Ergin Ataman conquista il suo titolo numero 3 in Eurolega e certifica un dominio sulla manifestazione iniziato dalla stagione 2018/19. Poi c'è l'uomo ed è certamente unico.

5 anni fa, reduci dalle Final 4 di Vitoria in cui il suo Efes perse solo in finale contro una versione stratosferica del Cska di Itoudis, pochi giorni dopo la conclusione del campionato turco vinto in gara 7 nella casa del rivale di sempre, quel Fener i cui tifosi hanno pensato bene di insultarlo all'arrivo a Berlino davanti all'albergo, descrivemmo il genio turco come unico, come unici sanno appunto essere i geni, tra l'essere superiori ed esserlo spesso in modi controversi e divisivi.

UN UOMO, MOLTO SOLO, AL COMANDO. PERCHE' E' DIFFICiLE ESSERE ERGIN ATAMAN ANCHE NELLA VITTORIA

Noi stessi non siamo stati teneri di fronte a quanto accaduto fuori dal campo durante il Playoff col Maccabi e non lo rinneghiamo, tuttavia è proprio dei geni anche sbagliare alla grande, farlo in maniera clamorosa, per poi raccoglierne la lezione ed essere qualcosa di più.

5 anni dopo e soprattutto con 3 titoli di Eurolega in bacheca, nonchè un quarto molto probabilissimo che solo il COVID gli impedì di sollevare, l'uomo è sempre lì, vincente come pochissimi altri, solo al comando di una squadra che squadra non era e che solo la sua incrollabile fiducia unita alla straordinaria capacità hanno portato al trionfo.

Proprio quello gli abbiamo chiesto alla vigilia della semifinale berlinese: quanto è difficile costruire una squadra con 12 nuovi giocatori?

«Niente di che, una squadra è nuova per un mese, meno nuova dopo due, poi se lavori bene è fatta già dal terzo mese». Ecco, la stragrande maggioranza degli allenatori sarebbe in disaccordo, attaccandosi a questa o quella scusa, al tempo, alle novità, alle abitudini. Ergin no, anche in questo il genio è solo.

«Ero sicuro di poter arrivare alle Final 4, ma poi quando sei qui basta vincere due partite e sei campione, quindi...». Fosse così facile..., avrebbero da dissentire Jasikevicius, Bartzokas e quest'anno pure Chus Mateo.

Chus è quello che dichiara di essere a Berlino per il "back-to-back"? Scherzando, ma in realtà proprio no, arriva Ergin seduto accanto a lui a dirgli «Tu vuoi fare il "back-to-back" ma quello è il mio ultimo record e non me lo porti via». Detto, fatto. E prontamente ricordato domenica notte, nella pancia di una Uber Arena che non smetteva di ribollire di passione "green".

Il campo, poi, quello dove molti gli rimproverano di avere un numero limitato di set offensivi, in sostanza di "allenare poco". Sarà anche vero, è parere diffusissimo tra gli addetti ai lavori più esperti, tuttavia la realtà ci consegna una serata come quella di domenica, in cui il genio di Istanbul ha impacchettato il Real ed il rivale in panchina, togliendo loro tutto ciò che era parte di una "comfort zone" che li aveva resi imbattibili. E se non allenare troppo fosse uno dei segreti?

«Abbiamo tanti set offensivi, ma lasciamo molto liberi i giocatori. Come creatori avevo Larkin e Micic, ora ho Sloukas e Nunn». Così alla nostra domanda. Facile, si dirà, mica son brocchi quelli, anzi sono fenomeni. Ma si torna lì, questi fenomeni vanno saputi gestire e difficilmente si trova qualcuno in grado di farlo meglio di Ergin. I giocatori del 2024 non sono più quelli degli anni '80, '90 o di inizio secolo e pare che lui lo abbia capito perfettamente, mentre altri colleghi faticano a farlo sbattendo ripetutamente la testa contro il muro dell'inflessibilità.

«Me lo ha detto Giannis e se lui dice che sono il migliore allenatore del mondo, non solo d'Europa...». Eccoci, in fondo è una specie di sipario.

Le parole di Kostas Sloukas dopo il trionfo, quello sbattere forte le mani ripetutamente sul tavolo esclamando «Ora voglio sentire chi ha qualcosa da dire su quest'uomo!», ci hanno francamente stupito in negativo inizialmente, non ne comprendevamo la ragione. Poi in fondo ci siamo ricordati del pianeta di Ergin, un po' "mourinhano" se vogliamo, dove la ricerca di un nemico diventa regola perchè serve sempre sentirsi attaccato ed utilizzarlo come benzina per la reazione. Il buon Kostas ci è cascato alla perfezione ed inconsciamente ha goduto dei benefici, quindi ha vinto Ergin, ancora una volta.

Ha vinto perchè il pianeta Ataman ha un solo abitante, lui stesso, ma dispensa generosi inviti: chi li sa cogliere non se ne pente. Kostas, con Kendrick, come prima Vasa con Shane.

Gli occhi sono sempre gli stessi, un mix di malinconia e furbizia dai quali si riceve un messaggio di forza che è controverso e divisivo come nessun altro. In fondo è la solitudine della genialità, impossibile da condividere proprio perchè unica, dolce condanna ad una vita di successo dietro la quale c'è però consapevolezza di quanto costi.

Ergin ci passa di fianco, il sorriso è demoniaco, il "cinque" è deciso senza apparirlo. Non si può non essere contenti per un genio del genere: per le critiche, i dubbi e le controversie ci sarà tempo domani, dopodomani e dopo ancora. Almeno sino a quando lui non alzerà un altro trofeo e quei pugni guarderanno al cielo già pronti per la sfida seguente.

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