L'Efes vacilla: dal doppio titolo al rischio di flop
Siamo stati sfortunati che la partita con il Real Madrid sia stata riprogrammata proprio in questa settimana, due giorni prima di una gara ancor più cruciale contro il Partizan Belgrado. Sarà una settimana decisiva. Abbiamo ancora cinque partita in casa. Vogliamo battere il Real e arrivare alla sfida con il Partizan con il morale alto.
coach Ergin Ataman
L'Efes ha vinto due titoli consecutivi viaggiando a suo ritmo. Quello diesel. Ci ha abituati a partenze lente, a interi gironi d'andata giocati vivacchiando attorno al 50% di vittorie. Ci ha dato più volte la falsa illusione di essere sull'orlo del tracollo dopo lo spaziale 24-4 del 2020, poi cancellato dalla sospensione delle attività sportive per l'esplosione della pandemia. Ci ha sempre ingannato, travestendosi da squadra vecchia, a fine ciclo, per poi esplodere nei mesi decisivi, arrivando ai playoff in forma micidiale.
Così, quest'anno nessuno si è impressionato di fronte all'ennesima partenza falsa da 2-5. Puntualmente ribaltata da una striscia di cinque vittorie consecutive che ha falciato anche le nostre Milano e Bologna. Ma, questa volta, le montagne russe non si sono spianate con l'arrivo della boa di metà di stagione. Anzi. L'Efes ha continuato a navigare in un limbo di mediocrità che lo vede ora arrancare in decima piazza, con record negativo (13-14) e a due vittorie di distanza dalla zona playoff.
La squadra di coach Ergin Ataman ha 7 partite a disposizione per svoltare la stagione. Poche, pochissime. Un campione così piccolo da non lasciare margine d'errore. Vero è che ne giocherà 5 di queste 7 in casa, dove ha un bilancio positivo (ma tutt'altro che brillante) di 7-5. Ma il calendario è micidiale: Real Madrid, Partizan, @Alba, Milano, Virtus, @Fenerbahçe, Monaco. Tutte squadre, eccezion fatta per l'Alba, impegnate nella lotta/volata playoff.
Il peggior Efes degli ultimi cinque anni
E l'Efes, alla vigilia di un doppio turno cruciale per le ambizioni di post-season, sta giocando il suo basket peggiore da quando, cinque anni fa, terminò a fondo classifica in un'annata disastrosa da 7-23. Quella che aprì poi la strada per la rivoluzione trionfale di coach Ergin Ataman.
Il doppio turno della scorsa settimana ha confermato le impressioni raccolte lungo l'intera stagione. Ed esacerbate dalle due vittorie risicate contro Asvel e Panathinaikos. In questo momento, l'Efes è una squadra malata, in crisi e abbordabile. Il -19 di Belgrado, incassato contro una Stella Rossa in crollo totale di gioco e risultati, e il -22 casalingo contro il Maccabi (peggior ko della stagione) parlano da soli, senza necessitare di ulteriori spiegazioni.
L'attacco langue. La squadra che ci aveva abituato a travolgere ogni avversaria grazie alla qualità delle sue star sul perimetro, è soltanto nona in stagione (81.8 di media). Proprio quando ci si aspettava un sistema ancor più devastante con l'arrivo di Will Clyburn e la creazione dei Big Three europei con Shane Larkin e Vasilije Micic. E l'efficacia difensiva, tendente al miglioramento costante nelle scorse annate dopo gli inizi sempre in sordina, non sta alzando il proprio livello. I numeri parlano chiaro: 80.5 punti subiti a partita, con un net-rating di +1.3. Totalmente inadeguato per riproporsi per il quarto anno consecutivo come squadra da battere.
Una squadra e un sistema refrattari alle novità
Coach Ergin Ataman ha avuto pregi inequivocabili nella costruzione di un team da titolo sulle ceneri di un gruppo arrivato all'ultimo posto in classifica nel 2018. Ma, forse, sta mostrando un limite gestionale rimasto sottotraccia nelle passate stagioni. Questo Efes funziona alla perfezione con un certo tipo di interpreti. Ma sembra invece essere incapace di adattarsi al cambiamento e alle novità.
Ad eccezione di Will Clyburn, che per qualità stellare è auto-inserente in qualsiasi sistema (17.1 punti, 5.9 rimbalzi, 2.3 assist), l'Efes non è riuscito a coinvolgere Achille Polonara e Isaiah Taylor, tagliati a metà stagione, e sta faticando anche con Ante Zizic, protagonista di un torneo sotto le aspettative. L'unico exploit rilevante è stato quello di Amath M'Baye. E non è casuale il fatto che, per rinforzare il front-court dopo l'addio del nostro Aki, Ataman abbia scelto di ripiegare sull'usato sicuro di Chris Singleton, nonostante fosse inattivo da mesi.
Sarà tracollo finale o grande resurrezione?
Il logorio di una squadra che ha cavalcato a lungo gli stessi interpreti ora sta riscuotendo un tributo doloroso. Shane Larkin, grandioso MVP mancato nel 2020, è calato quando le ginocchia hanno cominciato a presentare il conto costringendolo a finire sotto i ferri due estati fa. E lo stesso sta accadendo anche a Vasilije Micic, incapace di sostenere allenamenti completi da oltre un mese per problemi fisici. Rodrigue Beaubois è out per una doppia distorsione alla caviglia. E il peso dell'attacco è ormai ricaduto in grandissima parte sulle sole spalle della coppia Clyburn-Bryant.
Insomma, tanti problemi, ma poche soluzioni chiare, almeno nell'immediato. Ma, come già detto, azzardare un pronostico con l'Efes è materia paludosa. Tra un mese potremmo parlare di una stagione di implosione totale con la stessa probabilità di decantare invece una squadra risorta e lanciatissima verso le Final Four.