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Dopo le parole rilasciate da coach Scariolo nella conferenza stampa di mercoledì 13 settembre c'erano già le effigi di una separazione con la Virtus Bologna. Quelle parole, uscite da uno degli allenatori più moderati e ponderati dal punto vista comunicativo di tutto il palcoscenico europeo, a ben vedere andavano in una sola direzione.

I rapporti erano usurati già dalla primavera scorsa quando il coach aveva ripetutamente richiesto dei rinforzi dal mercato che non sono mai arrivati. Dalle dichiarazioni rilasciate era già chiaro allora che quella scelta da parte della società non era piaciuta al coach bresciano e che già una frattura c'era stata in quell'occasione. Certo, le fratture sono fatte anche per essere risanate ma possono essere anche un punto di rottura che si allarga e diventa incolmabile col passare del tempo. In questo caso si è trattato della seconda opzione.

Nella ormai nota conferenza stampa di due giorni fa, sul finire e con una evidente punta di sarcasmo, si è fatto il nome di Milutinov. Quel giocatore che è stato più volte accostato alla Virtus nelle ultime finestre di mercato e che sembrava dovesse arrivare ad aprile/maggio come rinforzo in vista dei playoffs LBA al termine della sua esperienza col CSKA. Molto probabilmente era quel rinforzo sotto canestro che Scariolo aveva chiesto e nuovamente chiesto, senza però essere soddisfatto. Sulle ragioni del non arrivo di quel giocatore e di altri rinforzi non possiamo esprimerci non conoscendo ragioni e decisioni; però, anche quello è stato un ulteriore punto di separazione tra le due parti.

Le divergenze, poi, sono sembrate ancora più evidenti nella conferenza stampa di fine anno, quando Scariolo ha continuato a rimbalzare alcune domande dei giornalisti in direzione della società, facendo trapelare il fatto che tra le due parti non ci fosse comunicazione e non ci fosse una strada intrapresa di comune accordo. Quando si arriva al "mi adeguo a quella che decide la società" o al "dovete chiedere alla società", certamente c'è qualche cosa che non funziona, visto che si presuppone che società e allenatore formino insieme un muro compatto.

virtus sala stampa scariolo messina

Ecco, forse il momento giusto di separarsi era allora. Senza strascichi che avrebbero già macchiato la stagione successiva e senza rancori di fine rapporto che avrebbero messo fine in modo brusco a un matrimonio che aveva dato i suoi frutti. Perché ricordiamolo: Scariolo ha riportato la Virtus in Eurolega, ha vinto tre trofei (due Supercoppe, una EuroCup) e ha giocato sei finali in due anni. Con lui sono stati consolidati prestigio e posizionamento a livello internazionale.

Poi, però, è parso evidente negli ultimi mesi come le vedute delle due parti si sono allontanate per non incontrarsi più. E il mercato estivo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: evidentemente ritenuto inopportuno e non adeguato rispetto a quanto stabilito dal coach della nazionale spagnola.

In questa storia non c'è nessuna delle due parti che ne esce meglio o peggio. Entrambe hanno fatto sì che quello che è accaduto oggi è stato un episodio infelice: per modi e tempi. I tempi giusti erano quelli della fine della scorsa stagione con mutua riconoscenza per l'ottimo biennio che era stato fatto. I modi giusti, di conseguenza, erano quelli di un sano riconoscimento che non c'erano più le condizioni di proseguire insieme un progetto che, per svariati motivi, stava prendendo pieghe diverse.

In questo modo, invece, la Virtus si ritrova al 15 settembre senza un allenatore, con una squadra che l'allenatore che verrà non avrà costruito e con una situazione che poteva sicuramente essere gestita in modo migliore. Questi tipi di partenze rischiano di compromettere una stagione intera. Certamente non sarà questo il caso, ma i modi e i tempi di questa separazione, che già mesi fa sembrava lampante e inevitabile, lasciano sguarnita e in difficoltà una sola cosa: la Virtus.

Certo, continuare con Scariolo, da separati in casa, forse sarebbe stato più deleterio e quindi ben venga il correggersi in ritardo piuttosto che mai. In ogni caso, la certezza che tutta questa situazione sia stata gestita nel modo sbagliato rimane. E ora non resta che scegliere oculatamente il nuovo allenatore e mettersi a lavorare al mille per cento per recuperare il tanto tempo perso e ricompattare immediatamente l'ambiente. Ora il tempo da perdere e il margine d'errore sono davvero esauriti.

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