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Gara 7 a senso unico, senza mai equilibrio, con un dominio totale e incontrastato dell'Olimpia Milano che batte la Virtus Bologna - e trasforma il Forum in un tripudio di gioia senza limiti in cui il capitano Nicolò Melli alza il secondo scudetto consecutivo!

La gara

Le mani partono fredde, poi Milano forza alcune palle perse e trova subito energia, mentre la Virtus si aggrappa a Mickey. Ma Bologna continua a fare estrema fatica in transizione difensiva ed 13-6 con una super partenza di Gigi Datome. 6 punti in 6'30" con 0/6 dall'arco per le vu nere: l'inizio è molto complesso. Il vantaggio biancorosso va ora in doppia cifra cavalcando l'appannamento avversario. La paura sta divorando la Virtus che incappa in due errori banalissimi a fine quarto. 21-9 perentorio dopo 10'.

Milano non ha nemmeno bisogno del tiro da tre da quanto sta bivaccando nell'area avversaria: 25-9. Intanto Datome continua a segnare e a mostrare di essere perfettamente centrato nella partita: esperienza e classe assoluta. L'Olimpia continua a tirare Jaiteh dentro i giochi a due e a trovare punti facili in area. La Virtus trova finalmente qualche segnale positivo e dopo tanto riesce a scendere sotto la doppia cifra di svantaggio. A chiudere il quarto è la seconda tripla di Shengelia. 38-29 all'intervallo: per Bologna è quasi un affare.

Il rientro virtussino è ottimo soprattutto per difesa e attenzione, ma sbaglia qualche ottimo tiro che avrebbe riportato le vu nere a contatto. L'attacco continua a non girare. La Virtus non capitalizza le buone cose fatte: in attacco non entra davvero nulla e allora Milano ha gioco facile nel mantenere il vantaggio. Per Bologna 2 punti in 9 minuti nel quarto: questo dice ampiamente tutto della prova virtussina. 48-34 dopo tre quarti.

Nulla sembra cambiare nel quarto periodo. La zona bolognese funziona, ma l'attacco della Virtus continua a essere inesistente e inconcludente: onestamente è difficile pensare a una rimonta. Dopo essere stato silente per 33 minuti risorge anche Napier che, con due grandi giocate, pare mettere la pietra tombale sul match. Teodosic prova il canto del cigno con due triple, ma l'Olimpia stasera è implacabile: triple fenomenali di Baron e Datome. 61-47 e partita praticamente in ghiacciaia. Così è: gara 7 è dell'Olimpia, lo scudetto è dell'Olimpia, la terza stella è dell'Olimpia.

Olimpia Milano

Paura? Stanchezza? La gara 7 al contrario della Virtus

La Virtus Bologna, obiettivamente, non è scesa in campo in questa gara 7 di finali Scudetto. Partita pessima, spesso oltre il pessimo, in cui non è riuscita praticamente a fare nulla delle tante buone cose che aveva fatto vedere nelle sei partite precedenti.

Il primo e il terzo quarto sono stati, cestisticamente parlando, il nulla più assoluto - anzi, probabilmente, si è anche andati sotto zero. L'ottima difesa bianconera che aveva dominato buone parti di serie non si è presentata nel primo quarto, concedendo qualsiasi appoggio facile in area a Milano che non ha nemmeno avuto bisogno del tiro dall'arco.

Poi, quando la difesa virtussina, ha raggiunto livelli buoni facendo anche dei buoni possessi difensivi si è dovuta scontrare l'evidenza di un attacco che definire nullo è verità assoluta e ontologica: di fatto, l'attacco Virtus in questa partita non c'è stato. Assente, confusionario, stanco e inerte. E, anche quando i giocatori felsinei sono riusciti a costruire qualche buon tiro, sono sistematicamente usciti.

Paura? Stanchezza? Quale delle due cose? Una delle due o entrambe devono pur avere agito nella mente e nel corpo della Segafredo. Altrimenti non si spiega una contro-prestazione così radicale dopo quella che era stata gara 6.

Qualche numero brutale? Eccolo. 21-9 il primo quarto; 10-5 il terzo. 8/32 dall'arco che fa 25%: ed è persino tanto per quello che si è visto in campo con diverse triple aperte completamente sbagliate. 16 palle perse e 12 assist: forse i dati più emblematici. 0 punti e 0/6 dall'arco Belinelli, 7 di Hackett, 6 di Cordinier: sono mancati anche i migliori virtussini di questa serie.

L'impressione, poi, è che anche coach Scariolo abbia le sue colpe nel dimenticarsi a volte in panchina Mickey e a volte Ojeleye, non riuscendo a scuotere i suoi e a capovolgere tatticamente la sfida. Una delle domande che ci poniamo è perché non sia stato riproposto il pick&roll centrale tra Hackett e Cordinier che aveva ammazzato gara 6.

Domande probabilmente che finiranno nel vuoto. La realtà è che la Virtus è arrivata a questa gara 7 senza corpo e senza testa. Peccato.

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Cinismo e forza di volontà: l'Olimpia stravince e alza il trofeo

Chiariamoci: non è stata una bella gara 7. Anzi, tecnicamente è stata di livello piuttosto basso e brutto. Andava detto. Ma ora che questa precisazione è stata fatto vanno fatti i complimenti all'Olimpia.

Soprattutto perché ha dimostrato in questa serie di avere una grande forza mentale e di avere la capacità di controllare certe porzioni di serie: doti fondamentali in una battaglia in cui la psicologia ha ricoperto un ruolo importante. Messina e i suoi sono stati intelligenti nel capire dopo gara 4 di dover cambiare qualcosa.

Anche stasera l'EA7 ha sconfessato sé stessa, rinnegando il tiro dall'arco e attaccando costantemente l'area con tanto movimento senza palla. E' stato quello a fare la differenza da gara 5 in poi che ha tolto tanti punti di riferimento alla Virtus e ha dato tanta varietà di soluzioni ai meneghini.

Poi è vero che la prestazione bolognese è stata tragica questa sera, ma Milano è stata sempre bravissima a chiudere qualsiasi spiraglio di speranza avversaria, colpendo nei momenti giusti e mantenendo la presa forte sul manico della partita. Bravissimo in questo senso anche Messina nel chiamare i time-out nei momenti opportuni e nel saper gestire i suoi migliori giocatori: tolti e inseriti sempre nei momenti giusti.

Poi, come aveva chiesto sempre il coach catanese al termine di gara 6, i campioni Olimpia hanno risposto presente. Prima Datome (16 punti e 4 rimbalzi: per noi MVP della partita) e Hines, poi nel finale Napier e Baron per chiuderla. Tutto perfetto e senza sbavature in una gara 7 che non poteva essere migliore.

C'è poco da aggiungere: ha vinto il fattore campo, vera grande variabile di questa serie. Raramente è stato così impattante come in questa serie finale. E ha vinto la squadra che è stato più lucida nei momenti importanti e che ha dimostrato di avere un passo in più quando contava.

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