecco, poco balle, si gioca sabato e domenica così i tifosi si possono muovere.

Si gioca in una città ed all’evento partecipa la squadra di casa come ospite, se presente in Serie A. Ed anche qui aumentano i tifosi. A proposito, la prima gara del sabato è quella proprio con la squadra di casa, così i tifosi locali poi sono più portati a restare a palazzo per la seconda partita in serata.

Si organizza un clinic coi due allenatori campioni di campionato e coppa la mattina del sabato. Per favorire l’affluenza del maggior numero di allenatori possibile si cerca un accordo con compagnie di viaggi (treni ed aerei) a tariffe particolari per l’evento, a fronte di una sponsorizzazione all’interno del palazzo e di ogni evento che circondi la manifestazione.

Siccome l’incasso, visti i risultati, è ridicolo e chi non lo ammette mente, si invitano tutte le squadre giovanili di basket entro almeno 50km. Biglietto proforma ad 1€ per il ragazzo, 5 o 10 € per il primo e secondo genitore che volesse essere presente.

Per tutti i tifosi che saranno presenti, sconto del 50% come lancio sulle maglie della nuova stagione che le quattro squadre sono obbligate a presentare.

Lancio di una APP per l’evento, o almeno un aggiornamento significativo di quella eventualmente esistente. Chi la scarica nei 15 gg precedenti le gare ha diritto al 25% di sconto sulla maglia di una delle squadre partecipanti.

La sera precedente le semifinali i quattro capitani si recano presso un centro commerciale che viene coinvolto nell’evento per incontrare i tifosi in una sorta di “ask me anything”.

A livello di disponibilità coi media, le conferenze stampa si aprono ai giornalisti da remoto. Basta uno schermo, una connessione inerente e qualcosa tipo Zoom o Meet. Precedenza a chi è presente in sala stampa, poi si dà al parola agli altri. Ci deve essere il Coach ed almeno un giocatore.

Gianluca Gazzoli, voce di Radio Deejay e grandissimo appassionato del gioco, viene contattato e, siglando un accordo con la sua emittente, si regalano due biglietti durate ormai celebre “premio fedeltà” nelle tre settimane che precedono le sfide. Qualche milione di ascoltatori sa che ci sarà questa manifestazione e se solo una piccola percentuale di essi volesse avvicinarsi alla pallacanestro sarebbe un successo ottenuto sfruttando la collaborazione con un player della comunicazione di altissimo livello.

Sono solo idee buttate giù in un attimo, personalmente ci ho messo cinque minuti a pensarle e condividendole anche con chi quasi non sa nemmeno se si chiama canestro o gol c’è stata una certa convergenza di opinioni. Ed è proprio questo che fa incazzare in maniera tremenda, basterebbe veramente pochissimo ma, evidentemente, non interessa a nessuno.

Supercoppa Virtus 2022

Ci sarebbe una competizione di cui parlare, ma francamente, da amante assoluto del campo, non me ne può venire la minima voglia. Quindi complimenti alla Virtus campione ed analisi tecniche che il nostro sito vi propone altrove.

Se mai chi si sentisse coinvolto o eccessivamente tirato in ballo da queste critiche volesse esprimere le proprie opinioni e confrontarsi, le porte di Eurodevotion sono, come sempre, aperte a tutti. Basta che non si continui a parlare di “basket italiano in salute” perchè così facendo nulla ha più senso e si muore.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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