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Olympiacos-Real Madrid è la finale di Eurolega 2023. Come 10 anni fa, con 5 campionissimi che c'erano già allora, capaci di essere determinanti anche oggi.

C'è un certo senso di giustizia nel trovare l'Olympiacos in finale per il titolo di Eurolega, dopo aver visto i "reds" dominare l'intera stagione proponendo la pallacanestro migliore in assoluto. Il sistema dei Playoff è una benedizione per l'interesse che mantiene alto sino alla fine, ma ogni tanto rappresenta una sciabolata al cuore di chi apprezza il percorso più dell'approdo.

C'è un certo senso di ingiustizia, secondo molti ai quali non ci uniamo nemmeno per sogno, nel vedere il Real giocarsela sino all'ultimo atto. Un roster enorme per qualità e quantità che ha saputo compattarsi ulteriormente nel momento più difficile. L'ormai famosa "pelea" ha avuto sanzioni che riteniamo ingiuste per leggerezza e per numero di protagonisti coinvolti. Stop, ora si parla di basket.

La conferenza stampa di presentazione della finale ci mostra un quadro sufficientemente previsto e chiaro.

Sloukas e Tavares sono due uomini tranquilli, magari mediaticamente non travolgenti, che sul parquet si trasformano in guerrieri pronti a tutto.

Bartzokas e Mateo sono due Coach completamente diversi per storia, esperienza e tipologia di pallacanestro. C'è grandissimo rispetto, ed è assolutamente sincero, così come c'è consapevolezza della propria forza da parte di entrambi.

Un tratto comune importante c'è e riguarda il "core" di giocatori nazionali che caratterizza questi due club da sempre, ivi compresi i due titoli a testa delle ultime 10 edizioni: sia chiama identità, non manca mai né in casa "reds" né in quella dei "blancos".

«Non si potrà mai parlare di insuccesso per nessuna delle quattro squadre arrivate sino a qua, ma è chiaro che ora ci manca solo un passo, quindi...». Bartzokas è quell'uomo quieto ma deciso, gentile ma implacabile, sorridente ma concentrato sull'obiettivo.

«All'inizio dei Playoff sapevamo che mancavano 5 gare per essere campioni, dopo gara 1 col Partizan ne mancavano sempre 5, così come dopo gara 2. Non abbiamo mai cambiato il nostro atteggiamento, ora ne manca una sola...» Chus Mateo è giustamente orgoglioso del suo lavoro e della capacità, trasmessa alla squadra, di andare oltre eventi che avrebbero travolto chiunque. E questo conto alla rovescia ci pare di averlo già visto funzionare (Ergin docet).

Il Coach greco è arrivato alla gara per il titolo dopo che la crescita della difesa è stata benzina fondamentale per rivedere lo scintillante attacco ammirato tutta la stagione.

Lo spagnolo grazie ad una resilienza nei fatti durante i primi 20', senza scomporsi di fronte alla tempesta di triple catalana (9/14), per poi piazzare la zampata una volta normalizzatesi le cose.

Se solitamente i pronostici sono roba complicata, in questo caso siamo vicini all'impossibilità.

Due filosofie differenti ma anche due squadre che hanno dimostrato di saper vincere ai 60 come ai 90, con questi ultimi territorio quasi da "comfort zone".

A 10 anni di distanza da Londra, Sloukas e Papanikolaou da un parte, Rudy, Chacho e Sergi dall'altra: come ci ha detto Hanga, non avranno più la velocità di una volta, ma quando serve hanno una marcia in più. O per usare le parole di Chus Mateo, «cuando saca la muleta», perchè qui ci sono tori e toreri pronti ad infiammare un'arena che tutti ci auguriamo senza a i tanti, troppi vuoti del venerdì.

"Reds" o "Blancos", qualunque sia il verdetto giù il cappello!

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