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Monaco vincente al Gaston Medcin nella sfida con l'Olympiacos, rivalità recente ma sentitissima e di alto livello in Eurolega.

Il ricordo di una serie Playoff straordinaria è ancora vivo nella memoria di tutti noi come in quella di molti dei protagonisti di quel 3-2 greco che si sono ritrovati di fronte per il secondo atto stagionale di una gara tra quelle assolutamente da non perdere in Eurolega.

La rivalità è recente, come ognuna di quelle che coinvolge la squadra del Principato, tuttavia oggi ci sentiamo di dire che sia una di quelle più sentite e spettacolari da vivere.

64-60 al termine di 40' minuti non bellissimi per lunghi tratti ma di un'intensità unica. 12/6 e leadership in classifica per gli uomini di Sasa Obradovic mentre quelli di Bartzokas scendono ad 11/7, subito dietro ma comunque staccati a causa del 2-0 stagionale dopo che MJ e soci avevano sbancato il Pireo 76-81 qualche mese fa.

LA GARA

Scatto deciso ospite, 8-20 il primo quarto e vantaggio esteso sino al 10-24, la gara pare indirizzata in modi decisi quando un sino allora negativissimo Mike James decide di mettersi alle spalle alcune prove troppo negative per essere vere: tripla del 13-24 a 6'43" replicata 13" dopo per il 16-24 e poi, dopo che Sloukas aveva ripagato i padroni casa con la stessa moneta ecco confezionato il 3-6-9 del nativo di Portland per il -8. Il tutto in meno di un minuto!

Va sottolineato come dopo il primo quarto lo score di MJ dicesse -10 di valutazione con due errori da tre e 3 perse mentre il parziale dall'arco si estendeva a 3/27 nelle ultime 5 gare. Ed al tema punti e valutazione, dopo aver iniziato la stagione a 18,2 e 19,5, le ultime due uscite avevano detto 4,5 e -1. Tutto alle spalle, in un amen.

Scambio di colpi, l'Oly che riallunga sul 22-34 con un Peters che conferma l'infallibilità mostrata con Milano dopodiché la quarta triple del periodo di MJ, Okobo da 2+1, un libero di Blossomgame ed ancora James confezionato il 31-34 di metà gara.

L'Oly, a quota 34 con 3'49" da giocare prima dell'intervallo, si blocca totalmente di fronte all'energia ed all'impatto sulla gara del giocatore meno atteso, quel Joan Makoundou che praticamente esordisce dopo un paio di comparsate stagionali in EL.

Cambia tutto, i greci segnano 5 punti in oltre 7' (saranno 8 nel terzo quarto) e si va all'ultimo riposo sul 46-42.

L'ultimo quarto è una battaglia senza regole, ce le si dà cestisticamente di santa ragione e ci si scambia altri colpi che questa volta paiono da KO.

La chiude MJ, chi se non lui, con uno splendido "floater" per il 61-59 a 41" dal termine. L'errore di Sloukas sul possesso seguente suggellerà il successo monegasco, la cui ulteriore firma arriva dal solito James, che schiaccia il 64-60 sulla sirena.

LE CHIAVI

In una grande così tirata è chiaro che il 41-36 a rimbalzo è significativo, tuttavia il 57,1% ai ieri, con bene 9 errori ha un peso determinante nella sconfitta dei "reds".

11 assist e 19 perse non sono sinonimo di qualità per la squadra di Obradovic, così come il 22/56 globale al tiro, ma dall'altra parte non è che il 16/15 ed il 20/55 al tiro abbiano potuto garantire un vantaggio, in una serata in cui i falli commessi sono stati 23 per i locali e 18 per gli ospiti.

Walkup su James ci ha provato, come sempre, ma si è dovuto arrendere con una prova in cui ha detto "virgola" oltre a 7 assist ma con 4 perse.

Da un parte mancava Loyd, importante, dall'altra era in campo, ma in condizioni ancora molto limitate, Sasha Vezenkov, del tutto imprescindibile per i greci.

MVP

Mike James senza alcun dubbio, con il grande appoggio di Joan Makoundou.

«E' il nostro giocatore chiave e credo che tra tutte le gare delle ultime due stagioni oggi abbiamo avuto il meglio in termini di leadership da lui. Nelle ultime partite aveva perso la calma e non era riuscito a rientrare in gara, oggi il contrario. Se questo è il suo approccio, molte cose vanno a posto per noi. Anche quando andava male non avete visto scalciare sedie o gettare bottiglie, avete visto qualcuno giocare per la squadra e supportarla al meglio. E' quello che gli ho detto dopo la gara, è il miglior modo di guidare la squadra».

Le parole di Obradovic vanno ben oltre ogni numero e forse, e sottolineiamo il forse perchè di gesti autodistruttivi del fenomeno americano ne abbiamo visti troppi in questi anni, rappresentano la chiave per aver accesso illimitato ad una mente che era risultata indecifrabile per tanti grandi allenatori, sia per chi ci aveva rinunciato in partenza come Messina, sia per chi ci aveva provato ma aveva dovuto arrendersi come Itoudis.

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